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Spending Review, fiducia del Senato

Fonte: Repubblica.it

ROMA – L’aula del Senato ha approvato (con 217 sì, 40 no e 4 astenuti), la fiducia al decreto legge sulla spending review, in cui è inserito  anche il dl sulle dismissioni immobiliari. Hanno votato a favore Pd, Pdl (ma con una decina di dissensi interni), Udc e Terzo polo. Hanno detto no Lega e Idv. Coesione nazionale e Mpa non hanno partecipato. Per il decreto ora inizia l’iter alla Camera, dove è atteso oggi alla commissione Bilancio. Giovedì e venerdì la discussione generale in Aula, le votazioni cominceranno lunedì 6 agosto, secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo a Montecitorio. Il commissario straordinario Enrico Bondi: “A settembre ci sarà il redde rationem” sui costi standard.

Dopo un incontro col il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, Cgil, Uil e Ugl, ma non la Cisl, hanno annunciato lo sciopero nel pubblico impiego per il 28 settembre 3, contro i tagli al comparto e migliaia di  esuberi in arrivo. Intervenendo a Radio Anch’io, su Radio Uno, il premier Mario Monti ha ribadito che la spending review “non è una manovra e non si tratta di tagli lineari fatti in modo cieco. Il governo ha fatto un’analisi di dettaglio, con il lavoro del commissario straordinario Enrico Bondi”, stanando “grandi differenze nei costi sostenuti da singole amministrazioni per l’acquisto degli stessi prodotti”, quindi “si sono potuti identificare gli eccessi di spesa per insufficiente attenzione ai costi”.

Al Senato si registrano dissensi nel Pdl. Non hanno votato la fiducia i senatori Dorina Bianchi, Giacinto Boldrini e Francesco Bevilacqua. Astenuti (l’equivalente di un “no”) Domenico Gramazio, Filippo Saltamartini e Marcello Pera. Carlo Giovanardi non ha partecipato al voto. Ha espresso dissenso anche Antonino Caruso.

Il fronte sanità. Uno dei punti più discussi del decreto è quello dei farmaci generici. Alla fine resta l’obbligo per il medico di famiglia di indicare sulla ricetta il principio attivo di un farmaco, ma allo stesso medico resta la “facoltà di indicare la denominazione di uno specifico medicinale a base dello stesso principio attivo”. Il medico potrà quindi indicare la marca, con contestuale marcia indietro del governo sull’obbligo di motivare la sua scelta. L’indicazione del medico “è vincolante per il farmacista ove in essa sia inserita, corredata obbligatoriamente di una sintetica motivazione, la clausola di non sostituibilità”.

Il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, ha difeso l’operato dell’esecutivo in tema di farmaci. “Il testo uscito dalla limatura che abbiamo fatto – ha dichiarato a Prima di tutto, su Radio Uno – è un testo equilibrato. Per la prima volta nella nostra legislazione si parla esplicitamente del cosiddetto principio attivo. Il medico deve indicarlo nella ricetta. Questo allinea il nostro Paese ai più avanzati d’Occidente. Consente di dire che finalmente la battaglia del farmaco equivalente può essere considerata consolidata e servirà non soltanto a noi cittadini, ma nel medio e lungo periodo al servizio sanitario nazionale. Perché consentirà un abbassamento dei prezzi dei farmaci cosiddetti generici, che noi preferiamo chiamare equivalenti”.

Peró, ha aggiunto Balduzzi, “non viene meno la responsabilità del medico, che può indicare un farmaco con il nome commerciale che non possa essere sostituito da altri farmaci equivalenti, ne dà una sintetica motivazione scritta. Quindi sono tutti in qualche misura salvaguardati, il cittadino, l’industria e il medico”.

Università. Sul fronte atenei, arriva un calmiere per le tasse universitarie pagate dagli studenti con basso reddito. Dal 2013, blocco di tre anni delle rette per chi ha un reddito familiare sotto i 40mila euro. Per le altre fasce di reddito non è previsto un blocco e quindi gli studenti potrebbero vedersi aumentare le tasse anche se in regola con gli esami. Aumenti certi in arrivo, invece, per le tasse degli universitari fuoricorso, che potranno anche raddoppiare per quelli con reddito alto. Le tasse potranno aumentare fino al +25% per i fuoricorso con reddito familiare sotto i 90mila euro, fino al +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro.

Bondi: “A settembre redde rationem”. Sui costi standard “l’impegno che ci siamo presi è di arrivare a settembre, quando ci sarà il redde rationem e quindi si dovrà capire se effettivamente si potranno utilizzare dei risparmi mirati e avere dati più consistenti”. Lo ha detto il commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa pubblica, Enrico Bondi, durante l’audizione in commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. “Sono convinto – ha aggiunto Bondi – che il progetto dei costi standard deve essere fortemente accelerato non tanto perché in ritardo ma perché è importantissimo disporne” poiché “il giorno che ne disporremo sarà facile arrivare a un determinismo che consente di fare tagli non lineari”. “Abbiamo censito in totale 60 miliardi di euro inserendo anche la spesa sanitaria – ha ricordato il commissario -. Il risultato è che l’eccesso di spesa va dal 25 al 40%”.

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