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Non sussiste l’obbligo di allegare la delibera dei valori IMU all’avviso di accertamento

La Cassazione ha ribadito il proprio orientamento secondo cui non è necessario allegare agli avvisi di accertamento i provvedimenti richiamati, tra cui la delibera di determinazione dei valori delle aree edificabili.

Con la decisione n. 26350 del 29/9/2021 la Cassazione ha ribadito il proprio orientamento secondo cui non è necessario allegare agli avvisi di accertamento i provvedimenti richiamati, tra cui la delibera di determinazione dei valori delle aree edificabili.

Nel caso in esame il contribuente contestava la carenza nell’atto di accertamento dell’indicazione del provvedimento deliberativo dell’ente impositore per l’adozione dei criteri di fissazione dei valori imponibili e del regolamento per l’applicazione dell’imposta ICI. La CTP accoglieva il ricorso, annullando l’atto impugnato, essendo l’avviso di accertamento “privo della necessaria motivazione relativa alla determinazione del valore venale dei beni per i quali era stato richiesto il pagamento dell’ICI”. Più specificamente, i giudici di primo grado evidenziavano che l’atto impugnato non allegava idonea documentazione, compresa la deliberazione della giunta comunale, pur menzionata nell’atto, con ciò violando altresì il disposto dell’art. 7 dello Statuto del contribuente.

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IMU Imposta Municipale Propria - Manuale operativo

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L'anno 2020 è un anno ricco di novità per i tributi comunali.

Oltre alla nuova IMU ed all'introduzione dell'accertamento esecutivo anche per i tributi comunali, il legislatore è intervenuto su vari fronti, al fine di sistematizzare la disciplina di riferimento, benché non sembri individuarsi un percorso logico lineare.

Ne è un esempio, tra i tanti, la modifica ai termini di presentazione della dichiarazione IMU consuma con il DL n. 34 del 2019, che ha spostato, solo per gli anni d'imposta 2018 e 2019, il termine di presentazione al 31 dicembre, modifica di cui si fa fatica ad individuare le ragioni logico-giuridiche, non essendo neanche possibile considerare tale spostamento come una semplificazione a favore del contributo.

In generale, si rileva un orientamento legislativo volto a pretendere sempre di più dai Comuni, sanzionandoli pesantemente in caso di omissione o ritardi.

Basti pensare al regime di consiglio delle delibere tributarie comunali che, se non inviato al Ministero delle Finanze entro 14 ottobre 2020, diventano inapplicabili, anche se approvate dal comunale nei termini.

Ritardare o dimenticarsi di inviare la delibera può quindi costare centinaia di milioni di euro; una sanzione eccessiva, e sicuramente irragionevole, per una dimenticanza.

Il quadro normativo poi sarà destinato a mutare ancora nel 2021 con l'introduzione del Canone Unico, sostitutivo dei prelievi sulla pubblicità e sull'occupazione del suolo pubblico.

A complicare il quadro di riferimento, in cui devono operare gli uffici tributi comunali, c'è anche il significativo contributo della giurisprudenza, che non riesce sistematicamente a fornire una soluzione immediata e certa ai dubbi interpretativi, e questo favorisce il proliferare del contenuto, oltre al fatto che occorre attendere mediamente un vedere per vedere conclusa una causa tributaria.

 

Pasquale Mirto
Dirigente del Settore Entrate dell'Unione Comuni Modenesi Area Nord. Direttore scientifico della rivista Finanza e Tributi Locali. Collabora con Anci Emilia-Romagna ed IFEL ed è autore di numerosi articoli e pubblicazioni in materia di tributi comunali. Già membro del Comitato di Gestione dell'Agenzia delle Entrate, nominato su designazione della Conferenza Stato-città ed autonomie locali.

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Pasquale Mirto, 2020, Maggioli Editore
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