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Le agevolazioni IMU/TASI nei contratti a canone concordato
I contratti di affitto a canone concordato, introdotti dall’articolo 2, comma 3, della Legge 9 dicembre 1998, n. 431, erano finalizzati a calmierare i valori degli affitti, delle grandi Città ad alta intensità abitativa, nell’intento di renderli sostenibili, da parte della “famiglia media”.

I contratti di affitto a canone concordato, introdotti dall’articolo 2, comma 3, della Legge 9 dicembre 1998, n. 431, erano finalizzati a calmierare i valori degli affitti, delle grandi Città ad alta intensità abitativa, nell’intento di renderli sostenibili, da parte della “famiglia media”. La norma ha fissato delle fasce di oscillazioni, tra un limite massimo ed uno minimi del valore del canone di locazione degli immobili, riferite alle caratteristiche dell’alloggio ed alla sua ubicazione nel territorio comunale. Ad opera della legge richiamata è stato previsto che tali valori dei contratti fossero fissati con accordi territoriali, da concludere tra le associazioni degli inquilini e le organizzazioni dei proprietari immobiliari, proprio per stabilire i limiti massimi e minimi del canone, in base a predeterminati criteri. Le norme citate sono state revisionate con il Decreto 16 gennaio 2017 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con l’introduzione di alcune significative novità.

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