Notice: Undefined variable: isCorsoProtected in /var/www/html/wp-content/themes/spare-child/header.php on line 36 Seconde case, caro-Tasse ecco il Conto da pagare - Ufficio Tributi

Seconde case, caro-Tasse ecco il Conto da pagare

Fonte: Corriere della Sera

Se l’abolizione dell’Imu per la prima casa rappresenta un risparmio, per le seconde case sfitte il costo salirà.

Se ne accorgeranno i proprietari quando nella primavera prossima dovranno fare i conti con il 730 o il modello Unico. Il decreto varato dal governo infatti reintroduce, sia pure con un abbattimento del 50%, la cosiddetta Irpef fondiaria sulle abitazioni non locate, una norma cancellata con l’introduzione dell’Imu. La bozza del provvedimento varato da Palazzo Chigi stabilisce che la norma vale «per l’anno fiscale in corso al 31 dicembre 2013», e quindi impatta su Irpef e addizionali dovute per quest’anno, in deroga esplicita a quanto disposto dallo statuto del contribuente. Questo è un punto critico da sottolineare, perché quando nel 2012 il governo Monti provò a introdurre il taglio delle detrazioni a valere sull’anno fiscale in corso dovette fare marcia indietro.

Ma al di là dei problemi giuridici e politici che forse questo aspetto porrà, vediamo in concreto che cosa significa. Il 50% della rendita catastale originaria dell’immobile, rivalutata del 5% viene considerata alla stregua di reddito del contribuente e assoggettato alle relative imposte, se l’abitazione è residenza di un familiare o di un comproprietario; se invece l’immobile è tenuto a disposizione (perché ad esempio si tratta di una casa per vacanza) la metà della rendita rivalutata viene maggiorata ulteriormente del 33,3%.

Ipotizziamo un immobile con rendita originaria di 1.000 euro. Con la nuova norma se viene dato in uso a un figlio sarà imponibile ai fini Irpef per 525 euro; se la casa è a disposizione l’imponibile salirà a 698 euro. Per i proprietari di seconde case si tratta di un aumento non indifferente di imposte, come mostra la tabella di questa pagina. I dati sono stati elaborati considerando il valore fiscale medio in otto grandi città di un trilocale (circa 80 metri) in classe catastale A/3 posseduta da un contribuente con altri redditi imponibili per 30mila euro e quello di quattro locali (circa 110 metri) in classe A/2 e proprietario con reddito da 80mila euro. Nel caso del trilocale l’incremento rispetto all’Imu pagata lo scorso anno va da 94 euro di Palermo a 368 euro di Roma (290 il maggiore esborso a Milano). Per il quadrilocale invece l’aumento su base annua va da 204 euro a Palermo a 828 di Torino, con Milano con +677 euro e Roma +635. L’aumento infine assume i contorni di una vera e propria stangata se il confronto viene fatto sul 2011, quando l’Irpef piena si sommava all’Ici: per il quadrilocale a Milano si sfiorano infatti i 2000 euro. Questo perché l’Ici aveva aliquote più basse di quelle Imu (per restare alla metropoli lombarda si pagava lo 0,5% a fronte dell’attuale 1,06%) e soprattutto la vecchia imposta era calcolata su un imponibile più basso del 60% rispetto a quello Imu.

I calcoli considerano l’ipotesi di un’abitazione tenuta vuota. Nel caso di un immobile dato in uso a un figlio il costo complessivo sarebbe minore ma il confronto con il 2011 risulterebbe ancora più clamoroso perché le case date in uso ai familiari pagavano un’Ici ridotta o, seconda delle delibere comunali, erano addirittura esenti, mentre oggi pagano senza nessuna riduzione l’Imu come seconda casa. Le abitazioni locate non devono pagare l’Irpef fondiaria poiché vengono assoggettati a imposta i canoni percepiti dal proprietario ma se la casa rimane per qualche periodo dell’anno sfitta bisognerà versare le imposte in proporzione.

Dovranno infine pagare per intero gli iscritti all’Aire (l’elenco degli italiani residenti all’estero) a meno che il comune -lo hanno fatto ben pochi- non abbia deciso nella sua delibera Imu di equiparare i loro immobili a quelli dei residenti. Stesso discorso per le persone ricoverate in casa di riposo, in questo caso però la grande maggioranza delle amministrazioni municipali ha optato per l’equiparazione.

 

Irpef
”È l’articolo 6 del decreto a stabilire il ripristino dell’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche, più banalmente il modello 730 o, in alternativa, l’Unico a seconda di cosa di debba dichiarare) dei redditi derivanti da unità immobiliari non locate e sui redditi dominicali dei terreni sempre sfitti. Il ripristino è il risultato della cancellazione dell’Imu per la quale è stata trovata solo una copertura parziale relativa alle prime abitazioni degli italiani.

Affitto concordato
”Per gli affitti concordati tra il locatario e il locatore il decreto del governo stabilisce che la cedolare secca, l’imposta pagata dal proprietario sui contratti a canone con queste caratteristiche, scenda dal 19 al 15%. La cedolare era stata introdotta nel 2011 con l’intento di fare emergere il mercato nero degli affitti. Al tempo era stato stimato un gettito extra pari ad almeno 2,6 miliardi di euro anche se finora i risultati sono rimasti molto distanti da quelle aspettative.

Cedolare
”La cedolare secca sugli affitti è un’imposta che, se scelta, sostituisce quelle ordinariamente dovute sulle locazioni e, cioè, una ragnatela di imposizioni non certo di facile gestione nemmeno per degli uffici specializzati. Si va infatti dall’Irpef e le addizionali sul reddito degli affitti, all’imposta di registro e all’imposta di bollo alla registrazione. Inoltre prende anche il posto dell’imposta di registro e, se dovuta, dell’imposta di bollo sulle risoluzioni e proroghe del contratto di locazione.

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