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Fisco. Tassa unica sulla casa così si pagheranno Irpef e Tasi
Ai Comuni tutte le imposte sugli immobili Allo Stato andranno le addizionali sui redditi Il 15 ottobre arriverà il via libera definitivo alla dichiarazione dei redditi precompilata

Il cinguettio di Matteo Renzi è arrivato puntuale ieri di prima mattina. «Molto bene su #jobsact. Adesso avanti su semplificazione Fisco». Da settimane i tecnici del governo sono al lavoro. Presto potrebbe arrivare un doppio annuncio, probabilmente già nel consiglio dei ministri che si terrà il 15 ottobre per approvare la legge di Stabilità. In quell a stessa riunione sarà approvato il decreto legislativo di semplificazione fiscale, quello che introduce a partire dal prossimo anno, la dichiarazione dei redditi precompilata. Un provvedimento, questo, largamente annunciato e che ha già svolto il suo iter parlamentare. Ma la vera novità potrebbe essere un’altra. Il governo ha allo studio più di una semplice revisione dell’attuale tassazione sulla casa con il ritorno ad un’imposta unica invece dell’attuale Tasi-Imu-Iuc. Il progetto, decisamente ambizioso, sarebbe quello di effettuare un nuovo riparto tra le tasse che andrebbero ai Comuni e quelle che invece incasserebbe lo Stato. Ai primi andrebbe solo il prelievo sugli immobili, da tassare con un’unica imposta con detrazioni nazionali. Un’imposta nella quale, secondo le ipotesi allo studio, dovrebbe confluire anche la Tari, la tariffa sulla raccolta dei rifiuti. I sindaci inoltre, otterrebbero anche il gettito della tassazione degli stabilimenti produttivi, gli immobili di categoria D, la cui Imu oggi è incamerata dallo Stato. A quest’ultimo, invece, tornerebbe il gettito delle addizionali Irpef, il balzello caricato in busta paga ai lavoratori utilizzato per sostenere le finanze dei Municipi.

I NODI DELL’OPERAZIONE

L’accorpamento dell’addizionale Irpef in una tassa unica comunale è, come detto, un’operazione ambiziosa e probabilmente gradita al contribuente, ma presenta alcune difficoltà attuative. Si tratta infatti di garantire che il passaggio avvenga tendenzialmente a parità di gettito non solo per i Comuni nel loro insieme, ma anche per ciascuno di essi. Quindi aliquote e detrazioni del nuovo tributo dovrebbero essere graduate in modo tale da generare non solo gli introiti assicurati dai prelievi immobiliari (Imu e Tasi) calcolati sulla rendita catastale, ma anche quelli dell’addizionale Irpef che dipendono invece dai redditi di tutti i contribuenti, a prescindere dal fatto se siano o meno proprietari di casa. Per fare questo è naturalmente necessario che siano noti i dati di consuntivo delle entrate relativi al 2014, anno un po’ particolare visto che è il primo in cui è in vigore la Tasi. Attualmente l’addizionale comunale Irpef vale poco meno di 4 miliardi (3,9 nel 2013). L’aliquota applicata può arrivare allo 0,8 per cento, con l’eccezione di Roma dove dal 2011 si applica lo 0,9 per cento nell’ambito del piano di rientro dal debito pregresso. Solo da poco le amministrazioni comunali hanno la possibilità di stabilire aliquote differenziate, che comunque devono rispettare la stessa progressività di quelle statali; in precedenza l’addizionale era determinata in modo proporzionale sull’intero reddito. Possono essere previste anche soglie di esenzione. L’addizionale comunale (come quella regionale) è dovuta solo dai contribuenti per i quali l’Irpef statale risulta maggiore di zero. Un’altra semplificazione che il governo da tempo ha allo studio, è l’indicazione di un «tax day», uno o al massimo due giorni l’anno nei quali concentrare tutte le scadenze fiscali, evitando che il rapporto con l’Erario sia caotico come accaduto proprio con le scadenze della Tasi.


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