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Imu-Cig, il governo va in conclave
Niente da fare per il primo decreto del governo Letta, se ne riparla dopo il ritiro in abbazia

Berlusconi la stava annunciando in tv, dandola come cosa fatta: la rata dell’Imu di giugno non si pagherà, slitta a settembre e intanto si vede di trovare le risorse per cancellarla del tutto. E invece Silvio Berlusconi, che dell’Imu prima casa ha fatto la sua bandiera, a stretto giro ha dovuto incassare lo stop.

Il consiglio dei ministri di ieri ha fatto solo un preesame del testo che in un unico articolato proroga l’Imu e rifinanzia la cassa integrazione in deroga, questa cara al Pd. Il cdm tornerà a riunirsi la prossima settimana, dopo il rientro a Roma, previsto per lunedì, dei ministri chiamati a conclave dal premier Enrico Letta nell’Abbazia di Spineto della Luce. «Fare spogliatoio», ha detto Letta. Intanto che i tecnici di via XX Settembre rivedono i conti per la copertura finanziaria del provvedimento. «Si sono assunte solo decisioni politiche, il decreto si farà, ma si rimanda l’approvazione per approfondire alcuni aspetti tecnici», spiega una fonte di Palazzo Chigi.

Stretto tra l’ira, seppur celata, di Berlusconi, dopo la condanna al processo Mediaset, e la crisi di un Pd senza leader, Letta ha necessità di condurre in porto il primo decreto della sua azione di governo. Avrebbe un effetto distensivo sugli alleati e darebbe all’Europa il primo segnale di un esecutivo concretamente al lavoro. Ma ieri si è dovuto arrendere alle repliche tecniche del neoministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, che ha preso tempo invitando a «intervenire con cognizione di causa, evitando provvedimenti affrettati». Nell’immediato si tratta di reperire le risorse per finanziarie la Cig, ma in futuro il problema riguarderà anche l’Imu. Perché se sarà cancellata, andrà coperto il mancato introito dei comuni con trasferimenti sostitutivi. Altrettanto delicata l’ampiezza del raggio di azione dell’operazione Imu: prorogare la rata di giugno anche per le imprese, per esempio, creerebbe l’aspettativa quantomeno di una riduzione dei parametri. Tensioni non sono mancate anche sul rifinanziamento della Cassa integrazione. Una quota della copertura necessaria, complessivamente pari a 1,2 miliardi di euro, era stata individuata nello 0,3% del fondo interprofessionale. Una sottrazione di risorse per la formazione che vede contrari Confindustria e sindacati. Un’altra quota sarebbe imputata a tagli lineari alla spesa pubblica, mal vista, aggiunge un’altra fonte, da molti ministri. Alla fine, per evitare pasticci, lo stesso Letta ha deciso per il rinvio. Ma il premier prova anche a guardare oltre. Oggi Letta, insieme a Angelino Alfano, Saccomanni e Dario Franceschini, riunisce a Palazzo Chigi i capigruppi di maggioranza per mettere ordine sulle prossime priorità economiche: il Pd spingerà per trovare risorse per gli esodati, il Pdl continuerà a battere sul tasto elettorale dell’Imu.


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