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IMU leasing: imposta dovuta dalla data di risoluzione del contratto anche in caso di mancata riconsegna dell’immobile

La società di leasing è tenuta a pagare l’IMU anche se non ha ancora acquisito la materiale disponibilità dell’immobile per mancata riconsegna da parte dell’utilizzatore.

Con la recente decisione n. 22541 del 10/8/2021, la Cassazione ha confermato il proprio orientamento in virtù del quale la società di leasing è tenuta a pagare l’IMU anche se non ha ancora acquisito la materiale disponibilità dell’immobile per mancata riconsegna da parte dell’utilizzatore, segnando così l’ennesimo punto a favore dei Comuni dopo la posizione contraria assunta dalla stessa sezione tributaria con la sentenza n. 19166 del 17/7/2019 (che è ormai rimasta isolata).

La Cassazione richiama la propria giurisprudenza secondo cui, in base al disposto di cui all’art. 9 del d.lgs. n. 23 del 2011, soggetto passivo dell’imposta municipale unica (Imu), in caso di risoluzione del contratto di “leasing”, torna ad essere il locatore, ancorché non abbia ancora acquisito la materiale disponibilità del bene per mancata riconsegna da parte del locatario, in quanto, ai fini impositivi, assume rilevanza non tanto la detenzione materiale del bene, bensì l’esistenza di un vincolo contrattuale che legittima la detenzione qualificata, conferendo la stessa la titolarità di diritti opponibili “erga omnes”, la quale permane finché è in vita il rapporto giuridico, traducendosi invece in mera detenzione senza titolo in seguito al suo venir meno, senza che rilevi, in senso contrario, la disciplina in tema di TASI, dovuta viceversa dall’affittuario fino alla riconsegna del bene, in quanto avente presupposto impositivo del tutto differente.

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IMU Imposta Municipale Propria - Manuale operativo

IMU Imposta Municipale Propria - Manuale operativo

L'anno 2020 è un anno ricco di novità per i tributi comunali.

Oltre alla nuova IMU ed all'introduzione dell'accertamento esecutivo anche per i tributi comunali, il legislatore è intervenuto su vari fronti, al fine di sistematizzare la disciplina di riferimento, benché non sembri individuarsi un percorso logico lineare.

Ne è un esempio, tra i tanti, la modifica ai termini di presentazione della dichiarazione IMU consuma con il DL n. 34 del 2019, che ha spostato, solo per gli anni d'imposta 2018 e 2019, il termine di presentazione al 31 dicembre, modifica di cui si fa fatica ad individuare le ragioni logico-giuridiche, non essendo neanche possibile considerare tale spostamento come una semplificazione a favore del contributo.

In generale, si rileva un orientamento legislativo volto a pretendere sempre di più dai Comuni, sanzionandoli pesantemente in caso di omissione o ritardi.

Basti pensare al regime di consiglio delle delibere tributarie comunali che, se non inviato al Ministero delle Finanze entro 14 ottobre 2020, diventano inapplicabili, anche se approvate dal comunale nei termini.

Ritardare o dimenticarsi di inviare la delibera può quindi costare centinaia di milioni di euro; una sanzione eccessiva, e sicuramente irragionevole, per una dimenticanza.

Il quadro normativo poi sarà destinato a mutare ancora nel 2021 con l'introduzione del Canone Unico, sostitutivo dei prelievi sulla pubblicità e sull'occupazione del suolo pubblico.

A complicare il quadro di riferimento, in cui devono operare gli uffici tributi comunali, c'è anche il significativo contributo della giurisprudenza, che non riesce sistematicamente a fornire una soluzione immediata e certa ai dubbi interpretativi, e questo favorisce il proliferare del contenuto, oltre al fatto che occorre attendere mediamente un vedere per vedere conclusa una causa tributaria.

 

Pasquale Mirto
Dirigente del Settore Entrate dell'Unione Comuni Modenesi Area Nord. Direttore scientifico della rivista Finanza e Tributi Locali. Collabora con Anci Emilia-Romagna ed IFEL ed è autore di numerosi articoli e pubblicazioni in materia di tributi comunali. Già membro del Comitato di Gestione dell'Agenzia delle Entrate, nominato su designazione della Conferenza Stato-città ed autonomie locali.

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Pasquale Mirto, 2020, Maggioli Editore
85.00 €


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