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Imu-bis, la scelta è dei comuni

Il Senato ha approvato la cosiddetta Imu-bis, nuova versione dell’imposta di scopo varata da Prodi a suo tempo. D’ora in poi i singoli comuni, contrariamente a quanto stabilito dalla precedente normativa, che riservava questa facoltà al governo centrale, potranno prevedere: l’individuazione di opere pubbliche ulteriori rispetto a quelle prima stabilite; l’aumento, sino a dieci anni, della durata massima di applicazione dell’imposta; la possibilità che il gettito dell’imposta finanzi l’intero ammontare della spesa per l’opera pubblica da realizzare. Questa, rileva la Confedilizia, è la vera, pericolosa innovazione dal punto di vista normativo.
Dal punto di vista del carico fiscale, l’innovazione consiste poi nel fatto che l’imposta di scopo si applicherà anche sulle prime case e sulla base imponibile dell’Imu, e cioè con le rendite aumentate del 60% rispetto all’Ici. È quindi passata quella che i mezzi di comunicazione hanno definito «Imu-bis» proprio per le innovazioni di cui sopra.
Dopo l’Imu ordinaria e la maggiorazione del tributo rifiuti, sottolinea la Confedilizia, le possibilità di aumentare il peso fiscale sulla casa continuano ad ampliarsi.


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