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Addio Imu, trovato l'accordo
Via subito la prima rata, poi service tax. Berlusconi presenta memoria difensiva e ricorso

È fatta. L’Imu del 2013 non si pagherà, con l’eccezione degli immobili di lusso che hanno già pagato a giugno, perché il consiglio dei ministri di ieri, ha cancellato sia la prima sia la seconda rata sull’abitazione principale.
«Il tutto senza aumentare le tasse», ma le coperture verranno dalla tassazione dei giochi, dai tagli alla spesa pubblica e dalla decisione di immettere nel sistema 10 mld di crediti che le imprese vantano dalle amministrazioni pubbliche, soldi che porteranno a maggiori entrate fiscali. Una scelta, quella del premier Enrico Letta, che servirà a mettere a tacere i falchi del Pdl e al tempo stesso, considerato che nelle tasche degli italiani rimarranno 4,6 miliardi in più del previsto, a dare un po’ di ossigeno ai consumi. A pochi minuti dal principio della riunione, i tecnici hanno individuato una soluzione ponte: via subito la prima rata sospesa a giugno e un impegno per l’abolizione del saldo di dicembre da rinviare a un secondo provvedimento. Il decreto quindi prevede l’abolizione della rata di giugno sulla prima casa congelata fino al 16 settembre e l’istituzione della tassa unica che entrerà in vigore dal 2014, la cosiddetta service tax, da definire nella legge di stabilità. La cancellazione dell’acconto, che costerebbe circa 2,4 miliardi di euro, sarebbe compensata anche con l’extragettito Iva derivante dall’aumento di dieci miliardi delle risorse che lo stato destinerà in corso d’anno al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, dalla sanatoria del contenzioso contabile sulle nuove slot e da tagli alla spesa pubblica. Fiero, poi, Letta ha annunciato che «dopo una discussione di settimane sugli esodati sono stati indiviadute circa 6.500 persone che appartengono alla categoria dei licenziati individuali. Così come fiero ha sottolineato che la cancellazione dell’Imu per il 2013 avviene senza che ci sia una «modifica dei saldi», «rimaniamo sotto il 3%» nel rapporto deficit-pil e questo è il messaggio che mandiamo a Bruxelles, «noi manteniamo gli impegni».

Il Pdl esulta
«Il Popolo della Libertà ha rispettato il patto con i suoi elettori e il presidente Letta ha rispettato le intese con il PdL». Scrive Silvio Berlusconi in una nota in cui osserva fra l’altro che «gli effetti positivi vanno a beneficio di tutti i cittadini». Con l’abolizione delll’Imu si è fatta «la scelta di realizzare un punto cardine del patto fondativo del governo, per noi ha il valore di una missione compiuta», dice Alfano.

Imu, Monti contro Letta
Lui, che l’Imu l’ha fatta entrare in vigore, avverte Letta: Se questo governo, invece delle riforme, è costretto a fare le controriforme per volontà dei due big della maggioranza, allora è meglio rivedere i piani di volo.
Mario Monti, ex premier e numero uno di Scelta civica spiega che Sc continua a sostenere il governo Letta ma si scaglia contro il Pd e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, considerati colpevoli di avere raggiunto un’intesa con il Pdl sull’Imu che rappresenta «un cedimento di Letta e Saccomanni, di cui ho in grandissima stima, e del Pd alle pressioni del Pdl». Berlusconi ricorreSilvio Berlusconi ha presentato la sua memoria difensiva alla Giunta per le immunità del Senato e ha preannunciato un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per violazione dell’articolo 7 della Carta dei diritti dell’uomo. A confermarlo è stato il presidente della Giunta Dario Stefàno. Il fascicolo presentato in Senato contiene anche 6 pareri pro-veritate di autorevoli costituzionalisti. Intanto, il cavaliere ha messo in campo il suo tessitore di alleanze e mediazioni. E adesso, mentre chiede che la giunta elezioni e immunità del senato accolga la sua richiesta di sospendere il suo voto sulla incandidabilità e la decadenza da senatore fino a quando la Consulta non avrà sciolto i dubbi sulla legittimità costituzionale della legge Severino, attende che sia Gianni Letta a portare a casa la cosiddetta agibilità politica. Berlusconi ha scelto una rotta prudente. L’obiettivo è ottenere il rinvio della decisione della giunta del senato per le elezioni e le immunità. Poi, se il Pd e il presidente della repubblica Giorgio Napolitano non daranno in tempi brevi risposte considerate soddisfacenti e soprattutto decisive, allora Berlusconi tornerà a liberare i falchi (Daniela Santanchè e Denis Verdini, ma anche altri) e a soffiare sul fuoco della crisi di governo. Certo è che la partita è complessa, perché nel Partito democratico qualche segnale di apertura si è intravisto, o almeno così è stato interpretato dal Pdl, con la sortita di Luciano Violante, che in un’intervista ha ventilato la possibilità che la giunta delle elezioni sollevi la questione di legittimità costituzionale della legge Severino.

Palazzo Chigi sulla Siria
«L’utilizzo di armi chimiche ai danni della popolazione civile siriana» è un «atto che ripugna la coscienza del popolo italiano e che si configura come crimine contro l’umanità»; è una «inaccettabile violazione» del diritto internazionale ed i responsabili dovranno essere sottoposti alla giustizia internazionale». Così una nota di palazzo Chigi in cui si sottolinea anche che il governo italiano ha ribadito agli alleati Usa ed europei la posizione «espressa in Parlamento» sulla Siria e chiede che l’attività degli ispettori dell’Onu «possa procedere con la massima libertà e celerità». Parole sulla scia della posizione dell’Onu che chiede per i suoi ispettori 4 quattro giorni per concludere le indagini e del tempo per analizzarne i risultati. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon. Comunque la posizione italiana al momento è abbastanza chiara e decisa. Anche con un eventuale via libera dell’Onu l’intervento italiano non sarebbe automatico, ma farebbe scattare un «serio dibattito in Parlamento». È quanto ha assicurato il ministro degli esteri Emma Bonino, alla quale ha fatto eco il collega alla Difesa Mario Mauro: «Non ci sono spazi perché l’Italia prenda parte attivamente ad una nuova azione militare».Mentre l’Italia frena su un suo eventuale coinvolgimento, dalla regione arrivano avvertimenti chiari sulle possibili conseguenze di un attacco: la Siria minaccia un contrattacco anche su Israele. E il vice ministro degli esteri siriano Faisal Maqdad ha detto che Londra e Parigi hanno aiutato «i terroristi» ad usare le armi chimiche in Siria e che gli stessi gruppi le useranno presto contro l’Europa.
Secondo il Washington Post, la Casa Bianca già oggi potrebbe rendere noto il rapporto dell’intelligence americana che dimostrerebbe l’uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco. La Gran Bretagna ha presentato una proposta di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu «per l’autorizzazione di misure necessarie alla protezione dei civili». Un tentativo per ottenere la copertura Onu all’intervento, che probabilmente sarà affossato dal veto russo: «È prematuro discutere di qualche reazione del consiglio di sicurezza finché gli ispettori attualmente in Siria non presenteranno il proprio rapporto» sul presunto uso di armi chimiche», ha detto il primo vice ministro degli esteri russo, Vladimir Titov, citato da Interfax. In questo clima di tensione, il petrolio ieri è schizzato ai massimi valori da due anni, a 112,24 dollari al barile.

Grillo contro Napolitano
«La smetta signor Presidente di provare a convincere gli italiani che il governo Letta sia l’unico possibile perché i mercati non capirebbero. Ci mandi a votare caro Presidente. Si fidi degli italiani per una volta e non dei Violante di turno». Così il leader del M5S, Beppe Grillo, in un post pubblicato sul suo blog». Basta forzare il sano meccanismo democratico in nome «dei mercati non capirebbero» caro presidente. I mercati capiscono benissimo e la prova è il titolo Mediaset che ha raddoppiato in borsa da febbraio sulla scia di speculazioni di ogni tipo chiaramente considerate dal mercato favorevoli per Berlusconi, non certo per agli italiani», scrive Grillo sul suo blog. «Era inevitabile che il meccanismo democratico si inceppasse in Italia sotto i lasciti del ventennio berlusconiano», continua ancora il leader Cinque Stelle, secondo il quale «la squallida vicenda sulla ineleggibilità di Berlusconi è solo l’esempio più recente dello stato confusionario della nostra democrazia».


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