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Spending, obiettivo a 5 miliardi
All'Emilia parte degli 800 milioni in più - Taglio alle province con legge ordinaria

Sulla spending review il Governo preme l’acceleratore e tenta di aumentare i risparmi perseguibili già nel 2012, con l’obiettivo di portare la «dote» dai 4,2 miliardi di cui s’è finora parlato ad almeno 5 miliardi, liberando così risorse utilizzabili nei comuni emiliani colpiti dal terremoto.
Ieri per fare il punto sugli obiettivi di taglio su spese e programmi presentati dai diversi ministeri il premier, Mario Monti, ha riunito tutti i componenti del Comitato interministeriale sulla revisione della spesa pubblica, i ministri Piero Giarda e Filippo Patroni Griffi, il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. L’obiettivo è arrivare con le carte in regole all’appuntamento già fissato per il 12 giugno, quando il supercommissario Enrico Bondi dovrebbe offrire un quadro abbastanza dettagliato delle spese comprimibili sul fronte degli acquisti. E, stando alle indiscrezioni trapelate, i margini ci sono e sono buoni, anche se non tutti i ministeri hanno rispettato la scadenza del 31 maggio per presentare i loro piani.
A raccogliere gli impegni di riprogrammazione sulle spese dei singoli dicasteri è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che ha già in mano da giorni i pesanti dossier di Interno, Giustizia ed Esteri. Altri dossier arriveranno nei prossimi giorni, prima della nuova riunione e comunque in tempo utile per la predisposizione del decreto legge che potrebbe essere varato anche prima della fine del mese. Al termine della ricognizione è stata ribadita la volontà di andare a fondo anche con gli interventi sugli enti intermedi come le Province, per le quali si punta a un taglio con legge ordinaria di quelle sopra la soglia dei 350-400mila abitanti (vale a dire un terzo del totale, come anticipato sul Sole 24 Ore del 13 maggio scorso) ed è stata ribadita anche la volontà di garantire tempi stretti per il decollo delle città metropolitane, altra mossa che garantirebbe una razionalizzazione della spesa periferica, la più difficile da controllare. Ulteriore intervento previsto, e di cui si occuperà il ministro Filippo Patroni Griffi, è il taglio degli enti strumentali, procedendo oltre i risultati raccolti a suo tempo dal Governo Prodi con un primo tentativo di legislazione ad hoc che poi non ha trovato continuità.
A legare gli interventi messi in cantiere con questo primo ciclo di spending review – il cui obiettivo primario consiste nel trovare risorse sufficienti per scongiurare gli aumenti autunnali dell’Iva – alle spese degli enti territoriali è stato proprio Giarda. Secondo il ministro, studioso di lungo corso della struttura della nostra spesa pubblica, Roma dovrebbe restare fuori «dal business delle province ricche dell’impero» e gli interventi dello Stato dovrebbero essere limitati solo in favore dei territori che non ce la fanno davvero, vale a dire dal Lazio escluso in giù.
Giarda ha parlato di federalismo fiscale e costi standard sottolineando di farlo a titolo puramente personale, ad un convegno sulla spending review, dove ha proposto un nuovo quadro di regole in materia di federalismo fiscale in grado di far risparmiare tempo e denaro. Gli enti decentrati, ha sottolineato Piero Giarda, spendono «240 miliardi e di questi solo 100 sono frutto di entrate proprie»: un vizio di base che bisognerebbe correggere. Ripianare le differenze fra le regioni ricche non dovrebbe essere un «business» dello Stato, che invece si dovrebbe occupare di rimediare alle carenze nelle regioni dove il livello di reddito procapite è inferiore alla media. Ragionamento di lungo periodo, ha tenuto a precisare il ministro, ma che è legato a doppia mandata alla gestione della spesa pubblica: «Se la si vuole governare bene – ha infatti osservato Giarda – bisognerebbe che il legislatore nazionale iniziasse a disinteressarsi di quello che accade nelle province ricche dell’impero».

IL CRONOPROGRAMMA

I tagli del 2012
I ministeri sono chiamati a presentare i piani di riduzione della spesa per il 2012. L’obiettivo minimo è rendere subito operativi tagli per 4,2 mld tra risparmi su acquisti delle Pa (2,7 mld) e tagli selettivi di competenza dei dicasteri (1,5 mld). Da utilizzare per evitare l’aumento dell’Iva. A seguito del terremoto si pensa di portare la somma a 5 mld

La fase due (2013-2015)
Sempre in questi giorni tutti i ministeri sono chiamati a presentare i progetti preliminari per ridurre significativamente la dinamica della spesa nel triennio 2013-2015 (con una proiezione a regime di almeno 16 mld di tagli strutturali). Progetti che dovranno prevedere risparmi su tre fronti: personale, trasferimenti e acquisti di beni e servzi


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