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Il cuneo fiscale torna a salire
Ocse: in Italia nel 2014 tassazione sui single al 48,2%, famiglie monoreddito al 39%

Dopo un anno di (lieve) calo, riprende a salire in Italia il cuneo fiscale, cioè il prelievo complessivo sulla retribuzione lorda. Ma va detto che il nostro Paese è in buona compagnia, visto che nel 2014 la pressione è cresciuta in 23 dei 34 Paesi aderenti all’Ocse (in nove è diminuita e in due è rimasta stabile). Così com’è aumentata (dello 0,1%) la media Ocse della figura di riferimento: quella del single con un livello salariale pari alla media della propria nazione.
È quanto emerge dal consueto rapporto annuale (Taxing wages) stilato dai tecnici dell’organizzazione parigina. 
L’anno scorso, in Italia, il cuneo fiscale del single a retribuzione media è stato del 48,2%, superiore di 0,3 punti a quello del 2013, che aveva invece registrato una flessione dello 0,2% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un livello che colloca l’Italia in sesta posizione, dopo Belgio (55,6%), Austria (49,4%), Germania (49,3%), Ungheria (49%) e Francia (48,4%). La media Ocse è del 36 per cento. L’incremento in Italia è dell’1% rispetto al 2010 (0,9% per la media Ocse) e dell’1,1% rispetto al 2000 (-0,7% la media Ocse). A proposito di media Ocse, va ricordato – giusto per scrupolo statistico – che l’aumento dello 0,1% è il quarto rialzo degli ultimi anni (0,5% nel 2011, 0,1% nel 2012 e 0,2% nel 2013), dopo il calo registrato nel periodo 2007-2010 (dal 36,1% al 35,1%).
Per quanto riguarda la situazione di una coppia con un solo stipendio (pari alla media nazionale) e due figli, l’incremento in Italia è ancora più forte: 0,5% al 39 per cento. Un dato che colloca l’Italia in quarta posizione dopo Grecia (43,4%), Belgio (40,6%) e Francia (40,5%). La media Ocse è del 26,9 per cento. Un anno fa, cioè sulla base della rilevazione 2013, l’Italia era quinta, superata dall’Austria. Anche per quanto riguarda questa tipologia, l’Italia registra un’inversione di tendenza, visto che nel 2013 c’era stato un calo dello 0,3 per cento. Rispetto al 2010 l’aumento è dell’1,2 per cento.
Se prendiamo invece in considerazione una coppia con due figli e due stipendi (il primo pari alla media e il secondo pari al 67% della media, cioè una delle tipologie di riferimento utilizzate dall’Ocse per il suo lavoro comparativo), l’Italia fa segnare una flessione dello 0,7% al 42,4 per cento. Ma si colloca comunque in terza posizione, preceduta solo da Belgio (48,4%) e Francia (43,7%). La media Ocse è in questo caso del 31,3%, mentre la differenza in Italia tra il 2010 e il 2014 è del + 0,1 per cento. Non c’è stata alcuna inversione di tendenza nei due ultimi anni, poiché già il 2013 registrava un arretramento (sia pure solo dello 0,1%).
Per quanto riguarda infine la tipologia della coppia senza figli con due stipendi (uno pari alla media nazionale e l’altro pari al 33% di quella media), c’è sempre una flessione dello 0,7% (al 44,1%) ma in questo caso l’andamento è positivo, visto che nel 2013 c’era stato un lieve aumento dello 0,2%. La media Ocse è del 32,9% e l’aumento per l’Italia tra il 2010 e il 2014 è dello 0,2 per cento. L’Italia si trova anche in questo caso in sesta posizione, preceduta da Francia (44,4%), Germania (45,1%), Austria (45,4%), Belgio (48,1%) e Ungheria (49%).
«Il rapporto – ha commentato il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi – evidenzia come la tassazione penalizzi il lavoro subordinato, anche per responsabilità delle addizionali locali. Una tassazione intelligente riconosce almeno la componente virtuosa del salario perché collegata alla produttività o all’efficienza. Per questa ragione la prossima legge di stabilità deve incrementare le risorse dedicate alla detassazione del salario di produttività».


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