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Discarico ruoli da non estendere

di Francesco Cerisano
Le audizioni sul dl Sostegni. Anci: più buoni famiglia e sconti Tari. Upi: priorità alla scuola
Buco da 600 mln se l’operazione fosse allungata al 2015
Il discarico dei ruoli fi no a 5 mila euro, previsto dal decreto Sostegni, deve restare circoscritto al periodo 1° gennaio 2000-31 dicembre 2010. Diversamente, qualora il governo decidesse di estendere fino al 2015 la rottamazione dei crediti, in larga parte comunali, affidati dagli enti all’Agenzia delle entrate-Riscossione e da questa non riscossi, si determinerebbe uno scompenso sugli equilibri di bilancio locali pari a 600 milioni di euro che andrebbe ripianato dallo Stato. In audizione sul dl n.41/2021 dinanzi alle commissioni bilancio e fi nanze del senato, l’Anci mette le mani avanti rispetto all’ipotesi che lo stralcio dei carichi a ruolo venga esteso durante l’iter parlamentare del provvedimento. «Qualsiasi ulteriore estensione dovrà essere puntualmente finanziata, così da non far gravare sugli enti locali un’inefficienza che in larga parte non dipende da loro», ha puntualizzato l’Associazione presieduta da Antonio Decaro. L’Anci ha espresso apprezzamento per la norma, contenuta nell’articolo 4 del dl, che consente al Mef (con decreto da adottarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione) di disciplinare le modalità del riaccertamento straordinario dei residui attivi cancellati nei bilanci locali per effetto dell’operazione di discarico dei ruoli, prevedendo la facoltà per gli enti di ripianare in dieci anni eventuali disavanzi che possono emergere dalla cancellazione di residui. Per l’Anci si tratta di «atti doverosi», considerando che con la cancellazione si sancisce, di fatto, «una difficoltà irrisolta del sistema nazionale della riscossione nel soddisfare le esigenze legittime e peculiari dei comuni in materia di recupero di somme di modesta entità». Tuttavia, se l’operazione venisse estesa al 2015 non potrebbe più essere considerata neutra sotto il profilo finanziario «in quanto non ci sarebbe equivalenza tra riduzione dei residui attivi e riduzione del Fondo crediti di dubbia esigibilità». Con la conseguenza, osserva l’Anci, che «gli effetti negativi si concentrerebbero sugli enti con maggiori diffi coltà di riscossione, aggravandone la situazione finanziaria spesso già precaria». L’Anci ha chiesto inoltre a governo e parlamento che venga concessa ai comuni la possibilità di estendere la rottamazione (sempre fino a 5 mila euro e sempre limitatamente al periodo 2000-2010) anche ai carichi oggetto di ingiunzione di pagamento, riconoscendo anche agli eventuali sbilanci connessi a questi sgravi il ripiano decennale previsto dall’art. 4 per la cancellazione dei carichi a ruolo. Questo intervento, secondo l’Anci, «mitigherebbe la obiettiva disparità di trattamento tra diverse forme di riscossione adottate nel tempo degli enti locali». Le preoccupazioni dei comuni sul dl Sostegni non si limitano al possibile impatto del discarico dei ruoli sui bilanci. Per poter continuare a preservare la coesione sociale a favore di famiglie e imprese, i sindaci chiedono che già con la conversione in legge del decreto e, immediatamente dopo, con il nuovo provvedimento di scostamento del defi cit previsionale dello Stato, possano essere rifi nanziati: – un nuovo e urgente programma di «buoni famiglia», analogo al Fondo di solidarietà alimentare del 2020, ma con maggior impegno economico, così da ricomprendere il sostegno per il pagamento di affitti e bollette; – il rinnovo del sostegno al potenziamento dei centri estivi per ragazzi che nel 2020 ha impegnato 135 mln di euro per le attività post chiusura delle scuole tra giugno e settembre; – un’agevolazione Tari per le attività più colpite dalla crisi e per le famiglie fragili, basata su criteri nazionali uniformi; – l’estensione a tutto il 2021 dei sostegni ai pubblici esercizi e al commercio ambulante, che il dl Sostegni estende al solo primo semestre; – l’estensione anche per il 2021 delle semplificazioni in materia di procedimenti amministrativi già previsti dal decreto legge Rilancio (dl 34/2020). Ci sono poi tutta una serie di interventi di carattere finanziario su cui l’Anci bussa da tempo alla porta del governo senza ottenere risposte. A cominciare dallo slittamento al 31 maggio del termine per l’approvazione dei bilanci consuntivi in modo da allinearlo al termine previsto per le certificazioni dell’utilizzo dei fondi Covid-19 e evitare problemi di «riapertura» dei rendiconti in caso di difformità. Come per il 2020, è necessario liberalizzare anche per il 2021 l’utilizzo degli avanzi liberi, che in base al Tuel non possono essere impiegati per spesa corrente se non a specifi che e restrittive condizioni. Deve inoltre essere rinviato al 2022 l’obbligo di accantonamento al Fondo garanzia debiti commerciali (Fgdc), che nel contesto di crisi attuale rischia secondo l’Anci, «di gravare in modo controproducente sui bilanci comunali». E vanno sospesi gli accantonamenti e le dismissioni obbligatorie conseguenti alle perdite delle aziende partecipate locali, per effetto del dlgs 175/2016 (Tusp). Obblighi che l’associazione dei comuni ritiene «inattuabili in condizioni di emergenza» nonché «controproducenti su aziende pubbliche in crisi da emergenza pandemica». E ancora, va evitato l’inasprimento delle percentuali di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde), che già oggi produce il congelamento di oltre 4,5 miliardi di euro. Si chiede di rimanere al 95% ordinario anche per il 2021, in modo non inasprire condizioni fi nanziarie già molto gravose per una minoranza, pur ampia, di enti locali (il 20% dei comuni sopporta oltre il 70% dell’accantonamento complessivo al Fcde). Infine, l’Anci auspica che parlamento e governo possano urgentemente offrire ai sindaci un quadro di regole certe in materia di concessioni demaniali marittime a fi ni turistico-ricreativi, alla luce della recente giurisprudenza amministrativa e penale (si veda ItaliaOggi del 24/3/2021) che ritiene illegittima la proroga delle concessioni al 2033 in assenza di un valido titolo di occupazione. Le richieste delle province In audizione sul decreto Sostegni, le province, pur apprezzando il rifinanziamento del Fondone Covid (che per gli enti intermedi passa da 50 milioni a 150 milioni), chiedono che le risorse previste per il 2021 possano essere utilizzate anche nel 2022, in modo da assicurarne il pieno utilizzo. Quanto alle possibili economie che si potrebbero determinare sul fondo 2020, l’Upi chiede di poterle usare per spese di investimento comunque collegate alla situazione emergenziale o per fi nanziare eventuali assunzioni a tempo determinato necessarie per l’emergenza sanitaria. C’è poi la grande priorità della scuola. Il decreto assegna 150 milioni in favore delle istituzioni scolastiche per garantire lo svolgimento delle attività in sicurezza nel periodo marzo-giugno e settembredicembre 2021. L’Upi chiede al governo di garantire il pieno coinvolgimento di province, comuni e città metropolitane, ossia gli enti locali proprietari degli edifici scolastici, in modo da arrivare alla defi nizione di un vero e proprio «Patto per la ripresa della scuola» a partire già dalla prossima estate. © Riproduzione riservata Le modifi che al dl sostegni chieste dagli enti Un nuovo e urgente programma di «buoni famiglia», analogo al Fondo di solidarietà alimentare del 2020, ma con maggior impegno economico, così da ricomprendere il sostegno per il pagamento di affitti e bollette; Il rinnovo del sostegno al potenziamento dei centri estivi per ragazzi che nel 2020 ha impegnato 135 mln. di euro per le attività post chiusura delle scuole, tipicamente tra giugno e settembre; Un’agevolazione Tari per le attività più colpite dalla crisi e per le famiglie fragili, basata su criteri nazionali uniformi; L’estensione a tutto il 2021 dei sostegni ai pubblici esercizi e al commercio ambulante, che il dl Sostegni estende al solo primo semestre; L’estensione anche per il 2021 delle semplificazioni in materia di procedimenti amministrativi già previsti dal decreto legge Rilancio (dl 34/2020); Lo slittamento al 31 maggio del termine per l’approvazione dei bilanci consuntivi; Come per il 2020, è necessario liberalizzare anche per il 2021 l’utilizzo degli avanzi liberi; Deve essere rinviato al 2022 l’obbligo di accantonamento al Fondo garanzia debiti commerciali (FGDC); Vanno sospesi gli accantonamenti e le dismissioni obbligatorie conseguenti alle perdite delle aziende partecipate locali, per effetto del dlgs n.175/2016 (Tusp) Va evitato l’inasprimento delle percentuali di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde), che produce il congelamento di oltre 4,5 miliardi di euro. Si chiede di rimanere al 95% ordinario anche per il 2021.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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