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Immobili, gli enti snobbano i dati del Territorio
In audizione Gabriella Alemanno punta il dito contro i comuni

Nonostante il grande sforzo tecnologico dell’Agenzia del territorio i comuni continuano a usare poco o nulla le informazioni sugli immobili. Tant’è vero che nel triennio 2009-2011 i dati messi a disposizione dei sindaci su 5,5 milioni di unità immobiliari hanno portato in poco più di 3 mila casi alla revisione del classamento.
In pratica, solo lo 0,38 per mille delle particelle pubblicate sul «Portale dei comuni» (la modalità semplificata per la fornitura via internet dei dati catastali progettata dal Territorio per rispondere alle esigenze degli enti sprovvisti di infrastrutture tecnologiche adeguate a scambiare direttamente i dati con l’Agenzia ndr) è stato oggetto di variazione della rendita catastale a seguito delle segnalazioni dei sindaci.
È un duro atto di accusa quello di Gabriella Alemanno che in audizione davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha fatto il punto su quanto fatto dall’Agenzia del territorio nell’interscambio dei dati con gli altri soggetti dell’amministrazione finanziaria e con gli enti territoriali.
Ma se sul primo fronte si segnalano significativi progressi in particolare nelle reciproche forniture di dati con l’Agenzia delle entrate, la Guardia di finanze e Equitalia, sul secondo i risultati faticano ad arrivare nonostante gli sforzi messi in campo. I comuni infatti, lamenta il direttore dell’Agenzia del territorio, continuano a manifestare «uno scarso livello di risposta a fronte delle massicce forniture di dati erogate e dei connessi investimenti informatici effettuati». Quando invece si è mossa direttamente l’Agenzia i risultati sono stati diversi.
Nel triennio 2009-2011, ha rilevato Alemanno, a fronte di oltre 6,2 milioni di unità immobiliari urbane oggetto di dichiarazioni di aggiornamento catastale, il Territorio ha sottoposto ad azioni di verifica 2,8 milioni di unità di cui 470 mila mediante sopralluogo.
Queste verifiche, condotte autonomamente dall’Agenzia vista l’inerzia dei comuni, hanno portato a incrementi della rendita catastale per circa 348 milioni di euro (di cui 118 milioni per il solo 2011).
Dati che confermano come una maggiore collaborazione dei comuni sia essenziale. Solo i sindaci, infatti, sono in grado di confrontare i dati ricevuti dall’Agenzia con le informazioni (edilizie e urbanistiche) in loro possesso. Se solo si smuovessero dal torpore il processo di controllo sugli aggiornamenti catastali sarebbe molto più efficace.


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