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L'Imu ha anche un costo occulto
Conto alla rovescia per il pagamento dell'acconto. Il business dell'assistenza fiscale

L’Imu è anche un business per banche, poste e centri di assistenza fiscale. A pochi giorni dalla scadenza del pagamento dell’acconto dell’imposta municipale propria (Imu), il 18 giugno, aumentano le sorprese, amare, per i contribuenti che accanto ai costi dell’imposta scoprono i costi più o meno nascosti dell’assistenza e della burocrazia.
Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, infatti, dover pagare un’Imu di pochi euro può riservare oltre il danno, la beffa. Ci sono centri di assistenza fiscale, in particolare in Veneto, che per la compilazione del modello arrivano a far pagare 15-25 euro a fronte di un acconto di pochi euro. Il costo della pratica può dunque arrivare a costare più dell’importo dell’acconto. Con effetti paradossali, amplificati nel caso dei coniugi che non possono presentare un unico modello. Se ad esempio due coniugi, comproprietari, devono pagare un acconto Imu dal costo complessivo di 10 euro rischiano non solo di pagare 15 euro di gestione pratica al Caf, moltiplicato per due (due modelli f24 da 15 euro) ma anche di vedere respinto il versamento. Le poste, ad esempio, non accettano pagamenti per importi inferiori ai 12 euro. La consulta dei Caaf, interpellata da ItaliaOggi, sul punto, ricorda però che esiste una circolare, la numero 118/00, ad oggi non abrogata che, in tema di Ici, stabilisce che per acconti con importi al di sotto di 4 mila lire, è possibile versare tutto in saldo a dicembre. Ed è questo il comportamento che la consulta dei Caf sta indicando come corretto. Un’altra voce dei costi nascosti dell’Imu è rappresentata dal costo da parte dell’erario dei modelli F24 trattati da banche e poste. Cifre ufficiali non ce ne sono ma le somme si aggirano intorno agli 8 euro a modello che l’erario verserà agli intermediari fiscali. Costi aggiuntivi anche per chi ha più di due immobili. Basta, infatti, avere tre fabbricati su cui pagare l’acconto Imu e un solo modello F24 non è più sufficiente. Le righe del modello f24 sono infatti solo cinque e per ogni immobile devono compilarsi due righe (uno con la somma da versare allo stato, uno con quella del comune). Il risultato è che il contribuente è costretto a compilare e far gestire più di un modello f24 con il conseguente pagamento del servizio a modello e non a contribuente. Ci sarebbe, si potrebbe obiettare, il modello f24 semplificato che prevede dieci righe per la compilazione. Ma le poste e le banche non sono ancora pienamente operative sul punto, e non accettano il nuovo modello approvato dall’Agenzia delle entrate a far data dal 1° giugno (si veda ItaliaOggi del 7/6/2012). La conseguenza è che i centri di assistenza fiscale, dopo aver visto restituiti al mittente i nuovi modelli F24 stanno continuando a compilare il modello tradizionale con il conseguente possibile aggravio di costi per i contribuenti. Ma le incongruenze dell’Imu non sono finite qui.
Chi, ad esempio è contitolare dell’immobile, come i coniugi, non può provvedere a fare un unico versamento e deve quindi raddoppiare la modulistica e anche in questi casi i costi. Sul fronte dei residenti all’estero, che vogliono adempiere ai propri obblighi tributari in Italia, una nota del dipartimento delle finanze ha chiarito che non hanno molte alternative se non quella di pagare il dovuto esclusivamente tramite bonifico estero. Non uno, però, bensì due: uno per la quota da versare all’erario e una per la quota da versare al comune (si veda ItaliaOggi Sette del 4/6/2012). E in caso di comproprietà tra i coniugi? Diventano quattro. Alé.


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