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Caos sul calcolo Tosap per i pubblici esercizi

di Alessandro Merciari

I pochi interventi della disciplina emergenziale in tema di fi scalità locale hanno generato dubbi interpretativi e diffi coltà di applicazione. Non fa eccezione l’agevolazione scritta a favore dei pubblici esercizi in ordine alle occupazioni di suolo pubblico. La norma, pensata per permettere il distanziamento interpersonale e aiutare le attività a offrire i consueti posti a sedere, presenta notevoli criticità per gli uffi ci che devono applicarla. Le disposizioni regolamentari, sia dei Comuni che gestiscono l’entrata sotto forma di Tosap, sia per quelli che sono passati a Cosap, non si coniugano con questa disposizione di legge, nella quale viene identifi cato il requisito soggettivo andando a premiare solo i pubblici esercizi defi niti dall’art. 5 della legge 287/91. Tuttavia, in diverse regioni, la disciplina del commercio è stata regolata da leggi regionali che possono differire dal richiamato art. 5. La prima criticità che si presenta sarà quindi quella di individuare, caso per caso, i soggetti a cui potrà essere applicata l’agevolazione statale. Altra diffi coltà è rappresentata dal criterio di abbattimento della tassa annuale. La maggior parte delle occupazioni realizzate dai pubblici esercizi scontano infatti una tariffa annuale, commisurata ad anno solare. Tariffa che il legislatore stesso, nella disciplina contenuta nel dlgs 507/93, dispone come non frazionabile. Riconoscere per queste occupazioni l’esenzione da maggio ad ottobre signifi ca letteralmente inventarsi un nuovo criterio di calcolo. Molti uffi ci procederanno così a calcolare la riduzione in proporzione ai mesi non soggetti al pagamento, in totale deroga alla normativa di legge. In questo quadro si aggiunge poi il problema di applicare l’esenzione, verifi cando preventivamente il corretto rilascio delle autorizzazioni. A causa del lockdown molte attività non avevano per tempo rinnovato le concessioni così che alla data del 1 maggio, giorno di inizio esenzione, pur mantenendo in opera il dehor, non erano ancora regolari. Questo comporta per gli uffi ci un ulteriore aggravio dovendo determinare in modo più restrittivo il periodo in cui sarà possibile riconoscere l’agevolazione. A queste già notevoli diffi coltà va aggiunta quella di armonizzare l’agevolazione statale con le singole iniziative intraprese dai comuni, molti dei quali hanno concesso in esenzione, per tutto il periodo dell’anno e per tutte le attività economiche, le maggiori occupazioni necessarie al distanziamento sociale. Ne consegue un caos nei conteggi che andranno preparati caso per caso, ci saranno così attività che godranno dell’esenzione per la maggior superfi cie occupata, mentre dovranno pagare quella autorizzata, ci saranno locali a cui saranno riconosciute entrambe le agevolazioni, una in proporzione al periodo maggio-ottobre e una invece per tutto l’anno. Davvero un caos domplicato da spiegare ai contribuenti che non possono che rimanere disorientati, al pari degli uffi ci comunali, da questa disciplina emergenziale.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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