Decreto liberalizzazioni: Pubblicato in Gazzetta Ufficiale

DECRETO-LEGGE 24 gennaio 2012 , n. 1
Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitivita’.
G.U. 24/1/2012, n.  19, S.O.)

Entrata in vigore del provvedimento: 24/01/2012

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinarieta’ ed urgenza di emanare disposizioni per favorire la crescita economica e la competitivita’ del Paese, al fine di allinearla a quella dei maggiori partners europei ed internazionali, anche attraverso l’introduzione di misure volte alla modernizzazione ed allo sviluppo delle infrastrutture nazionali, all’implementazione della concorrenza dei mercati, nonche’ alla facilitazione dell’accesso dei giovani nel mondo dell’impresa;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 20 gennaio 2012;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze;Emana
 
il seguente decreto-legge:

Titolo I – CONCORRENZA
Capo I – Norme generali sulle liberalizzazioni

Art. 1  – Liberalizzazione delle attivita’ economiche e riduzione degli oneri amministrativi sulle imprese

1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 3 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, in attuazione del principio di liberta’ di iniziativa economica sancito dall’articolo 41 della Costituzione e del principio di concorrenza sancito dal Trattato dell’Unione europea, sono abrogate, dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui al comma 3 del presente articolo e secondo le previsioni del presente articolo:
a) le norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell’amministrazione comunque denominati per l’avvio di un’attivita’ economica non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalita’;
b) le norme che pongono divieti e restrizioni alle attivita’ economiche non adeguati o non proporzionati alle finalita’ pubbliche perseguite, nonche’ le disposizioni di pianificazione e programmazione territoriale o temporale autoritativa con prevalente finalita’ economica o prevalente contenuto economico, che pongono limiti, programmi e controlli non ragionevoli, ovvero non adeguati ovvero non proporzionati rispetto alle finalita’ pubbliche dichiarate e che in particolare impediscono, condizionano o ritardano l’avvio di nuove attivita’ economiche o l’ingresso di nuovi operatori economici ponendo un trattamento differenziato rispetto agli operatori gia’ presenti sul mercato, operanti in contesti e condizioni analoghi, ovvero impediscono, limitano o condizionano l’offerta di prodotti e servizi al consumatore, nel tempo nello spazio o nelle modalita’, ovvero alterano le condizioni di piena concorrenza fra gli operatori economici oppure limitano o condizionano le tutele dei consumatori nei loro confronti.
2. Le disposizioni recanti divieti, restrizioni, oneri o condizioni all’accesso ed all’esercizio delle attivita’ economiche sono in ogni caso interpretate ed applicate in senso tassativo, restrittivo e ragionevolmente proporzionato alle perseguite finalita’ di interesse pubblico generale, alla stregua dei principi costituzionali per i quali l’iniziativa economica privata e’ libera secondo condizioni di piena concorrenza e pari opportunita’ tra tutti i soggetti, presenti e futuri, ed ammette solo i limiti, i programmi e i controlli necessari ad evitare possibili danni alla salute, all’ambiente, al paesaggio, al patrimonio artistico e culturale, alla sicurezza, alla liberta’, alla dignita’ umana e possibili contrasti con l’utilita’ sociale, con l’ordine pubblico, con il sistema tributario e con gli obblighi comunitari ed internazionali della Repubblica.
3. Nel rispetto delle previsioni di cui ai commi 1 e 2 e secondo i criteri ed i principi direttivi di cui all’articolo 34 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, il Governo, previa approvazione da parte delle Camere di una sua relazione che specifichi, periodi ed ambiti di intervento degli atti regolamentari, e’ autorizzato ad adottare entro il 31 dicembre 2012 uno o piu’ regolamenti, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, per individuare le attivita’ per le quali permane l’atto preventivo di assenso dell’amministrazione, e disciplinare i requisiti per l’esercizio delle attivita’ economiche, nonche’ i termini e le modalita’ per l’esercizio dei poteri di controllo dell’amministrazione, individuando le disposizioni di legge e regolamentari dello Stato che, ai sensi del comma 1, vengono abrogate a decorrere dalla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi. L’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato rende parere obbligatorio, nel termine di trenta giorni decorrenti dalla ricezione degli schemi di regolamento, anche in merito al rispetto del principio di proporzionalita’. In mancanza del parere nel termine, lo stesso si intende rilasciato positivamente.
4. Le Regioni, le Provincie ed i Comuni si adeguano ai principi e alle regole di cui ai commi 1, 2 e 3 entro il 31 dicembre 2012, fermi restando i poteri sostituitivi dello Stato ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione. A decorrere dall’anno 2013, il predetto adeguamento costituisce elemento di valutazione della virtuosita’ degli stessi enti ai sensi dell’articolo 20, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. A tal fine la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito dei compiti di cui all’articolo 4, comunica, entro il termine perentorio del 31 gennaio di ciascun anno, al Ministero dell’economia e delle finanze gli enti che hanno provveduto
all’applicazione delle procedure previste dal presente articolo. In caso di mancata comunicazione entro il termine di cui al periodo precedente, si prescinde dal predetto elemento di valutazione della virtuosita’. Le Regioni a statuto speciale e le Provincie autonome di Trento e Bolzano procedono all’adeguamento secondo le previsioni dei rispettivi statuti.
5. Sono esclusi dall’ambito di applicazione del presente articolo i servizi di trasporto di persone e cose su autoveicoli non di linea, i servizi finanziari come definiti dall’articolo 4 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59 e i servizi di comunicazione come
definiti dall’articolo 5 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, di attuazione della direttiva 2006/ 123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, e le attivita’ specificamente sottoposte a regolazione e vigilanza di apposita autorita’ indipendente.

Art. 2  – Tribunale delle imprese

1. Al decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) agli articoli 1 e 2 le parole: «sezioni specializzate in materia di proprieta’ industriale ed intellettuale» sono sostituite, ovunque compaiano, dalle seguenti: «sezioni specializzate in materia di impresa»;
b) all’articolo 2, le parole: «in materia di proprieta’ industriale ed intellettuale» sono sostituite dalle seguenti: «in materia di impresa»;
c) l’articolo 3 e’ sostituito dal seguente:
«Art. 3 (Competenza per materia delle sezioni specializzate).
1. Le sezioni specializzate sono competenti in materia di:
 a) controversie di cui all’articolo 134 del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, e successive modificazioni;
b) controversie in materia di diritto d’autore;
c) azioni di classe di cui all’articolo 140-bis del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e successive modificazioni.
2. Le sezioni specializzate sono altresi’ competenti, relativamente alle societa’ di cui al Libro V, Titolo V, Capi V e VI del codice civile ovvero alle societa’ da queste controllate o che le controllano, per le cause:
a) tra soci delle societa’, inclusi coloro la cui qualita’ di socio e’ oggetto di controversia;
b) relative al trasferimento delle partecipazioni sociali o ad ogni altro negozio avente ad oggetto le partecipazioni sociali o i diritti inerenti;
c) di impugnazione di deliberazioni e decisioni di organi sociali;
d) tra soci e societa’;
e) in materia di patti parasociali;
f) contro i componenti degli organi amministrativi o di controllo, il liquidatore, il direttore generale ovvero il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari;
g) aventi ad oggetto azioni di responsabilita’ promosse dai creditori delle societa’ controllate contro le societa’ che le controllano;
h) relative a rapporti di cui all’articolo 2359, primo comma, n. 3, all’articolo 2497-septies e all’articolo 2545-septies codice civile;
i) relative a contratti pubblici di appalto di lavori, servizi o forniture di rilevanza comunitaria in cui sia parte una societa’ di cui al Libro V, Titolo V, Capi V e VI del codice civile, quando sussiste la giurisdizione del giudice ordinario».
2. Dopo il comma 1-bis dell’articolo 13 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e successive modificazioni, e’ inserito il seguente:
«1-ter. Per i processi di competenza delle sezioni specializzate di cui al decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168, e successive modificazioni, il contributo unificato di cui al comma 1 e’ quadruplicato. Si applica il comma 1-bis».
 3. Il maggior gettito derivante dall’applicazione delle disposizioni di cui al comma 2 e’ versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al fondo istituito ai sensi dell’articolo 37, comma 10, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
4. Il comma 4 dell’articolo 140-bis del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 e’ sostituito dal seguente:
«4. La domanda e’ proposta al tribunale presso cui e’ istituita la sezione specializzata di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 26 giugno 2003, n. 168, e successive modificazioni».
5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai giudizi instaurati dopo il novantesimo giorno dall’entrata in vigore del presente decreto.
6. L’amministrazione provvede allo svolgimento delle attivita’ relative alle competenze previste dal presente articolo senza nuovi o maggiori oneri e con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”.

Art. 3  – Accesso dei giovani alla costituzione di societa’ a responsabilita’ limitata

1. Dopo l’articolo 2463 del codice civile, e’ inserito il seguente articolo:
“ Articolo 2463-bis (Societa’ semplificata a responsabilita’ limitata)
La societa’ semplificata a responsabilita’ limitata puo’ essere costituita con contratto o atto unilaterale da persone fisiche che non abbiano compiuto i trentacinque anni di eta’ alla data della costituzione.
L’atto costitutivo deve essere redatto per scrittura privata e deve indicare:
1) il cognome, il nome, la data, il luogo di nascita, il domicilio, la cittadinanza di ciascun socio;
2) la denominazione sociale contenente l’indicazione di societa’ semplificata a responsabilita’ limitata e il comune ove sono poste la sede della societa’ e le eventuali sedi secondarie;
3) l’ammontare del capitale sociale non inferiore ad un euro sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione. Il conferimento deve farsi in denaro;
4) i requisiti previsti dai numeri 3), 6), 7), 8) del secondo comma dell’articolo 2463;
5) luogo e data di sottoscrizione.
L’atto costitutivo deve essere depositato a cura degli amministratori entro quindici giorni presso l’ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione e’ stabilita la sede sociale, allegando i documenti comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall’articolo 2329. L’iscrizione e’ effettuata con unica comunicazione esente da diritti di bollo e di segreteria nella quale si dichiara il possesso dei requisiti di cui al presente articolo. L’ufficiale del registro deve accertare la sussistenza dei requisiti richiesti e procedere all’iscrizione entro il termine perentorio di quindici giorni. Si applica l’articolo 2189. Decorso inutilmente il termine indicato per l’iscrizione, il giudice del registro, su richiesta degli amministratori, verificata la sussistenza dei presupposti, ordina l’iscrizione con decreto. Il verbale recante modificazioni dell’atto costitutivo deliberate dall’assemblea dei soci e’ redatto per scrittura privata e si applicano i commi terzo e quarto. L’atto di trasferimento delle partecipazioni e’ redatto per scrittura privata ed e’ depositato entro quindici giorni a cura degli amministratori presso l’ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione e’ stabilita la sede sociale.
Quando il singolo socio perde il requisito d’eta’ di cui al primo comma, se l’assemblea convocata senza indugio dagli amministratori non delibera la trasformazione della societa’, e’ escluso di diritto e si applica in quanto compatibile l’articolo 2473-bis. Se viene meno il requisito di eta’ in capo a tutti i soci gli amministratori devono, senza indugio, convocare l’assemblea per deliberare la trasformazione della societa’, in mancanza si applica l’articolo 2484.
La denominazione di societa’ semplificata a responsabilita’ limitata, l’ammontare del capitale sottoscritto e versato, la sede della societa’ e l’ufficio del registro delle imprese presso cui questa e’ iscritta devono essere indicati negli atti, nella corrispondenza della societa’ e nello spazio elettronico destinato alla comunicazione collegato con la rete telematica ad accesso pubblico.
Salvo quanto previsto dal presente articolo, si applicano alla societa’ semplificata a responsabilita’ limitata, le disposizioni di questo capo in quanto compatibili.”.
Dopo il primo comma dell’art. 2484 del codice civile, e’ inserito il seguente: “La societa’ semplificata a responsabilita’ limitata si scioglie, oltre che i motivi indicati nel primo comma, per il venir meno del requisito di eta’ di cui all’articolo 2463-bis, in capo a tutti i soci.”.
2. Con decreto ministeriale emanato dal Ministro della Giustizia di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e con il Ministro dello Sviluppo Economico, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, viene tipizzato lo statuto standard della societa’ e sono individuati i criteri di accertamento delle qualita’ soggettive dei soci.

Art. 4  – Norme a tutela e promozione della concorrenza nelle Regioni e negli enti locali

1. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, in attuazione dell’articolo 120, comma 2, della Costituzione, assicura il rispetto della normativa dell’Unione europea e la tutela dell’unita’ giuridica e dell’unita’ economica dell’ordinamento, svolgendo le seguenti funzioni:
a) monitora la normativa regionale e locale e individua, anche su segnalazione dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, le disposizioni contrastanti con la tutela o la promozione della concorrenza;
b) assegna all’ente interessato un congruo termine per rimuovere i limiti alla concorrenza;
c) decorso inutilmente il termine di cui alla lettera b), propone al Consiglio dei Ministri l’esercizio dei poteri sostitutivi di cui all’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131;
2. Nell’esercizio delle funzioni di cui al comma precedente, la Presidenza del Consiglio puo’ formulare richieste di informazioni a privati e enti pubblici.
3. Le attivita’ di cui al presente articolo sono svolte con le risorse umane, strumentali e finanziarie gia’ disponibili a legislazione vigente.

Capo II  –  – Tutela dei consumatori

Art. 5  – Tutela amministrativa contro le clausole vessatorie

1. Al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 dopo l’articolo 37 e’ aggiunto il seguente:
“Art. 37-bis (Tutela amministrativa contro le clausole vessatorie)
1. L’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, previo accordo con le associazioni di categoria, d’ufficio o su denuncia dei consumatori interessati, ai soli fini di cui ai commi successivi, dichiara la vessatorieta’ delle clausole inserite nei contratti tra professionisti e consumatori che si concludono mediante adesione a condizioni generali di contratto o con la sottoscrizione di moduli, modelli o formulari.
2. Il provvedimento che accerta la vessatorieta’ della clausola e’ diffuso mediante pubblicazione su apposita sezione del sito internet istituzionale dell’Autorita’, sul sito dell’operatore che adotta la clausola ritenuta vessatoria e mediante ogni altro mezzo ritenuto opportuno in relazione all’esigenza di informare compiutamente i consumatori.
3. Le imprese interessate hanno facolta’ di interpellare preventivamente l’Autorita’ in merito alle vessatorieta’ delle clausole che intendono utilizzare nei rapporti commerciali con i consumatori. Le clausole non ritenute vessatorie a seguito di interpello, non possono essere successivamente valutate dall’Autorita’ per gli effetti di cui al comma 2. Resta in ogni caso ferma la responsabilita’ dei professionisti nei confronti dei consumatori.
4. In materia di tutela giurisdizionale, contro gli atti dell’Autorita’, adottati in applicazione del presente articolo, e’ competente il giudice amministrativo. E’ fatta salva la giurisdizione del giudice ordinario sulla validita’ delle clausole vessatorie e sul risarcimento del danno.”.
5. Le attivita’ di cui al presente articolo sono svolte con le risorse umane, strumentali e finanziarie gia’ disponibili a legislazione vigente.”

Art. 6  – Norme per rendere efficace l’azione di classe

1. All’articolo 140-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2:
alla lettera a), la parola “identica” e’ sostituita dalle seguenti “del tutto omogenea”; la lettera b), la parola “identici” e’ sostituita dalle seguenti: “del tutto omogenei”;
alla lettera c) la parola “identici” e’ sostituita dalle seguenti “del tutto omogenei”. b) al comma 6:
al secondo periodo, la parola “identita’” e’ sostituita dalle seguenti: “l’evidente omogeneita’”.

Art. 7  – Tutela delle microimprese da pratiche commerciali ingannevoli e aggressive

1. All’articolo 18, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, dopo la lettera d) inserire la seguente: “d-bis) «microimprese»: entita’, societa’ di persone o associazioni, che, a prescindere dalla forma giuridica esercitano un’attivita’ economica artigianale e altre attivita’ a titolo individuale o familiare.”;
2. All’articolo 19, comma 1, dopo le parole: “relativa a un prodotto” sono aggiunte, infine, le seguenti: “, nonche’ alle pratiche commerciali scorrette tra professionisti e microimprese. Per le microimprese la tutela in materia di pubblicita’ ingannevole e di pubblicita’ comparativa illecita e’ assicurata in via esclusiva dal decreto legislativo 2 agosto 2007, n.145.”.

Art. 8  – Contenuto delle carte di servizio

1. Le carte di servizio, nel definire gli obblighi cui sono tenuti i gestori dei servizi pubblici, anche locali, o di un’infrastruttura necessaria per l’esercizio di attivita’ di impresa o per l’esercizio di un diritto della persona costituzionalmente garantito, indicano in modo specifico i diritti, anche di natura risarcitoria, che gli utenti possono esigere nei confronti dei gestori del servizio e dell’infrastruttura.
2. Le Autorita’ indipendenti di regolazione e ogni altro ente pubblico, anche territoriale, dotato di competenze di regolazione sui servizi pubblici, anche locali, definiscono gli specifici diritti di cui al comma 1. Sono fatte salve ulteriori garanzie che le imprese che gestiscono il servizio o l’infrastruttura definiscono autonomamente.

Capo III  –  Servizi professionali

Art. 9  – Disposizioni sulle professioni regolamentate

1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.
2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista e’ determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante. Con decreto del Ministro della Giustizia di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionale e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. L’utilizzazione dei parametri nei contratti individuali tra professionisti e consumatori o microimprese da’ luogo alla nullita’ della clausola relativa alla determinazione del compenso ai sensi dell’articolo 36 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.
3. Il compenso per le prestazioni professionali e’ pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessita’ dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresi’ indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attivita’ professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente anche in forma scritta se da questi richiesta, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. L’inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.
4. Sono abrogate le disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1.
5. La durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate non potra’ essere superiore a diciotto mesi e per i primi sei mesi, potra’ essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il ministro dell’istruzione, universita’ e ricerca, in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i Consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all’esito del corso di laurea. Le disposizioni del presente comma non si applicano alle professioni sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente.
6. All’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera c), il secondo, terzo e quarto periodo sono soppressi;
b) la lettera d) e’ soppressa.
7. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 10  – Estensione ai liberi professionisti della possibilita’ di partecipare al patrimonio dei confidi

1. All’articolo 39, comma 7, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo le parole: “le piccole e medie imprese socie” inserire le parole: “e i liberi professionisti soci”.

Art. 11  – Potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica, accesso alla titolarita’ delle farmacie e modifica alla disciplina della somministrazione dei farmaci

1. Al fine di favorire l’accesso alla titolarita’ delle farmacie da parte di un piu’ ampio numero di aspiranti, aventi i requisiti di legge, garantendo al contempo una piu’ capillare presenza sul territorio del servizio farmaceutico, il secondo e il terzo comma dell’articolo 1 della legge 2 aprile 1968, n. 475, e successive modificazioni sono sostituiti dai seguenti:
“Il numero delle autorizzazioni e’ stabilito in modo che vi sia una farmacia ogni 3000 abitanti.
La popolazione eccedente, rispetto al parametro di cui al secondo comma, consente l’apertura di una ulteriore farmacia, qualora sia superiore a 500 abitanti; nei comuni fino a 9.000 abitanti, l’ulteriore farmacia puo’ essere autorizzata soltanto qualora la popolazione eccedente rispetto al parametro sia superiore a 1500 abitanti”.
2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono ad assicurare, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, l’approvazione straordinaria delle piante organiche delle farmacie, in attuazione della previsione di cui al comma 1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 9 della legge 2 aprile 1968, n. 475, sulle sedi farmaceutiche istituite in attuazione del comma 1 o comunque vacanti, non puo’ essere esercitato il diritto di prelazione da parte del comune. Entro i successivi 30 giorni le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano bandiscono un concorso straordinario per titoli ed esami per la copertura delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione o vacanti, fatte salve quelle per le quali sia stata gia’ espletata la procedura concorsuale, riservando la partecipazione allo stesso ai farmacisti non titolari di farmacia e
ai titolari di farmacia rurale sussidiata. L’adozione dei provvedimenti previsti dai precedenti periodi del presente comma costituisce adempimento soggetto alla verifica annuale da parte del comitato e del tavolo di cui agli articoli 9 e 12 dell’intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 23 marzo 2005, ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale. Al concorso straordinario si applicano le disposizioni vigenti sui concorsi per la copertura delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione o vacanti, nonche’ le disposizioni previste dal presente articolo e le eventuali ulteriori disposizioni regionali dirette ad accelerare la definizione delle procedure concorsuali.
3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentiti l’unita’ sanitaria locale e l’ordine provinciale dei farmacisti competenti per territorio, possono istituire una farmacia:
a) nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti civili a traffico internazionale, nelle stazioni marittime e nelle aree di servizio autostradali ad alta intensita’ di traffico, servite da servizi alberghieri o di ristorazione, purche’ non sia gia’ aperta una farmacia a una distanza inferiore a 200 metri;
b) nei centri commerciali e nelle grandi strutture di vendita con superficie superiore a 10.000 metri quadrati, purche’ non sia gia’ aperta una farmacia a una distanza inferiore a 1.500 metri.
4. Fino al 2022, tutte le farmacie istituite ai sensi del comma 3 sono offerte in prelazione ai comuni in cui le stesse hanno sede.
5. Ai concorsi per il conferimento di sedi farmaceutiche gli interessati in possesso dei requisiti di legge possono concorrere per la gestione associata, sommando i titoli posseduti. In tale caso la titolarita’ della sede farmaceutica assegnata e’ condizionata al mantenimento della gestione associata da parte degli stessi vincitori, su base paritaria, fatta salva la premorienza o sopravvenuta incapacita’. Ai fini della valutazione dell’esercizio professionale nei concorsi per il conferimento di sedi farmaceutiche, per l’attivita’ svolta dal farmacista ai sensi dell’articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono assegnati punti 0,35 per anno per i primi 10 anni e punti 0,10 per anno per i secondi 10 anni.
6. I turni e gli orari di farmacia stabiliti dalle autorita’ competenti in base alle vigente normativa non impediscono l’apertura della farmacia in orari diversi da quelli obbligatori. Le farmacie possono praticare sconti sui prezzi di tutti i tipi di farmaci e prodotti venduti pagati direttamente dai clienti, dandone adeguata informazione alla clientela.
7. Decorsi inutilmente i termini per gli adempimenti previsti dal comma 2, il Consiglio dei Ministri esercita i poteri sostitutivi di cui all’articolo 120 della Costituzione, con la nomina di un apposito commissario che approva le piante organiche delle farmacie ed espleta le procedure concorsuali di cui al presente articolo.
8. Al comma 9 dell’articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362 e successive modificazioni, le parole “due anni” sono sostituite dalle parole “sei mesi”.
9. Il medico, nel prescrivere un farmaco, e’ tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medicinali aventi uguale composizione in principi attivi, nonche’ forma farmaceutica, via di somministrazione, modalita’ di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il medico aggiunge ad ogni prescrizione di farmaco le seguenti parole: “sostituibile con equivalente generico”, ovvero, “non sostituibile”, nei casi in cui sussistano specifiche motivazioni cliniche contrarie. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l’indicazione della non sostituibilita’ del farmaco prescritto, e’ tenuto a fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo piu’ basso, salvo diversa richiesta del cliente. Ai fini del confronto il prezzo e’ calcolato per unita’ posologica o quantita’ unitaria di principio attivo. All’articolo 11, comma 9, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel secondo periodo, dopo le parole “ e’ possibile”, sono inserite le seguenti:
“solo su espressa richiesta dell’assistito e”.
10. L’inaccessibilita’ ai farmaci da parte del pubblico e del personale non addetto prevista dal comma 2 dell’articolo 32 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, deve intendersi riferita unicamente ai medicinali di cui all’articolo 8, comma 10, lettera c) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, che potranno essere venduti
senza ricetta negli esercizi commerciali di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, a conclusione della procedura amministrativa prevista dallo stesso articolo 32.
11. E’ istituito, presso l’Ente nazionale di previdenza e assistenza dei farmacisti (ENPAF), un fondo di solidarieta’ nazionale per l’assistenza farmaceutica nei comuni con meno di mille abitanti. Il fondo e’ finanziato dalle farmacie urbane, attraverso il versamento, a favore dell’ENPAF, di una quota percentuale del fatturato dalla farmacia, determinata dall’ente in misura sufficiente ad assicurare ai farmacisti titolari di farmacia nei centri abitati con meno di mille abitanti il conseguimento di un reddito netto non inferiore al centocinquanta per cento del reddito netto conseguibile, in base al contratto collettivo nazionale, da un farmacista collaboratore di primo livello con due anni di servizio. L’ENPAF provvede a corrispondere all’avente diritto l’indennita’ che consente il raggiungimento del reddito netto previsto dal precedente periodo. Le modalita’ di attuazione delle disposizioni di cui al presente comma sono stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.
12. Con decreto del Ministro della salute, previa intesa con la
Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentita la Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, sono fissati i livelli di fatturato delle farmacie aperte al pubblico il cui superamento comporta, per i titolari delle farmacie stesse, l’obbligo di avvalersi, ai fini del mantenimento della convenzione con il Servizio sanitario nazionale, di uno o piu’ farmacisti collaboratori.

Art. 12 – Incremento del numero dei notai e concorrenza nei distretti

1. La tabella notarile che determina il numero e la residenza dei notai, di cui all’articolo 4, comma 2, della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come revisionata da ultimo con i decreti del Ministro della giustizia in data 23 dicembre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2009, n. 300, e in data 10 novembre 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 dicembre 2011, n. 292, e’ aumentata di cinquecento posti.
2. Con successivo decreto del Ministro della giustizia, da adottare entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, i posti di cui al comma 1 sono distribuiti nei distretti e nei singoli comuni in essi compresi, secondo i parametri di cui all’articolo 4, comma 1, della legge 6 febbraio 1913, n. 89.
3. Entro il 31 dicembre 2012 sono espletate le procedure del concorso per la nomina a 200 posti di notaio bandito con decreto direttoriale del 28 dicembre 2009, nonche’ dei concorsi per la nomina a 200 e 150 posti di notaio banditi, rispettivamente, con decreti del 27 dicembre 2010 e del 27 dicembre 2011, per complessivi 550 nuovi posti da notaio. Entro il 31 dicembre 2013 e’ bandito un ulteriore concorso pubblico per la nomina fino a 500 posti di notaio. Entro il 31 dicembre 2014 e’ bandito un ulteriore concorso pubblico per la nomina fino a 500 posti di notaio. All’esito della copertura dei posti di cui al presente articolo, la tabella notarile che determina il numero e la residenza dei notai, udite le Corti d’appello e i
Consigli notarili, viene rivista ogni tre anni. Per gli anni successivi, e’ comunque bandito un concorso per la copertura di tutti i posti che si rendono disponibili.
4. I commi 1 e 2 dell’articolo 26 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, sono sostituiti dai seguenti:
“Per assicurare il funzionamento regolare e continuo dell’ufficio, il notaro deve tenere nel Comune o nella frazione di Comune assegnatagli studio aperto con il deposito degli atti, registri e repertori notarili, e deve assistere personalmente allo studio stesso almeno tre giorni a settimana e almeno uno ogni quindici giorni per ciascun Comune o frazione di Comune aggregati.
Il notaro puo’ recarsi, per ragione delle sue funzioni, in tutto il territorio del distretto della Corte d’Appello in cui trovasi la sua sede notarile, ed aprire un ufficio secondario nel territorio del distretto notarile in cui trovasi la sede stessa”.
5. Il comma 2 dell’articolo 27 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, e’ sostituito dal seguente:
“Egli non puo’ esercitarlo fuori del territorio della Corte d’Appello nel cui distretto e’ ubicata la sua sede.”.
6. All’articolo 82 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, dopo le parole “stesso distretto” aggiungere: “di Corte d’Appello”.
7. Le lettere a) e b) del comma 1 dell’articolo 153 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come modificato dall’articolo 39 del decreto legislativo 1° agosto 2006, n. 249, sono sostituite dalle seguenti:
“a) al procuratore della Repubblica presso il Tribunale nel cui circondario ha sede il notaio ovvero nel cui circondario il fatto per il quale si procede e’ stato commesso;
b) al presidente del Consiglio notarile del distretto nel cui ruolo e’ iscritto il notaio ovvero del distretto nel quale il fatto per il quale si procede e’ stato commesso. Se l’infrazione e’ addebitata allo stesso presidente, al consigliere che ne fa le veci, previa delibera dello stesso consiglio. La stessa delibera e’ necessaria in caso di intervento ai sensi dell’articolo 156 bis,
comma 5.”.
8. Al comma 1 dell’articolo 155 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, come modificato dall’articolo 41 del decreto legislativo 1° agosto 2006, n. 249, le parole “di cui all’articolo 153, comma 1, lettera b)” sono sostituite dalle seguenti: “in cui il notaio ha
sede”.
9. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.

Capo IV  –  Disposizioni in materia di energia

Art. 13  – Misure per la riduzione del prezzo  del gas naturale per i clienti vulnerabili

1. A decorrere dal primo trimestre successivo all’entrata in vigore del presente decreto, l’Autorita’ per l’energia elettrica e il gas, al fine di adeguare i prezzi di riferimento del gas naturale per i clienti vulnerabili di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, ai valori europei, nella determinazione dei corrispettivi variabili a copertura dei costi di approvvigionamento di gas naturale, introduce progressivamente tra i parametri in base ai quali e’ disposto l’aggiornamento anche il riferimento per una quota gradualmente crescente ai prezzi del gas rilevati sul mercato. In attesa dell’avvio del mercato del gas naturale di cui all’articolo 30, comma 1, della legge 23 luglio 2009, n. 99, i mercati di riferimento da considerare sono i mercati europei individuati ai sensi dell’articolo 9, comma 6, del decreto legislativo 13 agosto 2010, n.130.

Art. 14  – Misure per ridurre i costi di approvvigionamento di gas naturale per le imprese

1. Le capacita’ di stoccaggio di gas naturale che si rendono disponibili a seguito delle rideterminazioni del volume di stoccaggio strategico di cui all’articolo 12, comma 11- ter, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164, nonche’ delle nuove modalita’ di
calcolo degli obblighi di modulazione stabilite in base ai criteri determinati dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi dell’articolo 18, comma 2, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164, come modificato dal decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93, sono assegnate, per uno spazio stabilito e aggiornato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, per l’offerta alle imprese di servizi integrati di trasporto a mezzo gasdotti esteri e di rigassificazione, comprensivi dello stoccaggio di gas naturale, finalizzati a consentire il loro approvvigionamento diretto di gas naturale dall’estero, secondo criteri di sicurezza degli approvvigionamenti stabiliti nello stesso decreto.
2. I servizi di cui al comma 1 sono offerti da parte delle imprese di rigassificazione e di trasporto in regime regolato in base a modalita’ definite dall’Autorita’ per l’energia elettrica e il gas.
3. Le eventuali ulteriori capacita’ di stoccaggio di gas naturale disponibili non assegnate ai sensi del comma 1, sono assegnate secondo le modalita’ di cui all’articolo 12, comma 7, lettera a), ultimo periodo, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164, come modificato dal decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93.
4. Il volume di gas naturale attualmente contenuto nel volume di stoccaggio strategico che si rende disponibile a seguito delle rideterminazioni di cui al comma 1, e’ ceduto dalle imprese di stoccaggio, anche per l’avvio transitorio dei servizi di cui al comma 1, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello sviluppo economico.

Art. 15  – Disposizioni in materia  di separazione proprietaria

1. Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all’articolo 1, comma 905, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, relativamente alla partecipazione azionaria attualmente detenuta in Snam S.p.A., e’ emanato entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge.

Art. 16  – Sviluppo di risorse energetiche  e minerarie nazionali strategiche

1. Al fine di favorire nuovi investimenti di ricerca e sviluppo delle risorse energetiche nazionali strategiche di idrocarburi, garantendo maggiori entrate erariali per lo Stato, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, previa intesa sancita in sede di Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabilite le modalita’ per individuare le maggiori entrate effettivamente realizzate e le modalita’ di destinazione di una quota di tali maggiori entrate per lo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi nonche’ ogni altra disposizione attuativa occorrente all’attuazione del presente articolo.
2. Le attivita’ di cui all’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1979, n. 886, sono svolte secondo le norme vigenti, le regole di buona tecnica di cui alla norma UNI 11366.

Art. 17 – Liberalizzazione della distribuzione  dei carburanti

1. I gestori degli impianti di distribuzione dei carburanti che siano anche titolari della relativa autorizzazione petrolifera possono liberamente rifornirsi da qualsiasi produttore o rivenditore nel rispetto della vigente normativa nazionale ed europea. A decorrere dal 30 giugno 2012 eventuali clausole contrattuali che prevedano per gli stessi gestori titolari forme di esclusiva nell’approvvigionamento cessano di avere effetto per la parte eccedente il 50 per cento della fornitura complessivamente pattuita e comunque per la parte eccedente il 50 per cento di quanto erogato nel precedente anno dal singolo punto vendita. Nei casi previsti dal presente comma le parti possono rinegoziare le condizioni economiche e l’uso del marchio. Nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie, le aggregazioni di gestori di impianti di distribuzione di carburante al fine di sviluppare la capacita’ di acquisto all’ingrosso di carburanti, di servizi di stoccaggio e di trasporto dei medesimi sono consentite anche in deroga ad eventuali clausole negoziali che ne vietino la realizzazione.
2. Al fine di incrementare la concorrenzialita’ e l’efficienza del mercato anche attraverso una diversificazione nelle relazioni contrattuali tra i titolari di autorizzazioni o concessioni e gestori degli impianti di distribuzione carburanti, i commi da 12 a 14 dell’articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono sostituiti dai seguenti:
“12. Fermo restando quanto disposto con il decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, e successive modificazioni, in aggiunta agli attuali contratti di comodato e fornitura ovvero somministrazione possono essere adottate, alla scadenza dei contratti esistenti, differenti tipologie contrattuali per l’affidamento e l’approvvigionamento degli impianti di distribuzione carburanti, nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie, e previa definizione negoziale di ciascuna tipologia mediante accordi sottoscritti tra organizzazioni di rappresentanza dei titolari di autorizzazione o concessione e dei gestori, depositati presso il Ministero dello sviluppo economico.
13. In ogni momento i titolari degli impianti e i gestori degli stessi, da soli o in societa’ o cooperative, possono accordarsi per l’effettuazione del riscatto degli impianti da parte del gestore stesso, stabilendo un indennizzo che tenga conto degli investimenti fatti, degli ammortamenti in relazione agli eventuali canoni gia’ pagati, dell’avviamento e degli andamenti del fatturato, secondo criteri stabiliti con decreto del Ministero dello sviluppo economico.
14. I nuovi contratti di cui al comma 12 devono assicurare al gestore condizioni contrattuali eque e non discriminatorie per competere nel mercato di riferimento.”
3. I comportamenti posti in essere dai titolari degli impianti allo scopo di ostacolare, impedire o limitare, in via di fatto o tramite previsioni contrattuali, le facolta’ attribuite dal presente articolo al gestore integrano abuso di dipendenza economica, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 9 della legge 18 giugno 1998, n.192.
4. All’articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n.111, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 8 e’ sostituito dal seguente:
“8. Al fine di incrementare la concorrenzialita’, l’efficienza del mercato e la qualita’ dei servizi nel settore degli impianti di distribuzione dei carburanti, e’ sempre consentito in tali impianti:
a) l’esercizio dell’attivita’ di somministrazione di alimenti e bevande di cui all’articolo 5, comma 1, lettera b), della legge 25 agosto 1991, n. 287, fermo restando il rispetto delle prescrizioni di cui all’articolo 64, commi 5 e 6, e il possesso dei requisiti di onorabilita’ e professionali di cui all’articolo 71 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59;
b) l’esercizio dell’attivita’ di un punto di vendita non esclusivo di quotidiani e periodici senza limiti di ampiezza della superficie dell’impianto e l’esercizio della rivendita di tabacchi presso gli impianti di distribuzione carburanti con una superficie minima di 1.500 mq;
c) la vendita di ogni bene e servizio, nel rispetto della vigente normativa relativa al bene e al servizio posto in vendita.”.
b) il comma 10 e’ sostituito dal seguente:
“10. Le attivita’ di cui al comma 8, lettere a), b) e c), di nuova realizzazione, anche se installate su impianti esistenti, sono
esercitate dai soggetti titolari della licenza di esercizio dell’impianto di distribuzione di carburanti rilasciata dall’ufficio tecnico di finanza, salvo rinuncia del titolare della licenza dell’esercizio medesimo, che puo’ consentire a terzi lo svolgimento delle predette attivita’. In ogni caso sono fatti salvi i vincoli connessi con procedure competitive in aree autostradali in concessione espletate al 30 giugno 2012”;
c) Alla fine del comma 4 sono inserite le parole: “I Comuni non rilasciano ulteriori autorizzazioni o proroghe di autorizzazioni relativamente agli impianti incompatibili.”
d) il comma 6 e’ sostituito dal seguente: “6. L’adeguamento di cui al comma 5 e’ consentito a condizione che l’impianto sia compatibile sulla base dei criteri di cui al comma 3. Per gli impianti esistenti, l’adeguamento ha luogo entro il 31 dicembre 2012.
Il mancato adeguamento entro tale termine comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da determinare in rapporto all’erogato dell’anno precedente, da un minimo di mille euro a un massimo di cinquemila euro per ogni mese di ritardo nell’adeguamento e, per gli impianti incompatibili, costituisce causa di decadenza dell’autorizzazione amministrativa di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 11 febbraio 1998, n.32, dichiarata dal Comune competente.”.
5. All’articolo 83-bis, comma 17, del decreto-legge 25 giugno 2008, n.112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n.133, sono aggiunte in fondo le seguenti parole: “o che prevedano obbligatoriamente la presenza contestuale di piu’ tipologie di carburanti, ivi incluso il metano per autotrazione, se tale ultimo obbligo comporta ostacoli tecnici o oneri economici eccessivi e non proporzionali alle finalita’ dell’obbligo” .
6. L’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas, coerentemente con gli indirizzi del Ministro dello sviluppo economico stabiliti per la diffusione del metano per autotrazione, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto adotta misure affinche’ nei Codici di rete e di distribuzione di cui al decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, siano previste modalita’ per accelerare i tempi di allacciamento dei nuovi impianti di distribuzione di metano per uso autotrazione alla rete di trasporto o di distribuzione di gas, per ridurre gli stessi oneri di allacciamento, in particolare per le aree dove tali impianti siano presenti in misura limitata, nonche’ per la riduzione delle penali per i superi di capacita’ impegnata previste per gli stessi impianti.

Art. 18  – Liberalizzazione degli impianti completamente automatizzati fuori dei centri abitati

1. Al comma 7 dell’articolo 28 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo la parola “dipendenti” sono aggiunte le parole “o collaboratori” e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:  “Nel rispetto delle norme di circolazione stradale, presso gli impianti stradali di distribuzione carburanti posti al di fuori dei centri abitati, quali definiti ai sensi del codice della strada o degli strumenti urbanistici comunali, non possono essere posti vincoli o limitazioni all’utilizzo continuativo, anche senza assistenza, delle apparecchiature per la modalita’ di rifornimento senza servizio con pagamento anticipato.”.

Art. 19  – Miglioramento delle informazioni al consumatore sui prezzi dei carburanti

1. Con decreto del Ministero dello sviluppo economico, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, e’ definita la nuova metodologia di calcolo del prezzo medio del lunedi’ da comunicare al Ministero dello sviluppo economico per il relativo invio alla Commissione Europea ai sensi della Decisione del Consiglio 1999/280/CE del 22 aprile 1999 e della successiva Decisione della Commissione 1999/566/CE del 26 luglio 1999, basata sul prezzo offerto al pubblico con la modalita’ di rifornimento senza servizio per ciascuna tipologia di carburante per autotrazione.
2. Entro sei mesi dalla stessa data, con uno o piu’ decreti del Ministero dello sviluppo economico sono definite le modalita’ attuative della disposizione di cui al secondo periodo dell’articolo 15, comma 5, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in ordine alla cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso ogni punto vendita di carburanti, in modo da assicurare che le indicazioni per ciascun prodotto rechino i prezzi in modalita’ non servito, ove presente, senza indicazioni sotto forma di sconti, secondo il seguente ordine dall’alto verso il basso: gasolio, benzina, GPL, metano. In tale decreto si prevede che i prezzi delle altre tipologie di carburanti speciali e il prezzo della modalita’ di rifornimento con servizio debbano essere riportati su cartelloni separati, indicando quest’ultimo prezzo come differenza in aumento rispetto al prezzo senza servizio, ove esso sia presente.
3. Con il decreto di cui al comma 2 si prevedono, altresi’, le modalita’ di evidenziazione, nella cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso ogni punto vendita di carburanti, delle prime due cifre decimali rispetto alla terza, dopo il numero intero del prezzo in euro praticato nel punto vendita.
4. Modifiche a quanto disposto dai decreti di cui ai commi 2 e 3 sono adottate con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentiti il Garante per la sorveglianza dei prezzi istituito ai sensi dell’articolo 2, commi 198 e 199 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel rispetto dei medesimi obiettivi di trasparenza.

Art. 20  – Fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti

1. Al primo comma dell’articolo 28 del decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, n. 98 le parole “in misura non eccedente il venticinque per cento dell’ammontare complessivo del fondo annualmente consolidato” sono abrogate, le parole “due esercizi annuali” sono sostituite dalle parole “tre esercizi annuali” e il comma 2 e’ sostituito dal seguente: “2. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro il 30 giugno 2012, e’ determinata l’entita’ sia dei contributi di cui al comma 1, sia della nuova contribuzione al fondo di cui allo stesso comma 1, per un periodo non superiore a tre anni, articolandola in una componente fissa per ciascuna tipologia di impianto e in una variabile in funzione dei litri erogati, tenendo altresi’ conto della densita’ territoriale degli impianti all’interno del medesimo bacino di utenza.”

rt. 21  – Disposizioni per accrescere la sicurezza, l’efficienza e la concorrenza nel mercato dell’energia elettrica

1. In relazione al processo di integrazione del mercato europeo ed ai cambiamenti in corso nel sistema elettrico, con particolare riferimento alla crescente produzione da fonte rinnovabile, il Ministro dello sviluppo economico, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sentita l’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas, emana indirizzi e modifica la disciplina attuativa delle disposizioni di cui all’articolo 3, comma 10, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, allo scopo di contenere i costi e garantire sicurezza e qualita’ delle forniture di energia elettrica, nel rispetto dei criteri e dei principi di mercato.
2. All’inizio del comma 2 dell’articolo 19 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono anteposte le seguenti parole: “Per la prima volta entro il 28 febbraio 2012 e successivamente” e nel medesimo comma 2 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole : “In esito alla predetta analisi, l’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas adotta con propria delibera, entro i successivi 60 giorni, le misure sui sistemi di protezione e di difesa delle reti elettriche necessarie per garantire la sicurezza del sistema, nonche’ definisce le modalita’ per la rapida installazione di ulteriori dispositivi di sicurezza sugli impianti di produzione, almeno nelle aree ad elevata concentrazione di potenza non programmabile.”
3. Con i decreti di definizione dei nuovi regimi di incentivazione per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cui all’articolo 24, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, allo scopo di conferire maggiore flessibilita’ e sicurezza al sistema elettrico, puo’ essere rideterminata la data per la prestazione di specifici servizi di rete da parte delle attrezzature utilizzate in impianti fotovoltaici, in attuazione del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
4. A far data dall’entrata in vigore del presente provvedimento, sono abrogate le disposizioni di cui alla legge 8 marzo 1949, n. 105, recante “Normalizzazione delle reti di distribuzione di energia elettrica a corrente alternata, in derivazione, a tensione compresa fra 100 e 1000 volt”.
5. Dalla medesima data di cui al comma 4, si intende quale normativa tecnica di riferimento per i livelli nominali di tensione dei sistemi elettrici di distribuzione in bassa tensione la norma CEI 8-6, emanata dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) in forza della legge 1° marzo 1968, n. 186.
6. Al fine di facilitare ed accelerare la realizzazione delle infrastrutture di rete di interesse nazionale, l’Autorita’ per l’energia elettrica e il gas, entro 90 giorni dalla richiesta dei Concessionari, definisce la remunerazione relativa a specifici asset regolati esistenti alla data della richiesta, senza alcun aumento della remunerazione complessiva del capitale e della tariffa rispetto alla regolazione in corso.
 
Art. 22  – Disposizioni per accrescere la trasparenza sui mercati dell’energia elettrica e del gas

1. Al fine di promuovere la concorrenza nei mercati dell’energia elettrica e del gas, il Sistema informatico Integrato, istituito presso l’Acquirente Unico ai sensi dell’articolo 1-bis del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito dalla legge 13 agosto 2010, n. 129, e’ finalizzato anche alla gestione delle informazioni relative ai consumi di energia elettrica e di gas dei clienti finali e la banca dati di cui al comma 1 del medesimo articolo 1-bis raccoglie, oltre alle informazioni sui punti di prelievo ed ai dati identificativi dei clienti finali, anche i dati sulle relative misure dei consumi di energia elettrica e di gas. L’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas adegua i propri provvedimenti in materia entro due mesi dall’entrata in vigore della presente disposizione, in modo da favorire la trasparenza informativa e l’accesso delle societa’ di vendita ai dati gestiti dal Sistema informatico integrato.
2. Il mancato o incompleto rispetto degli obblighi di comunicazione di cui al comma 1 da parte degli operatori e’ sanzionato da parte dell’Autorita’ per l’energia elettrica ed il Gas secondo le disposizioni di cui all’articolo 45 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 93.
3. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art.  23 – Semplificazione delle  procedure  per  l’approvazione  del  piano  di sviluppo della rete di trasmissione nazionale

1. Fermi restando l’obbligo di predisposizione annuale di un  Piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale e  le  procedure  di valutazione,  consultazione   pubblica   ed   approvazione   previste dall’articolo 36, comma 12, del decreto legislativo 1°  giugno  2011, n. 93, il medesimo Piano e’ sottoposto annualmente alla  verifica  di assoggettabilita’ a procedura VAS di cui all’articolo 12 del  decreto legislativo 3 aprile  2006,  n.  152  ed  e’  comunque  sottoposto  a procedura VAS ogni tre anni.
2. Ai fini della verifica di assoggettabilita’ a procedura  VAS  di cui al comma precedente,  il  piano  di  sviluppo  della  rete  e  il collegato rapporto ambientale evidenziano, con sufficiente livello di dettaglio, l’impatto ambientale complessivo delle nuove opere.

Art. 24 – Accelerazione delle attivita’ di disattivazione e smantellamento  dei siti nucleari

1. I pareri riguardanti i progetti di  disattivazione  di  impianti nucleari, per i quali sia stata  richiesta  l’autorizzazione  di  cui all’articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo  1995,  n.  230,  da almeno dodici mesi, sono rilasciati dalle Amministrazioni  competenti entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del  presente decreto. Su motivata richiesta dell’Amministrazione  interessata,  il termine  di  cui  al  periodo  precedente   puo’   essere   prorogato dall’Amministrazione procedente di ulteriori sessanta giorni.
2. Qualora le Amministrazioni competenti  non  rilascino  i  pareri entro il termine previsto al comma 1,  il  Ministero  dello  sviluppo economico convoca una conferenza di servizi, che si svolge secondo le modalita’ di cui alla legge  7  agosto  1990,  n.  241,  al  fine  di concludere la procedura di valutazione  entro  i  successivi  novanta giorni.
3. Al fine di ridurre i tempi e i costi nella  realizzazione  delle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari e  di  garantire nel modo piu’ efficace la radioprotezione nei siti interessati, fermo restando le specifiche procedure previste per  la  realizzazione  del Deposito  Nazionale  e  del  Parco  Tecnologico  di  cui  al  decreto
legislativo 15  febbraio  2010,  n.  31  e  successive  modifiche  ed integrazioni, la Sogin S.p.A. segnala  entro  sessanta  giorni  dalla data di entrata in vigore del presente  decreto  al  Ministero  dello sviluppo economico e alle  Autorita’  competenti,  nell’ambito  delle attivita’ richieste ai sensi dell’articolo 6 della legge 31  dicembre 1962,  n.  1860  e  dell’articolo  148,  comma  1-bis,  del   decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, le operazioni e gli interventi per i   quali   risulta   prioritaria   l’acquisizione   delle   relative autorizzazioni, in attesa dell’ottenimento  dell’autorizzazione  alla disattivazione. Il Ministero  dello  sviluppo  economico  convoca  la conferenza di servizi di cui alla legge 7 agosto  1990,  n.  241,  al fine di concludere la procedura di  valutazione  entro  i  successivi novanta giorni.
  4.  Fatte  salve  le   specifiche   procedure   previste   per   la realizzazione  del  Deposito  Nazionale  e  del   Parco   Tecnologico richiamate  al  comma  3,  l’autorizzazione  alla  realizzazione  dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell’articolo  55  del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230, nonche’  le  autorizzazioni di cui all’articolo 6  della  legge  31  dicembre  1962  n.  1860,  e all’articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data  di  entrata  in  vigore  del presente decreto,  valgono  anche  quale  dichiarazione  di  pubblica utilita’, indifferibilita’ e  urgenza,  costituiscono  varianti  agli strumenti   urbanistici   e    sostituiscono    ogni    provvedimento amministrativo, autorizzazione,  concessione,  licenza,  nulla  osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati,  previsti dalle norme vigenti costituendo titolo alla esecuzione  delle  opere.  Per il rilascio dell’autorizzazione e’ fatto obbligo di richiedere il parere motivato  del  comune  e  della  Regione  nel  cui  territorio ricadono le opere di cui al presente comma, fatta salva  l’esecuzione della Valutazione  d’impatto  ambientale  ove  prevista.  La  regione competente puo’ promuovere accordi  tra  il  proponente  e  gli  enti locali interessati dagli interventi di cui  al  presente  comma,  per individuare misure di compensazione e riequilibrio  ambientale  senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
5. La componente tariffaria di cui all’articolo 25,  comma  3,  del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e successive modifiche e integrazioni, e’ quella di cui all’articolo 1, comma 1,  lettera  a), del  decreto  legge  18  febbraio  2003,  n.  25,   convertito,   con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 83.  Le  disponibilita’ correlate a detta  componente  tariffaria,  sono  impiegate,  per  il finanziamento della realizzazione e gestione del Deposito Nazionale e delle strutture tecnologiche di supporto  e  correlate  limitatamente alle  attivita’  funzionali  allo   smantellamento   delle   centrali elettronucleari e degli impianti nucleari dismessi, alla chiusura del ciclo  del  combustibile  nucleare  ed  alle  attivita’  connesse   e conseguenti e alle altre attivita’ previste  a  legislazione  vigente che devono essere individuate  con  apposito  decreto  del  Ministero dello sviluppo economico entro 60 giorni dall’entrata in  vigore  del presente  decreto.  Le  entrate  derivanti  dal   corrispettivo   per l’utilizzo delle strutture  del  Parco  Tecnologico  e  del  Deposito Nazionale, secondo modalita’ stabilite dal  Ministro  dello  sviluppo economico, su proposta dell’Autorita’ per l’energia  elettrica  e  il gas, sono destinate a riduzione  della  tariffa  elettrica  a  carico degli utenti.
6. Il comma 104 della legge 23 agosto 2004, n.  239  e’  sostituito dal seguente comma:
“104. I soggetti produttori  e  detentori  di  rifiuti  radioattivi conferiscono, nel rispetto della normativa nazionale  e  comunitaria, anche in relazione agli sviluppi della  tecnica  e  alle  indicazioni dell’Unione europea, tali rifiuti per la  messa  in  sicurezza  e  lo stoccaggio al Deposito Nazionale di  cui  all’articolo  2,  comma  1, lettera e) del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31. I tempi e le modalita’ tecniche del conferimento sono definiti con decreto  del Ministero dello sviluppo economico,  di  concerto  con  il  Ministero dell’ambiente e  della  tutela  del  territorio  e  del  mare,  anche avvalendosi dell’Agenzia per la sicurezza nucleare.”.

Capo V  –  Servizi pubblici locali
 
Art. 25  – Promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali  

1. Al decreto legge 13 agosto 2011, n.138, convertito nella legge 14 settembre 2011, n.148 sono apportate le seguenti modificazioni:  
A) dopo l’articolo 3 e’ inserito il seguente:
“Art. 3-bis. (Ambiti territoriali e criteri di organizzazione dello svolgimento dei servizi pubblici locali)
1. A tutela della concorrenza e dell’ambiente, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano organizzano lo svolgimento dei servizi pubblici locali in ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei individuati in riferimento a dimensioni comunque non inferiori alla dimensione del territorio provinciale e tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l’efficienza del servizio, entro il termine del 30 giugno 2012. Decorso inutilmente il termine indicato, il Consiglio dei Ministri, a tutela dell’unita’ giuridica ed economica, esercita i poteri sostitutivi di cui all’art. 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, per organizzare lo svolgimento dei servizi pubblici locali in ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei, in riferimento a dimensioni comunque non inferiori alla dimensione del territorio provinciale e tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massimizzare l’efficienza del servizio.
2. A decorrere dal 2013, l’applicazione di procedure di affidamento dei servizi a evidenza pubblica da parte di Regioni, Province e Comuni o degli enti di governo locali dell’ambito o del bacino costituisce elemento di valutazione della virtuosita’ degli stessi ai sensi dell’articolo 20, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. A tal fine, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito dei compiti di tutela e promozione della concorrenza nelle Regioni e negli enti locali comunica, entro il termine perentorio del 31 gennaio di ciascun anno, al Ministero dell’economia e delle finanze gli enti che hanno provveduto all’applicazione delle procedure previste dal presente articolo. In caso di mancata comunicazione entro il termine di cui al periodo precedente, si prescinde dal predetto elemento di valutazione della virtuosita’.
3. Fatti salvi i finanziamenti ai progetti relativi ai servizi pubblici locali di rilevanza economica cofinanziati con fondi europei, i finanziamenti a qualsiasi titolo concessi a valere su risorse pubbliche statali ai sensi dell’articolo 119, quinto comma, della Costituzione sono prioritariamente attribuiti agli enti di governo degli ambiti o dei bacini territoriali ottimali ovvero ai relativi gestori del servizio selezionati tramite procedura ad evidenza pubblica o di cui comunque l’Autorita’ di regolazione competente abbia verificato l’efficienza gestionale e la qualita’ del servizio reso sulla base dei parametri stabiliti dall’Autorita’ stessa.
4. Le societa’ affidatarie in house sono assoggettate al patto di stabilita’ interno secondo le modalita’ definite dal decreto ministeriale previsto dall’articolo 18, comma 2-bis del decreto legge 25 luglio 2008, n. 112, convertito con legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni. L’ente locale o l’ente di governo locale dell’ambito o del bacino vigila sull’osservanza da parte delle societa’ di cui al periodo precedente dei vincoli derivanti dal patto di stabilita’ interno.
5. Le societa’ affidatarie in house sono tenute all’acquisto di beni e servizi secondo le disposizioni di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni. Le medesime societa’ adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalita’ per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell’articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 nonche’ delle disposizioni che stabiliscono a carico degli enti locali divieti o limitazioni alle assunzioni di personale, contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitarie e per le consulenze anche degli amministratori.”.
2. All’articolo 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il comma 5 e’ inserito il seguente:
“5-bis. A decorrere dall’anno 2013, le aziende speciali e le istituzioni sono assoggettate al patto di stabilita’ interno secondo le modalita’ definite, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dell’interno e degli affari regionali, sentita la Conferenza Stato- Citta’ ed autonomie locali, da emanare entro il 30 ottobre 2012. A tal fine, le aziende speciali e le istituzioni si iscrivono e depositano i propri bilanci al registro delle imprese o nel repertorio delle notizie economico-amministrative della Camera di commercio del proprio territorio entro il 31 maggio di ciascun anno. L’Unioncamere trasmette al Ministero dell’economia e delle finanze, entro il 30 giugno, l’elenco delle predette aziende speciali e istituzioni ed i relativi dati di bilancio. Alle aziende speciali ed alle istituzioni si applicano le disposizioni del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, nonche’ le disposizioni che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieti o limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per consulenze anche degli amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano sull’osservanza del presente comma da parte dei soggetti indicati ai periodi precedenti.”;
b) al comma 8 dopo le parole “seguenti atti” sono inserite le seguenti: “da sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale.”.
B) All’art. 4, sono apportate le seguenti modificazioni:
1. Al comma 1 dopo le parole “libera prestazione dei servizi,” e prima delle parole “verificano la realizzabilita’” inserire le parole: “dopo aver individuato i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e universale”.
2. Il comma 3 e’ sostituito dal seguente:
“3. Per gli enti territoriali con popolazione superiore a 10.000 abitanti, la delibera di cui al comma precedente e’ adottata previo parere obbligatorio dell’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato, che si pronuncia entro sessanta giorni, sulla base dell’istruttoria svolta dall’ ente di governo locale dell’ambito o del bacino o in sua assenza dall’ente locale, in merito all’esistenza di ragioni idonee e sufficienti all’attribuzione di diritti di esclusiva e alla correttezza della scelta eventuale di procedere all’affidamento simultaneo con gara di una pluralita’ di servizi pubblici locali. La delibera e il parere sono resi pubblici sul sito internet, ove presente, e con ulteriori modalita’ idonee”.
3. Il comma 4 e’ sostituito dal seguente:
“4. L’invio all’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato, per il parere obbligatorio, della verifica di cui al comma 1 e del relativo schema di delibera quadro di cui al comma 2, e’ effettuato entro dodici mesi dall’entrata in vigore del presente decreto e poi periodicamente secondo i rispettivi ordinamenti degli enti locali. La delibera quadro di cui al comma 2 e’ comunque adottata prima di procedere al conferimento e al rinnovo della gestione dei servizi, entro trenta giorni dal parere dell’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato. In assenza della delibera, l’ente locale non puo’ procedere all’attribuzione di diritti di esclusiva ai sensi del presente articolo.”.
4. Al comma 11, dopo la lettera b), e’ inserita la seguente:
“b-bis) prevede l’impegno del soggetto gestore a conseguire economie di gestione con riferimento all’intera durata programmata dell’affidamento, e prevede altresi’, tra gli elementi di valutazione dell’offerta, la misura delle anzidette economie e la loro destinazione alla riduzione delle tariffe da praticarsi agli utenti ed al finanziamento di strumenti di sostegno connessi a processi di efficientamento relativi al personale;”.
5. Al comma 13 le parole: “somma complessiva di 900.000 euro annui” sono sostituite dalle seguenti: “somma complessiva di 200.000 euro annui”.
6. Al comma 32 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a) in fine le parole “alla data del 31 marzo 2012” sono sostituite dalle seguenti: “alla data del 31 dicembre 2012. In deroga, l’affidamento per la gestione «in house» puo’ avvenire a favore di azienda risultante dalla integrazione operativa, perfezionata entro il termine del 31 dicembre 2012, di preesistenti gestioni dirette o in house tale da configurare un unico gestore del servizio a livello di ambito o di bacino territoriale ottimale ai sensi dell’articolo 3-bis.”. In tal caso il contratto di servizio dovra’ prevedere indicazioni puntuali riguardanti il livello di qualita’ del servizio reso, il prezzo medio per utente, il livello di investimenti programmati ed effettuati e obiettivi di performance (redditivita’, qualita’, efficienza). La valutazione dell’efficacia e dell’efficienza della gestione e il rispetto delle condizioni previste nel contratto di servizio sono sottoposti a verifica annuale da parte dell’Autorita’ di regolazione di settore. La durata dell’affidamento in house all’azienda risultante dall’integrazione non puo’ essere in ogni caso superiore a tre anni”;
b) alla lettera b) in fine le parole “alla data del 30 giugno 2012” sono sostituite con le seguenti: “alla data del 31 marzo 2013”.
7. Dopo il comma 32-bis e’ inserito il seguente: “32-ter. Fermo restando quanto previsto dal comma 32 ed al fine di non pregiudicare la necessaria continuita’ nell’erogazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, i soggetti pubblici e privati esercenti a qualsiasi titolo attivita’ di gestione dei servizi pubblici locali assicurano l’integrale e regolare prosecuzione delle attivita’ medesime anche oltre le scadenze ivi previste, ed in particolare il rispetto degli obblighi di servizio pubblico e degli standard minimi del servizio pubblico locale di cui all’articolo 2, comma 3, lett. e), del presente decreto, alle condizioni di cui ai rispettivi contratti di servizio e dagli altri atti che regolano il rapporto, fino al subentro del nuovo gestore e comunque, in caso di liberalizzazione del settore, fino all’apertura del mercato alla concorrenza. Nessun indennizzo o compenso aggiuntivo puo’ essere ad alcun titolo preteso in relazione a quanto previsto nel presente articolo.”.
8. Al comma 33-ter, le parole “Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale, adottato, entro il 31 gennaio 2012” sono sostituite dalle seguenti: “Ministro per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport, adottato entro il 31 marzo 2012”.
9. Al comma 34 sono apportate le seguenti modificazioni: a) sono soppresse le parole: “il servizio di trasporto ferroviario regionale, di cui al decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422”;
b) in fine e’ inserito il seguente periodo: “Con riguardo al trasporto pubblico regionale ferroviario sono fatti salvi, fino alla scadenza naturale dei primi sei anni di validita’, gli affidamenti e i contratti di servizio gia’ deliberati o sottoscritti in conformita’ all’articolo 5 del regolamento CE n. 1370/2007 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007 ed in conformita’ all’articolo 61 della legge 23 luglio 2009, n. 99.”.
2. All’art. 201, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 4, lettera a) sono soppresse le parole “la realizzazione”, sono sostituite le parole “dell’intero” con la seguente: “del” e dopo le parole “servizio,” sono inserite le seguenti: “che puo’ essere”;
b) al comma 4, lettera b) le parole “e smaltimento” sono sostituite con le seguenti: “avvio a smaltimento e recupero, nonche’, ricorrendo le ipotesi di cui alla precedente lettera a), smaltimento”;
c) dopo il comma 4, e’ inserito il seguente:
“4-bis. Nel caso in cui gli impianti siano di titolarita’ di soggetti diversi dagli enti locali di riferimento, all’affidatario del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani devono essere garantiti l’accesso agli impianti a tariffe regolate e predeterminate e la disponibilita’ delle potenzialita’ e capacita’ necessarie a soddisfare le esigenze di conferimento indicate nel Piano d’Ambito.”.
3. Al comma 1 dell’articolo 14 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni in legge 22 dicembre 2011, n. 214, le parole “svolto in regime di privativa dai comuni” sono sostituite dalle seguenti: “svolto mediante l’attribuzione di diritti di esclusiva nelle ipotesi di cui al comma 1 dell’articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 convertito, con modificazioni, in legge 14 settembre 2011, n. 148”.
4. I concessionari e gli affidatari di servizi pubblici locali, a seguito di specifica richiesta, sono tenuti a fornire agli enti locali che decidono di bandire la gara per l’affidamento del relativo servizio i dati concernenti le caratteristiche tecniche degli impianti e delle infrastrutture, il loro valore contabile di inizio esercizio, secondo parametri di mercato, le rivalutazioni e gli ammortamenti e ogni altra informazione necessaria per definire i bandi.
5. Fermo restando quanto previsto dagli articoli 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, il ritardo nella comunicazione oltre il termine di sessanta giorni dall’apposita richiesta e la comunicazione di informazioni false integrano illecito per il quale il prefetto, su richiesta dell’ente locale, irroga una sanzione amministrativa pecuniaria, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689, da un minimo di euro 5.000 ad un massimo di euro 500.000.

Art. 26  –  Misure in favore della concorrenza nella gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio e per l’incremento della raccolta e recupero degli imballaggi

1. Al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
a) all’articolo 221,
1) al comma 3, la lettera a) e’ sostituita dalla seguente: ‹‹a) organizzare autonomamente, anche in forma collettiva, la gestione dei propri rifiuti di imballaggio››;
2) al comma 5,
2.1) al sesto periodo , le parole ‹‹ sulla base dei››, sono
sostituite dalle seguenti ‹‹acquisiti i››
2.2) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: ‹‹ Alle domande disciplinate dal presente comma si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni relative alle attivita’ private sottoposte alla disciplina degli articoli 19 e 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241. A condizione che siano rispettate le condizioni, le norme tecniche e le prescrizioni specifiche adottate ai sensi del
presente articolo, le attivita’ di cui al comma 3 lettere a) e c) possono essere intraprese decorsi novanta giorni dallo scadere del termine per l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare come indicato nella presente norma. ››
3) al comma 9, nel secondo periodo dopo le parole‹‹ comma 3, lettera h) ››, sono inserite le seguenti: ‹‹ in proporzione alla quota percentuale di imballaggi non recuperati o avviati a riciclo, quota che non puo’ essere inferiore ai 3 punti percentuali rispetto agli obiettivi di cui all’art. 220››
b) all’articolo 265, il comma 5 e’ soppresso
c) all’articolo 261 le parole «pari a sei volte le somme dovute al CONAI» sono sostituite dalle seguenti: «da 10.000 a 60.000 euro»

Capo VI  –  Servizi bancari e assicurativi

Art. 27  – Promozione della concorrenza in materia di conto corrente o di conto di pagamento di base

1. All’articolo 12 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 7 e’ soppresso;
b) il comma 9 e’ sostituito dal seguente: “L’Associazione bancaria italiana, le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento, la societa’ Poste italiane S.p.a., il Consorzio Bancomat, le imprese che gestiscono circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese maggiormente significative a livello nazionale definiscono, entro il 1° giugno 2012, e applicano entro i tre mesi successivi, le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni interbancarie a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessita’ di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonche’ di promuovere l’efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza”;
c) il comma 10 e’ sostituito dal seguente: “Entro i sei mesi successivi all’applicazione delle misure di cui al comma 9, il Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d’Italia e l’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato, valuta l’efficacia delle misure definite ai sensi del comma 9. In caso di mancata definizione e applicazione delle misure di cui al comma 9, le stesse sono fissate con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentita la Banca d’Italia e l’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato”;
d) e’ inserito il comma 10 bis: “Fino all’esito della valutazione di efficacia di cui al comma 10, l’applicazione del comma 7 dell’articolo 34 della legge 12 novembre 2011, n. 183, e’ sospesa. In caso di valutazione positiva, il comma 7 dell’articolo 34 della legge 12 novembre 2011, n. 183 e’ abrogato. Nel caso di valutazione non positiva, la disciplina delle ipotesi di cui al comma 7 dell’articolo 34 della legge 12 novembre 2011, n. 183 e’ dettata dal decreto del Ministero dell’economia e delle finanze di cui al comma 10”.
2. I contratti di apertura di credito e di conto corrente in corso sono adeguati entro novanta giorni alle disposizioni di cui all’articolo 117-bis del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, introdotto dalla legge di conversione del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201.
3. I commi 1 e 3 dell’articolo 2-bis del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono abrogati.

Art. 28  – Assicurazioni connesse all’erogazione di mutui immobiliari

1.Le banche, gli istituti di credito e gli intermediari finanziari se condizionano l’erogazione del mutuo alla stipula di un contratto di assicurazione sulla vita sono tenuti a sottoporre al cliente almeno due preventivi di due differenti gruppi assicurativi.

Art. 29  -Efficienza produttiva del risarcimento diretto e risarcimento in forma specifica

1. Nell’ambito del sistema di risarcimento diretto disciplinato dall’art. 150 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n.209, i valori dei costi e delle eventuali franchigie sulla base dei quali vengono definite le compensazioni tra compagnie sono calcolati annualmente secondo un criterio che incentivi l’efficienza produttiva delle compagnie ed in particolare il controllo dei costi dei rimborsi e l’individuazione delle frodi.
2. In alternativa ai risarcimenti per equivalente, e’ facolta’ delle compagnie offrire, nel caso di danni a cose, il risarcimento in forma specifica. In questo caso, se il risarcimento e’ accompagnato da idonea garanzia sulle riparazioni, di validita’ non inferiore ai due anni per tutte le parti non soggette a usura ordinaria, il risarcimento per equivalente e’ ridotto del 30 per cento.

Art. 30  – Repressione delle frodi

1. Ciascuna impresa di assicurazione autorizzata ad esercitare il ramo responsabilita’ civile autoveicoli terrestri di cui all’articolo 2, comma 3, numero 10, del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e’ tenuta a trasmettere all’ISVAP, con cadenza annuale, una relazione, predisposta secondo un modello stabilito dall’ISVAP stesso con provvedimento da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. La relazione
contiene informazioni dettagliate circa il numero dei sinistri per i quali si e’ ritenuto di svolgere approfondimenti in relazione al rischio di frodi, il numero delle querele o denunce presentate all’autorita’ giudiziaria, l’esito dei conseguenti procedimenti penali, nonche’ in ordine alle misure organizzative interne adottate o promosse per contrastare le frodi. Anche sulla base dei predetti elementi informativi, l’ISVAP esercita i poteri di vigilanza di cui al titolo XIV, capo I, del codice delle assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo n. 209 del 2005, e successive modificazioni, al fine di assicurare l’adeguatezza dell’organizzazione aziendale e dei sistemi di liquidazione dei sinistri rispetto all’obiettivo di contrastare le frodi nel settore.  2. Le imprese di assicurazione autorizzate ad esercitare il ramo responsabilita’ civile autoveicoli terrestri di cui all’articolo 2, comma 3, numero 10), del codice delle assicurazioni private, di cui al citato decreto legislativo n. 209 del 2005, sono tenute a indicare nella relazione o nella nota integrativa allegata al bilancio annuale e a pubblicare sui propri siti internet o con altra idonea forma di diffusione, una stima circa la riduzione degli oneri per i sinistri derivante dall’accertamento delle frodi, conseguente all’attivita’ di controllo e repressione delle frodi autonomamente svolta.

Art. 31  – Contrasto della contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la responsabilita’ civile verso i terzi per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada

1. Al fine di contrastare la contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la responsabilita’ civile verso i terzi per danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore su strada, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito l’ISVAP, con regolamento da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, definisce le modalita’ per la progressiva dematerializzazione dei contrassegni, prevedendo la loro sostituzione o integrazione con sistemi elettronici o telematici, anche in collegamento con banche dati, e prevedendo l’utilizzo, ai fini dei relativi controlli, dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo e rilevamento a distanza delle violazioni delle norme del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Il regolamento di cui al primo periodo definisce le caratteristiche e i requisiti di tali sistemi e fissa il termine, non superiore a due anni dalla data della sua entrata in vigore, per la conclusione del relativo processo di dematerializzazione.
2. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, avvalendosi dei dati forniti gratuitamente dalle compagnie di assicurazione, forma periodicamente un elenco dei veicoli a motore che non risultano coperti dall’assicurazione per la responsabilita’ civile verso i terzi prevista dall’articolo 122 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti comunica ai rispettivi proprietari l’inserimento dei veicoli nell’elenco di cui al primo periodo, informandoli circa le conseguenze previste a loro carico nel caso in cui i veicoli stessi siano posti in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate. Il predetto elenco e’ messo a disposizione delle forze di polizia e delle prefetture competenti in ragione del luogo di residenza del proprietario del veicolo. Agli adempimenti di cui al comma 1 e di cui al primo periodo del presente comma si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
3. La violazione dell’obbligo di assicurazione della responsabilita’ civile derivante dalla circolazione dei veicoli puo’ essere rilevata, dandone informazione agli automobilisti interessati, anche attraverso i dispositivi, le apparecchiature e i mezzi tecnici per il controllo del traffico e per il rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di circolazione, approvati o omologati ai sensi dell’articolo 45, comma 6, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, attraverso i dispositivi e le apparecchiature per il controllo a distanza dell’accesso nelle zone a traffico limitato, nonche’ attraverso altri sistemi per la registrazione del transito dei veicoli sulle autostrade o sulle strade sottoposte a pedaggio. La violazione deve essere documentata con sistemi fotografici, di ripresa video o analoghi che, nel rispetto delle esigenze correlate alla tutela della riservatezza personale, consentano di accertare, anche in momenti successivi, lo svolgimento dei fatti costituenti illecito amministrativo, nonche’ i dati di immatricolazione del veicolo ovvero il responsabile della circolazione. Qualora siano utilizzati i dispositivi, le apparecchiature o i mezzi tecnici di cui al presente comma, non vi e’ l’obbligo di contestazione immediata.  Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentiti l’ISVAP e, per i profili di tutela della riservatezza, il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite le caratteristiche dei predetti sistemi di rilevamento a distanza, nell’ambito di quelli di cui al primo periodo, e sono stabilite le modalita’ di attuazione del presente comma, prevedendo a tal fine anche protocolli d’intesa con i comuni, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 32  – Ispezione del veicolo, scatola nera, attestato di rischio, liquidazione dei danni

1. Al comma 1 dell’articolo 132 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Le imprese possono richiedere ai soggetti che presentano proposte per l’assicurazione obbligatoria di sottoporre volontariamente il veicolo ad ispezione, prima della stipula del contratto. Qualora si proceda ad ispezione ai sensi del periodo precedente, le imprese praticano una riduzione rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo. Nel caso in cui l’assicurato acconsenta all’istallazione di meccanismi elettronici che registrano l’attivita’ del veicolo, denominati scatola nera o equivalenti, i costi sono a carico delle compagnie che praticano inoltre una riduzione rispetto alle tariffe stabilite ai sensi del primo periodo.”.
2. All’articolo 134 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 1 e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le indicazioni contenute nell’attestazione sullo stato del rischio devono comprendere la specificazione della tipologia del danno liquidato»; b) dopo il comma 1-bis e’ inserito il seguente: «1-ter. La consegna dell’attestazione sullo stato del rischio, ai sensi dei commi 1 e 1-bis, nonche’ ai sensi del regolamento dell’ISVAP di cui al comma 1, e’ effettuata anche per via telematica, attraverso l’utilizzo delle banche dati elettroniche di cui al comma 2 del presente articolo o di cui all’articolo 135»; c) al comma 2, le parole: «puo’ prevedere » sono sostituite dalla seguente: «prevede »; d) il comma 4 e’ sostituito dal seguente: «4. L’attestazione sullo stato del rischio, all’atto della stipulazione di un contratto per il medesimo veicolo al quale si riferisce l’attestato, e’ acquisita direttamente dall’impresa assicuratrice in via telematica attraverso le banche dati di cui al comma 2 del presente articolo e di cui all’articolo 135».
3. All’articolo 148 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 e’ sostituito dal seguente: «1. Per i sinistri con soli danni a cose, la richiesta di risarcimento, presentata secondo le modalita’ indicate nell’articolo 145, deve essere corredata della denuncia secondo il modulo di cui all’articolo 143 e recare l’indicazione del codice fiscale degli aventi diritto al risarcimento e del luogo, dei giorni e delle ore in cui le cose danneggiate sono disponibili per l’ispezione diretta ad accertare l’entita’ del danno.  Entro sessanta giorni dalla ricezione di tale documentazione, l’impresa di assicurazione formula al danneggiato congrua e motivata offerta per il risarcimento, ovvero comunica specificatamente i motivi per i quali non ritiene di fare offerta. Il termine di sessanta giorni e’ ridotto a trenta quando il modulo di denuncia sia stato sottoscritto dai conducenti coinvolti nel sinistro. Al fine di consentire l’ispezione diretta ad accertare l’entita’ del danno, le cose danneggiate devono essere messe a disposizione per l’accertamento per cinque giorni consecutivi non festivi, a far tempo dal giorno di ricevimento della richiesta di risarcimento da parte dell’assicuratore. Il danneggiato puo’ procedere alla riparazione delle cose danneggiate solo dopo lo spirare del termine indicato al periodo precedente, entro il quale devono essere comunque completate le operazioni di accertamento del danno da parte dell’assicuratore, ovvero dopo il completamento delle medesime operazioni, nel caso in cui esse si siano concluse prima della scadenza del predetto termine.  Qualora le cose danneggiate non siano state messe a disposizione per l’ispezione nei termini previsti dal presente articolo, ovvero siano state riparate prima dell’ispezione stessa, l’impresa, ai fini dell’offerta risarcitoria, effettuera’ le proprie valutazioni sull’entita‘ del danno solo previa presentazione di fattura che attesti gli interventi riparativi effettuati. Resta comunque fermo il diritto dell’assicurato al risarcimento anche qualora ritenga di non procedere alla riparazione»;
b) dopo il comma 2 e‘ inserito il seguente:
«2-bis. A fini di prevenzione e contrasto dei fenomeni fraudolenti, qualora l’impresa di assicurazione abbia provveduto alla consultazione della banca dati sinistri di cui all’articolo 135 e dal risultato della consultazione, avuto riguardo al codice fiscale dei soggetti coinvolti ovvero ai veicoli danneggiati, emergano almeno due parametri di significativita’, come definiti dall’articolo 4 del provvedimento dell’ISVAP n. 2827 del 25 agosto 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 209 del 7 settembre 2010, l’impresa puo’ decidere, entro i termini di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo, di non fare offerta di risarcimento, motivando tale decisione con la necessita’ di condurre ulteriori approfondimenti in relazione al sinistro. La relativa comunicazione e‘ trasmessa dall’impresa al danneggiato e all’ISVAP, al quale e‘ anche trasmessa la documentazione relativa alle analisi condotte sul sinistro. Entro trenta giorni dalla comunicazione della predetta decisione, l’impresa deve comunicare al danneggiato le sue determinazioni conclusive in merito alla richiesta di risarcimento. All’esito degli approfondimenti condotti ai sensi del primo periodo, l’impresa puo’ non formulare offerta di risarcimento, qualora, entro il termine di cui al terzo periodo, presenti querela, nelle ipotesi in cui e‘ prevista, informandone contestualmente l’assicurato nella comunicazione concernente le determinazioni conclusive in merito alla richiesta di risarcimento di cui al medesimo terzo periodo; in tal caso i termini di cui ai commi 1 e 2 sono sospesi e il termine per la presentazione della querela, di cui all’articolo 124, primo comma, del codice penale, decorre dallo spirare del termine di trenta giorni entro il quale l’impresa comunica al danneggiato le sue determinazioni conclusive.
Restano salvi i diritti del danneggiato in merito alla proponibilita’ dell’azione di risarcimento nei termini previsti dall’articolo 145, nonche’ il diritto del danneggiato di ottenere l’accesso agli atti nei termini previsti dall’articolo 146, salvo il caso di presentazione di querela o denuncia»;
c) il comma 3 e’ sostituito dal seguente: «3. Il danneggiato, in pendenza dei termini di cui ai commi 1 e 2 e fatto salvo quanto stabilito dal comma 5, non puo’ rifiutare gli accertamenti strettamente necessari alla valutazione del danno alle cose, nei termini di cui al comma 1, o del danno alla persona, da parte dell’impresa. Qualora cio’ accada, i termini per l’offerta risarcitoria o per la comunicazione dei motivi per i quali l’impresa non ritiene di fare offerta sono sospesi».

Art. 33  – Sanzioni per frodi nell’attestazione delle invalidita’ derivanti da incidenti

1. All’articolo 10-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1:
1) la parola: «micro-invalidita’» e‘ sostituita dalla seguente:
«invalidita’»;
2) le parole: «di cui al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 1 e 3»;
b) dopo il comma 2 e‘ inserito il seguente:
«2-bis. Ai periti assicurativi che accertano e stimano falsamente danni a cose conseguenti a sinistri stradali da cui derivi il risarcimento a carico della societa’ assicuratrice si applica la disciplina di cui al comma 1, in quanto applicabile»;
c) nella rubrica, le parole: «micro-invalidita’» sono sostituite dalla seguente: «invalidita’».

Art. 34  – Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto

1. Gli intermediari che distribuiscono servizi e prodotti assicurativi del ramo assicurativo di danni derivanti dalla circolazione di veicoli e natanti sono tenuti, prima della sottoscrizione del contratto, a informare il cliente, in modo corretto, trasparente ed esaustivo, sulla tariffa e sulle altre condizioni contrattuali proposte da almeno tre diverse compagnie assicurative non appartenenti a medesimi gruppi, anche avvalendosi delle informazioni obbligatoriamente pubblicate dalle imprese di assicurazione sui propri siti internet.
2. Il contratto stipulato senza la dichiarazione del cliente di aver ricevuto le informazioni di cui al comma 1 e’ affetto da nullita’ rilevabile solo a favore dell’assicurato.  3. Il mancato adempimento dell’obbligo di cui al comma 1 comporta l’irrogazione da parte dell’ISVAP a carico della compagnia che ha conferito il mandato all’agente, che risponde in solido con questo, in una misura non inferiore a euro 50.000 e non superiore a euro 100.000.

Art. 35  – Misure per la tempestivita’ dei pagamenti, per l’estinzione dei debiti pregressi delle amministrazioni statali, nonche’ disposizioni in materia di tesoreria unica

1. Al fine di accelerare il pagamento dei crediti commerciali esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto connessi a transazioni commerciali per l’acquisizione di servizi e forniture, certi, liquidi ed esigibili, corrispondente a residui passivi del bilancio dello Stato, sono adottate le seguenti misure:
a) i fondi speciali per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte corrente e di conto capitale, di cui all’articolo 27 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono integrati rispettivamente degli importi di euro 2.000 milioni e 700 milioni per l’anno 2012, mediante riassegnazione, previo versamento all’entrata del bilancio dello Stato per il medesimo anno, di una corrispondente quota delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilita’ speciale 1778 “Agenzia delle entrate – Fondi di bilancio”. Le assegnazioni disposte
con utilizzo delle somme di cui al periodo precedente non devono comportare, secondo i criteri di contabilita’ nazionale, peggioramento dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni;
b) i crediti di cui al presente comma maturati alla data del 31 dicembre 2011, su richiesta dei soggetti creditori, possono essere estinti, in luogo del pagamento disposto con le risorse finanziarie di cui alla lettera a), anche mediante assegnazione di titoli di Stato nel limite massimo di 2.000 milioni di euro. L’importo di cui alla presente lettera puo’ essere incrementato con corrispondente riduzione degli importi di cui alla lettera a). Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze sono definite le modalita’ per l’attuazione delle disposizioni di cui al periodo precedente e sono stabilite le caratteristiche dei titoli e le relative modalita’ di assegnazione nonche’ le modalita’ di versamento al titolo IV dell’entrata del bilancio dello Stato, a fronte del controvalore dei titoli di Stato assegnati, con utilizzo della medesima contabilita’ di cui alla lettera a). Le assegnazioni dei titoli di cui alla presente lettera non sono computate nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicate nella Legge di bilancio.
2. Per provvedere all’estinzione dei crediti per spese relative a consumi intermedi, maturati nei confronti dei Ministeri alla data del 31 dicembre 2011, il cui pagamento rientri, secondo i criteri di contabilita’ nazionale, tra le regolazioni debitorie pregresse e il cui ammontare e’ accertato con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, secondo le medesime modalita’ di cui alla circolare n.  38 del 15 dicembre 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 5 dell’8 gennaio 2011, il fondo di cui all’articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e’ incrementato, per l’anno 2012, di un importo di euro 1.000 milioni mediante riassegnazione previo versamento all’entrata del bilancio dello Stato di euro 740 milioni delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilita’ speciale 1778 “Agenzia delle entrate – Fondi di bilancio”, e di euro 260 milioni mediante utilizzo del risparmio degli interessi derivante dal comma 9 del presente articolo. La lettera b) del comma 17 dell’art. 10 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e’ soppressa.
3. All’onere per interessi derivante dal comma 1, pari a 235 milioni di euro annui a decorrere dal 2012, si provvede con la disposizione di cui al comma 4.
4. In relazione alle maggiori entrate rivenienti nei territori delle autonomie speciali dagli incrementi delle aliquote dell’accisa sull’energia elettrica disposti dai decreti del Ministro dell’Economia e delle Finanze 30 dicembre 2011, concernenti l’aumento dell’accisa sull’energia elettrica a seguito della cessazione dell’applicazione dell’addizionale comunale e provinciale all’accisa sull’energia elettrica, il concorso alla finanza pubblica delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano previsto dall’articolo 28, comma 3, primo periodo del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con legge 22 dicembre 2011, n. 214, e’ incrementato di 235 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012. La quota di maggior gettito pari a 6,4 milioni annui a decorrere dal 2012 derivante all’Erario dai decreti di cui al presente comma resta acquisita al bilancio dello Stato.
5. Con decreti del Ministro dell’economia e delle finanze si provvede alle occorrenti variazioni di bilancio.
6. Al fine di assicurare alle agenzie fiscali ed all’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato la massima flessibilita’ organizzativa, le stesse possono derogare a quanto previsto dall’articolo 9, comma 2, ultimo periodo, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, a condizione che sia comunque assicurata la neutralita’ finanziaria, prevedendo, ove necessario, la relativa compensazione, anche a carico del fondo per la retribuzione di posizione e di risultato o di altri fondi analoghi; resta comunque ferma la riduzione prevista dall’articolo 9, comma 2, primo periodo, del citato decreto-legge n. 78 del 2010. Per assicurare la flessibilita’ organizzativa e la continuita’ delle funzioni delle pubbliche amministrazioni, nel caso di vacanza dell’organo di vertice di cui all’articolo 16, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e successive modifiche, nonche’ per le ipotesi di assenza o impedimento del predetto organo, le funzioni vicarie possono essere attribuite con decreto dell’organo di vertice politico, tenuto conto dei criteri previsti dai rispettivi ordinamenti, per un periodo determinato, al titolare di uno degli uffici di livello dirigenziale generale compresi nelle strutture. Resta fermo quanto disposto dall’articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
7. Il comma 1 dell’articolo 10 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, e’ soppresso.
8. Ai fini della tutela dell’unita’ economica della Repubblica e del coordinamento della finanza pubblica, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 dicembre 2014, il regime di tesoreria unica previsto dall’articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279 e’ sospeso. Nello stesso periodo agli enti e organismi pubblici soggetti al regime di tesoreria unica ai sensi del citato articolo 7 si applicano le disposizioni di cui all’articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720 e le relative norme amministrative di attuazione. Restano escluse dall’applicazione della presente disposizione le disponibilita’ dei predetti enti e organismi pubblici rivenienti da operazioni di mutuo, prestito e ogni altra forma di indebitamento non sorrette da alcun contributo in conto capitale o in conto interessi da parte dello Stato, delle regioni e delle altre pubbliche amministrazioni.
9. Entro il 29 febbraio 2012 i tesorieri o cassieri degli enti ed organismi pubblici di cui al comma 8 provvedono a versare il 50 per cento delle disponibilita’ liquide esigibili depositate presso gli stessi alla data di entrata in vigore del presente decreto sulle rispettive contabilita’ speciali, sottoconto fruttifero, aperte presso la tesoreria statale. Il versamento della quota rimanente deve essere effettuato entro il 16 aprile 2012. Gli eventuali investimenti finanziari individuati con decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro da emanare entro il 30 aprile 2012, sono smobilizzati, ad eccezione di quelli in titoli di Stato italiani, entro il 30 giugno 2012 e le relative risorse versate sulle contabilita’ speciali aperte presso la tesoreria statale. Gli enti provvedono al riversamento presso i tesorieri e cassieri delle somme depositate presso soggetti diversi dagli stessi tesorieri o cassieri entro il 15 marzo 2012.
10. Fino al completo riversamento delle risorse sulle contabilita’ speciali di cui al comma 9, per far fronte ai pagamenti disposti dagli enti ed organismi pubblici di cui al comma 8, i tesorieri o cassieri degli stessi utilizzano prioritariamente le risorse esigibili depositate presso gli stessi trasferendo gli eventuali vincoli di destinazione sulle somme depositate presso la tesoreria statale.
11. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e’ abrogato l’articolo 29, comma 10, della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e fino all’adozione del bilancio unico d’Ateneo ai dipartimenti e ai centri di responsabilita’ dotati di autonomia gestionale e amministrativa si applicano le disposizioni di cui ai commi 8, 9 e 10 del presente articolo.
12. A decorrere dall’adozione del bilancio unico d’Ateneo, le risorse liquide delle universita’, comprese quelle dei dipartimenti e degli altri centri dotati di autonomia gestionale e amministrativa, sono gestite in maniera accentrata.
13. Fermi restando gli ordinari rimedi previsti dal codice civile, per effetto delle disposizioni di cui ai precedenti commi, i contratti di tesoreria e di cassa degli enti ed organismi di cui al comma 8 in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto possono essere rinegoziati in via diretta tra le parti originarie, ferma restando la durata inizialmente prevista dei contratti stessi.  Se le parti non raggiungono l’accordo, gli enti ed organismi hanno diritto di recedere dal contratto.

Capo VII – Trasporti

Art. 36  – Regolazione indipendente in materia di trasporti

1. In attesa dell’istituzione di una specifica autorita’ indipendente di regolazione dei trasporti, per la quale il Governo presenta entro tre mesi dalla data di conversione del presente decreto un apposito disegno di legge, all’articolo 37 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) i commi 1 e 2 sono sostituiti dai seguenti:
“1. Oltre alle funzioni trasferite ai sensi dell’art. 21, comma 19, a decorrere dal 30 giugno 2012 all’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas, di cui all’art. 2, comma 1 della legge 14 novembre 1995, n. 481, sono attribuite, sino all’istituzione della Autorita’ di regolazione dei trasporti, competente anche in materia di regolazione economica dei diritti e delle tariffe aeroportuali, le funzioni previste dal presente articolo, ferme restando le competenze previste dalla vigente normativa.
2. L’Autorita’ e’ competente nel settore dei trasporti e dell’accesso alle relative infrastrutture ed in particolare provvede:
1) a garantire, secondo metodologie che incentivino la concorrenza, l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e consumatori, condizioni di
accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie,
portuali, alle reti autostradali, fatte salve le competenze dell’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali di cui all’art. 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e alla mobilita’ urbana collegata a stazioni, aeroporti e porti;
2) a definire, se ritenuto necessario in relazione alle condizioni di concorrenza effettivamente esistenti nei singoli mercati dei servizi dei trasporti nazionali e locali, i criteri per la fissazione da parte dei soggetti competenti delle tariffe, dei canoni, dei pedaggi e, dopo aver individuato la specifica estensione degli obblighi di servizio pubblico, delle modalita’ di finanziamento dei relativi oneri, tenendo conto dell’esigenza di assicurare l’equilibrio economico delle imprese regolate, l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori, anche alla luce delle eventuali sovvenzioni pubbliche concesse;
3) a stabilire le condizioni minime di qualita’ dei servizi di trasporto nazionali e locali connotati da oneri di servizio pubblico o sovvenzionati;
4) a definire, in relazione ai diversi tipi di servizio e alle diverse infrastrutture, il contenuto minimo degli specifici diritti, anche di natura risarcitoria, che gli utenti possono esigere nei confronti dei gestori dei servizi e delle infrastrutture di trasporto; sono fatte salve le ulteriori garanzie che accrescano la protezione degli utenti che i gestori dei servizi e delle infrastrutture possono inserire nelle proprie carte dei servizi;
5) a definire gli schemi dei bandi delle gare per l’assegnazione dei servizi di trasporto in esclusiva e delle convenzioni da inserire nei capitolati delle medesime gare; con riferimento al trasporto ferroviario regionale, l’Autorita’ verifica che nei relativi bandi di gara la disponibilita’ del materiale rotabile gia’ al momento della gara non costituisce un requisito per la partecipazione ovvero un fattore di discriminazione tra le imprese partecipanti. In questi casi, all’impresa aggiudicataria e’ concesso un tempo massimo di diciotto mesi, decorrenti dall’aggiudicazione definitiva, per l’acquisizione del materiale rotabile indispensabile per lo svolgimento del servizio;
6) con particolare riferimento al settore autostradale, a stabilire per le nuove concessioni sistemi tariffari dei pedaggi basati sul metodo del price cap, con determinazione dell’indicatore di produttivita’ X a cadenza quinquennale per ciascuna concessione; a definire gli schemi di concessione da inserire nei bandi di gara relativi alla gestione o costruzione; a definire gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali; a definire gli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali, allo scopo di promuovere una gestione plurale sulle diverse tratte e stimolare la concorrenza per confronto;
7) con particolare riferimento all’accesso all’infrastruttura ferroviaria, definire i criteri per la determinazione dei pedaggi da parte del gestore dell’infrastruttura e i criteri di assegnazione delle tracce e della capacita’; vigilare sulla loro corretta applicazione da parte del gestore dell’infrastruttura; svolgere le funzioni di cui al successivo articolo 39;
8) con particolare riferimento al servizio taxi, ad adeguare i livelli di offerta del servizio taxi, delle tariffe e della qualita’ delle prestazioni alle esigenze dei diversi contesti urbani, secondo i criteri di ragionevolezza e proporzionalita’, allo scopo di garantire il diritto di mobilita’ degli utenti nel rispetto dei seguenti principi:
a) l’incremento del numero delle licenze, ove ritenuto necessario anche in base a un’analisi per confronto nell’ambito di realta’ comunitarie comparabili, a seguito di istruttoria sui costi-benefici anche ambientali e sentiti i sindaci, e’ accompagnato da adeguate compensazioni da corrispondere una tantum a favore di coloro che gia’ sono titolari di licenza o utilizzando gli introiti derivanti dalla messa all’asta delle nuove licenze, oppure attribuendole a chi gia’ le detiene, con facolta’ di vendita o affitto, in un termine congruo oppure attraverso altre adeguate modalita’;
b) consentire ai titolari di licenza la possibilita’ di essere sostituiti alla guida da chiunque abbia i requisiti di professionalita’ e moralita’ richiesti dalla normativa vigente;
c) prevedere la possibilita’ di rilasciare licenze part- time e di consentire ai titolari di licenza una maggiore flessibilita’ nella determinazione degli orari di lavoro, salvo l’obbligo di garanzia di un servizio minimo per ciascuna ora del giorno;
d) consentire ai possessori di licenza di esercitare la propria attivita’ anche al di fuori dell’area per la quale sono state originariamente rilasciate previo assenso dei sindaci interessati e a seguito dell’istruttoria di cui alla lettera a);
e) consentire una maggiore liberta’ nell’organizzazione del servizio cosi’ da poter sviluppare nuovi servizi integrativi come, a esempio, il taxi a uso collettivo o altre forme;
f) consentire una maggiore liberta’ nella fissazione delle tariffe, la possibilita’ di una loro corretta e trasparente pubblicizzazione, fermo restando la determinazione autoritativa di quelle massime a tutela dei consumatori”;
b) al comma 3, dopo la virgola, sono soppresse le parole “individuata ai sensi del medesimo comma”;
c) al comma 5, sono soppresse le parole “individuata ai sensi del comma 2”;
d) al comma 6, lettera a), sono soppresse le parole “individuata dal comma 2”;
e) dopo il comma 6 e’ aggiunto il seguente :
“6-bis) L’Autorita’ puo’ avvalersi di un contingente aggiuntivo di personale, complessivamente non superiore alle ottanta unita’ comandate da altre pubbliche amministrazioni, con oneri a carico delle amministrazioni di provenienza. “.  2. All’articolo 36, comma 2, lettera e) del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n.111, sono aggiunte le seguenti parole: “secondo i criteri e le metodologie stabiliti dalla competente Autorita’ di regolazione, alla quale e’ demandata la loro successiva approvazione”.

Art. 37  – Misure per il trasporto ferroviario

1. L’Autorita’ di cui all’ articolo 37 nel settore del trasporto ferroviario definisce, sentiti il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le Regioni e gli enti locali interessati, gli ambiti del servizio pubblico sulle tratte e le modalita’ di finanziamento. L’Autorita’ dopo un congruo periodo di osservazione delle dinamiche dei processi di liberalizzazione, analizza l’efficienza dei diversi gradi di separazione tra l’impresa che gestisce l’infrastruttura e l’impresa ferroviaria, anche in relazione alle esperienze degli altri Stati membri dell’Unione Europea. In esito all’analisi, l’Autorita’ predispone una relazione al Governo e al Parlamento.
2. All’art. 36, comma 1, del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, come modificato dall’articolo 8 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modifiche:
a) le parole “ed i contratti collettivi nazionali di settore” sono soppresse;
b) la lettera b-bis) e’ soppressa.

Capo VIII  –  Altre liberalizzazioni
 
Art. 38  – Liberalizzazione delle pertinenze delle strade

1. All’articolo 24 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, al comma 5-bis, dopo le parole “sono previste” inserire le parole “, secondo le modalita’ fissate dall’Autorita’ di regolazione dei trasporti”.

Art. 39  – Liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica e disposizioni in materia di diritti connessi al diritto d’autore

1. All’articolo 5, comma 1, dopo la lett. d) decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170 sono aggiunte le seguenti:
e) gli edicolanti possono rifiutare le forniture di prodotti complementari forniti dagli editori e dai distributori e possono altresi’ vendere presso la propria sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa;
f) gli edicolanti possono praticare sconti sulla merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore;
g) fermi restando gli obblighi previsti per gli edicolanti a garanzia del pluralismo informativo, la ingiustificata mancata fornitura, ovvero la fornitura ingiustificata per eccesso o difetto, rispetto alla domanda da parte del distributore costituiscono casi di pratica commerciale sleale ai fini dell’applicazione delle vigenti disposizioni in materia.
f) le clausole contrattuali fra distributori ed edicolanti, contrarie alle disposizioni del presente articolo, sono nulle per contrasto con norma imperativa di legge e non viziano il contratto cui accedono.
2. Al fine di favorire la creazione di nuove imprese nel settore della tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori, mediante lo sviluppo del pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicita’ di gestione nonche’ l’effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti, l’attivita’ di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n.633, in qualunque forma attuata, e’ libera;
3. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da emanarsi entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge e previo parere dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, sono individuati, nell’interesse dei titolari aventi diritto, i requisiti minimi necessari ad un razionale e corretto sviluppo del mercato degli intermediari di tali diritti connessi;
4. Restano fatte salve le funzioni assegnate in materia alla Societa’ Italiana Autori ed Editori (SIAE). Tutte le disposizioni incompatibili con il presente articolo sono abrogate.

Art. 40  – Disposizioni in materia di carta di identita’ e in materia di anagrafe della popolazione residente all’estero e l’attribuzione del codice fiscale ai cittadini iscritti

1. All’articolo 10, comma 2, primo periodo, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, sono aggiunte, in fine, le seguenti: “, e definito un piano per il graduale rilascio, a partire dai comuni identificati con il medesimo decreto, della carta d’identita’ elettronica sul territorio nazionale”.
2. All’articolo 3 del Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, come da ultimo modificato dall’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito in legge del 12 luglio 2011, n. 106 sono apportate le seguenti modifiche:
a) Al comma 2, terzo periodo, le parole:
“rilasciate a partire dal 1° gennaio 2011 devono essere munite della fotografia e” sono sostituite dalle seguenti:”di cui all’articolo 7-vicies ter del decreto legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005, n. 4 e successive modifiche ed integrazioni, devono essere munite anche”  b) Il comma 5 e’ sostituito dal seguente:
“La carta di identita’ valida per l’espatrio rilasciata ai minori di eta’ inferiore agli anni quattordici puo’ riportare, a richiesta, il nome dei genitori o di chi ne fa le veci. L’uso della carta d’identita’ ai fini dell’espatrio dei minori di anni quattordici e’ subordinato alla condizione che essi viaggino in compagnia di uno dei genitori o di chi ne fa le veci, o che venga menzionato, in una dichiarazione rilasciata da chi puo’ dare l’assenso o l’autorizzazione, il nome della persona, dell’ente o della compagnia di trasporto a cui i minori medesimi sono affidati. Tale dichiarazione e’ convalidata dalla questura o dalle autorita’ consolari in caso di rilascio all’estero.” 3.All’articolo 1 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, come modificato dall’articolo 50 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito nella legge 30 luglio 2010, n. 122, il comma 6 e’ sostituito dal seguente:
“6. L’Indice nazionale delle anagrafi (INA) promuove la circolarita’ delle informazioni anagrafiche essenziali al fine di consentire alle amministrazioni pubbliche centrali e locali collegate la disponibilita’, in tempo reale, dei dati relativi alle generalita’, alla cittadinanza, alla famiglia anagrafica, all’indirizzo anagrafico delle persone residenti in Italia e dei cittadini italiani residenti all’estero iscritti nell’Anagrafe della popolazione italiana residente all’estero (AIRE), certificati dai comuni e, limitatamente al codice fiscale, dall’Agenzia delle Entrate.”
4. Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono apportate le necessarie modifiche finalizzate ad armonizzare il decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, del 13 ottobre 2005, n. 240, recante il “Regolamento di gestione dell’Indice Nazionale delle Anagrafi (INA)”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica 16 maggio 2005, n. 112, S.O., con la disposizione di cui all’articolo 1, comma 6, della legge 24 dicembre 1954, n. 1228.
5. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 50 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, al fine di soddisfare eventuali prestazioni di elaborazioni aggiuntive riguardanti i dati contenuti nell’Indice nazionale delle anagrafi (INA), di cui all’art. 1 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, ovvero nei casi in cui venga richiesta per pubbliche finalita’ ed ove possibile la certificazione dei dati contenuti nell’INA,il Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali puo’ stipulare convenzioni con enti, istituzioni ed altri soggetti che svolgono pubbliche funzioni
6. Ai fini dell’individuazione di un codice unico identificativo da utilizzare nell’ambito dei processi di interoperabilita’ e di cooperazione applicativa che definiscono il sistema pubblico di connettivita’, ai sensi dell’articolo 72 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, l’amministrazione finanziaria attribuisce d’ufficio il codice fiscale ai cittadini iscritti nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) ai quali non risulta attribuito, previo allineamento dei dati anagrafici in possesso degli uffici consolari e delle AIRE comunali.
7. All’atto dell’iscrizione nell’AIRE e ai fini dell’attribuzione del codice fiscale, i comuni competenti trasmettono all’anagrafe tributaria, per il tramite del Ministero dell’interno, i dati di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a) del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 605, con l’aggiunta della residenza all’estero e con l’eccezione del domicilio fiscale, in luogo del quale e’ indicato il comune di iscrizione nell’AIRE. Con le stesse modalita’ i comuni trasmettono all’anagrafe tributaria ogni variazione che si verifica nelle proprie anagrafi riguardanti i cittadini iscritti nell’AIRE.
8. La rappresentanza diplomatico-consolare competente per territorio comunica ai cittadini residenti all’estero l’avvenuta attribuzione d’ufficio del codice fiscale.
9. Alle attivita’ previste dal presente articolo le amministrazioni interessate provvedono nell’ambito delle risorse gia’ disponibili a legislazione vigente.

Titolo II  – INFRASTRUTTURE
Capo I  – Misure per lo sviluppo infrastrutturale

Art. 41  – Emissioni di obbligazioni da  parte  delle  societa’  di  progetto  – project bond 

1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, l’articolo 157 e’ sostituito dal seguente:
“Art. 157 (Emissione di obbligazioni da  parte  delle  societa’  di progetto) (art. 37-sexies,  legge  n.  109/1994)  –  1.  Le  societa’ costituite al fine di realizzare e gestire una singola infrastruttura o un nuovo servizio di pubblica  utilita’  possono  emettere,  previa autorizzazione degli organi  di  vigilanza,  obbligazioni,  anche  in deroga ai limiti di cui all’articolo 2412 del codice civile,  purche’ destinate alla sottoscrizione da parte degli investitori  qualificati come definiti ai sensi del  regolamento  di  attuazione  del  decreto legislativo  24  febbraio  1998,  n.  58;  dette  obbligazioni   sono nominative e non possono essere trasferite a soggetti che  non  siano investitori qualificati come sopra definiti.
2. I  titoli  e  la  relativa  documentazione  di  offerta  devono riportare chiaramente ed evidenziare  distintamente  un  avvertimento circa l’elevato profilo di rischio associato all’operazione.
3.    Le    obbligazioni,    sino    all’avvio    della    gestione dell’infrastruttura  da  parte  del  concessionario,  possono  essere garantite dal sistema finanziario, da fondazioni e da fondi  privati, secondo le modalita’ definite con decreto del Ministro  dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro  delle  infrastrutture  e dei trasporti”.

Art. 42  – Alleggerimento e integrazione della disciplina del promotore  per  le infrastrutture strategiche

1. All’articolo 175, il comma 14, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni, e’ sostituito dal seguente:
“14.  I  soggetti  di  cui  all’articolo  153,  comma  20,  possono presentare  al  soggetto   aggiudicatore   proposte   relative   alla realizzazione  di  infrastrutture  inserite  nel  programma  di   cui all’articolo 161, non presenti nella lista di  cui  al  comma  1  del presente articolo. Il soggetto aggiudicatore puo’ riservarsi  di  non accogliere la proposta ovvero di interrompere il procedimento,  senza oneri a proprio carico, prima che siano avviate le procedure  di  cui al settimo periodo  del  presente  comma.  La  proposta  contiene  il progetto preliminare redatto ai sensi del comma  5,  lettera  a),  lo studio di impatto ambientale,  la  bozza  di  convenzione,  il  piano economico-finanziario  asseverato  da  uno  dei   soggetti   di   cui all’articolo 153, comma 9, primo periodo, nonche’  l’indicazione  del contributo pubblico eventualmente necessario alla  realizzazione  del progetto e la specificazione delle  caratteristiche  del  servizio  e della gestione. Il piano economico-finanziario comprende l’importo di cui all’articolo 153, comma 9, secondo periodo; tale importo non puo’ superare il 2,5 per cento del valore dell’investimento.  La  proposta e’  corredata  delle  autodichiarazioni  relative  al  possesso   dei requisiti di cui all’articolo 153, comma 20, della  cauzione  di  cui all’articolo 75, e dell’impegno a prestare una cauzione nella  misura dell’importo di cui all’articolo 153, comma  9,  terzo  periodo,  nel caso di indizione di gara. Il soggetto  aggiudicatore  promuove,  ove necessaria,  la  procedura  di  impatto  ambientale   e   quella   di localizzazione urbanistica, ai  sensi  dell’articolo  165,  comma  3, invitando eventualmente il proponente ad integrare la proposta con la documentazione necessaria alle predette procedure. La proposta  viene rimessa  dal  soggetto  aggiudicatore  al  Ministero,  che  ne   cura l’istruttoria ai  sensi  dell’articolo  165,  comma  4.  Il  progetto preliminare e’ approvato dal CIPE  ai  sensi  dell’articolo  169-bis, unitamente    allo    schema    di    convenzione    e    al    piano economico-finanziario.  Il  soggetto  aggiudicatore  ha  facolta’  di richiedere al proponente di  apportare  alla  proposta  le  modifiche eventualmente intervenute in fase di approvazione da parte del  CIPE.  Se  il  proponente  apporta  le   modifiche   richieste   assume   la denominazione di promotore e la proposta e’ inserita nella  lista  di cui al comma 1 ed e’ posta a base di gara per  l’affidamento  di  una concessione ai sensi dell’articolo 177, cui  partecipa  il  promotore con diritto di prelazione, di cui e’ data evidenza nel bando di gara.  Se il promotore non partecipa alla gara,  il  soggetto  aggiudicatore incamera la cauzione di cui all’articolo  75.  I  concorrenti  devono essere in possesso dei requisiti di cui all’articolo 153, comma 8. Si applica l’articolo 153, commi 4 e 19, tredicesimo, quattordicesimo  e quindicesimo periodo.  Il  soggetto  aggiudicatario  e’  tenuto  agli adempimenti previsti dall’articolo 153, comma  13,  secondo  e  terzo periodo.”.

Art. 43  – Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie

1. Al fine di realizzare gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione di emergenza conseguente all’eccessivo  affollamento delle carceri, si ricorre in via prioritaria e fermo restando  quanto previsto  in  materia  di  permuta,  previa  analisi  di  convenienza economica e verifica di assenza di  effetti  negativi  sulla  finanza pubblica con riferimento alla copertura finanziaria del corrispettivo di cui al comma 2, alle procedure in materia di finanza di  progetto, previste dall’articolo 153 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.  163 e  successive  modificazioni.  Con  decreto  del  Ministro  della giustizia, di concerto con il Ministro  delle  infrastrutture  e  dei trasporti  e  dell’economia  e  delle  finanze,   sono   disciplinati condizioni, modalita’ e limiti di attuazione di quanto  previsto  dal periodo  precedente,  in  coerenza   con   le   specificita’,   anche ordinamentali, del settore carcerario.
2. Al fine di assicurare il perseguimento dell’equilibrio economico finanziario dell’investimento al concessionario e’ riconosciuta,  a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione  dell’infrastruttura  e dei servizi connessi, a esclusione della custodia, le  cui  modalita’ sono  definite  al  momento  dell’approvazione  del  progetto  e   da corrispondersi    successivamente    alla    messa    in    esercizio dell’infrastruttura realizzata ai sensi del comma 1. E’  a  esclusivo rischio  del  concessionario   l’alea   economico-finanziaria   della costruzione e della gestione dell’opera. La concessione ha durata non superiore a venti anni.
3.  Se  il  concessionario  non  e’  una   societa’   integralmente partecipata dal Ministero dell’Economia,  il  concessionario  prevede che le fondazioni di origine bancaria ovvero altri  enti  pubblici  o con  fini  non  lucrativa  contribuiscono  alla  realizzazione  delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di  almeno  il venti per cento del costo di investimento.

Art. 44  – Contratto di disponibilita’

1. Al decreto legislativo 12 aprile  2006,  n.  163,  e  successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 3, dopo il comma 15-bis, e’ inserito il seguente:
  “15-bis.1.  Il  “contratto  di  disponibilita’”  e’  il   contratto mediante  il   quale   sono   affidate,   a   rischio   e   a   spesa dell’affidatario, la costruzione e la messa a disposizione  a  favore dell’amministrazione aggiudicatrice di un’opera di proprieta’ privata destinata all’esercizio di un  pubblico  servizio,  a  fronte  di  un corrispettivo. Si intende per messa a disposizione l’onere assunto  a proprio rischio dall’affidatario  di  assicurare  all’amministrazione aggiudicatrice la costante fruibilita’ dell’opera, nel  rispetto  dei parametri di funzionalita’ previsti dal  contratto,  garantendo  allo scopo  la  perfetta  manutenzione  e  la  risoluzione  di  tutti  gli eventuali vizi, anche sopravvenuti.”;
b) all’articolo 3, comma 15-ter, secondo periodo, dopo le parole:
“la locazione finanziaria,” sono inserite le seguenti: “il  contratto di disponibilita’,”;
c) alla rubrica del capo III, della parte  II,  del  titolo  III, dopo le parole: “della  locazione  finanziaria  per  i  lavori”  sono aggiunte le seguenti: “e del contratto di disponibilita’”;
d) dopo l’articolo 160-bis, e’ inserito il seguente:
“Art. 160-ter (Contratto di disponibilita’). 1.  L’affidatario  del contratto  di   disponibilita’   e’   retribuito   con   i   seguenti corrispettivi,  soggetti  ad   adeguamento   monetario   secondo   le previsioni del contratto:
a)  un  canone  di  disponibilita’,  da   versare   soltanto   in corrispondenza alla effettiva disponibilita’ dell’opera; il canone e’ proporzionalmente ridotto o annullato nei periodi di ridotta o  nulla disponibilita’ della stessa per manutenzione, vizi o qualsiasi motivo non  rientrante  tra   i   rischi   a   carico   dell’amministrazione aggiudicatrice ai sensi del comma 3;
b) l’eventuale riconoscimento di un contributo in corso  d’opera, comunque  non  superiore  al  cinquanta  per  cento  del   costo   di costruzione dell’opera, in caso  di  trasferimento  della  proprieta’ dell’opera all’amministrazione aggiudicatrice;
c)  un  eventuale  prezzo  di  trasferimento,   parametrato,   in relazione ai canoni gia’ versati e all’eventuale contributo in  corso d’opera di cui alla precedente  lettera  b),  al  valore  di  mercato residuo dell’opera, da corrispondere, al termine  del  contratto,  in caso di trasferimento della proprieta’ dell’opera all’amministrazione aggiudicatrice.
2. L’affidatario  assume  il  rischio  della  costruzione  e  della gestione tecnica dell’opera per il periodo di  messa  a  disposizione dell’amministrazione aggiudicatrice.
3. Il  bando  di  gara  e’  pubblicato  con  le  modalita’  di  cui all’articolo 66 ovvero di cui all’articolo 122, secondo l’importo del contratto, ponendo  a  base  di  gara  un  capitolato  prestazionale,
predisposto  dall’amministrazione  aggiudicatrice,  che  indica,   in dettaglio,  le  caratteristiche  tecniche  e  funzionali   che   deve assicurare l’opera  costruita  e  le  modalita’  per  determinare  la riduzione del canone di disponibilita’, nei limiti di cui al comma 6. Le offerte devono contenere un progetto preliminare rispondente  alle caratteristiche  indicate  nel  capitolato   prestazionale   e   sono corredate  dalla  garanzia  di  cui  all’articolo  75;  il   soggetto aggiudicatario e’ tenuto a prestare la  cauzione  definitiva  di  cui all’articolo 113. Dalla data di inizio della messa a disposizione  da parte dell’affidatario e’ dovuta una cauzione a garanzia delle penali relative al mancato o inesatto  adempimento  di  tutti  gli  obblighi contrattuali  relativi  alla  messa  a  disposizione  dell’opera,  da prestarsi nella misura del dieci per cento del costo annuo  operativo di esercizio e con le modalita’ di cui all’articolo 113;  la  mancata presentazione  di  tale  cauzione  costituisce  grave   inadempimento contrattuale.  L’amministrazione  aggiudicatrice  valuta  le  offerte presentate  con  il   criterio   dell’offerta   economicamente   piu’ vantaggiosa di cui  all’articolo  83.  Il  bando  indica  i  criteri, secondo l’ordine di importanza loro attribuita, in base ai  quali  si procede alla valutazione comparativa  tra  le  diverse  offerte.  Gli oneri connessi agli eventuali espropri sono  considerati  nel  quadro economico degli investimenti e finanziati nell’ambito  del  contratto di disponibilita’.
4. Al contratto di  disponibilita’  si  applicano  le  disposizioni previste dal presente codice in  materia  di  requisiti  generali  di partecipazione alle procedure  di  affidamento  e  di  qualificazione degli operatori economici.
5. Il progetto definitivo, il progetto  esecutivo  e  le  eventuali varianti in corso  d’opera  sono  redatti  a  cura  dell’affidatario; l’affidatario ha la facolta’  di  introdurre  le  eventuali  varianti finalizzate ad una maggiore economicita’ di costruzione  o  gestione, nel  rispetto  del  capitolato  prestazionale   e   delle   norme   e provvedimenti di  pubbliche  autorita’  vigenti  e  sopravvenuti;  il progetto definitivo, il progetto esecutivo e  le  varianti  in  corso d’opera sono  ad  ogni  effetto  approvati  dall’affidatario,  previa comunicazione all’amministrazione aggiudicatrice e,  ove  prescritto, alle terze autorita’ competenti. Il rischio della mancata o ritardata approvazione  da  parte   di   terze   autorita’   competenti   della progettazione   e   delle   eventuali   varianti    e’    a    carico dell’affidatario.
6. L’attivita’ di collaudo, posta in capo alla stazione appaltante, verifica la realizzazione dell’opera al fine di accertare il puntuale rispetto del capitolato prestazionale e delle  norme  e  disposizioni cogenti e  puo’  prescrivere,  a  questi  soli  fini,  modificazioni, varianti e rifacimento di lavori eseguiti  ovvero,  sempreche’  siano assicurate le caratteristiche funzionali essenziali, la riduzione del canone  di  disponibilita’.   Il   contratto   individua,   anche   a salvaguardia degli enti finanziatori,  il  limite  di  riduzione  del canone di disponibilita’ superato il quale il contratto  e’  risolto.  L’adempimento degli impegni dell’amministrazione aggiudicatrice resta in ogni caso condizionato al positivo controllo  della  realizzazione dell’opera ed alla messa  a  disposizione  della  stessa  secondo  le modalita’ previste dal contratto di disponibilita’.
7. Le disposizioni del presente articolo si  applicano  anche  alle infrastrutture di cui alla parte II, titolo III, capo IV. In tal caso l’approvazione dei progetti avviene  secondo  le  procedure  previste agli articoli 165 e seguenti”.

Art. 45  – Documentazione a corredo del PEF per le opere di interesse strategico

1. Al fine di consentire di  pervenire  con  la  massima  celerita’ all’assegnazione, da parte del CIPE, delle risorse finanziarie per  i progetti  delle  infrastrutture  di  interesse  strategico   di   cui all’articolo 4, comma 134, della legge 24 dicembre 2003, n.  350,  il piano  economico  e  finanziario  che  accompagna  la  richiesta   di assegnazione  delle   risorse,   fermo   restando   quanto   previsto dall’articolo 4, comma 140, della citata legge 24 dicembre  2003,  n. 350, e’ integrato dai seguenti elementi:
a) per la parte generale, oltre al bacino di utenza, sono  indicate le stime di domanda servite dalla realizzazione delle  infrastruttura realizzate con il finanziamento autorizzato;
b) il costo complessivo dell’investimento deve comprendere non solo il contributo pubblico a fondo perduto richiesto al CIPE,  ma  anche, ove esista, la quota parte di finanziamento diverso dal pubblico;
c) l’erogazione prevista deve dare conto del  consumo  di  tutti  i finanziamenti assegnati  al  progetto  in  maniera  coerente  con  il cronoprogramma  di  attivita’;  le  erogazioni  annuali  devono  dare distinta indicazione delle quote di finanziamento pubbliche e private individuate nel cronoprogramma;
d) le  indicazioni  relative  ai  ricavi,  sono  integrate  con  le indicazioni dei costi, articolati  in  costi  di  costruzione,  costi dovuti ad adeguamenti normativi riferiti alla sicurezza, costi dovuti ad adempimenti o adeguamenti riferibili alla legislazione ambientale, costi  relativi  alla  manutenzione   ordinaria   dell’infrastruttura articolati  per   il   periodo   utile   dell’infrastruttura,   costi fideiussori; in ogni caso, il calcolo dell’adeguamento monetario,  si intende con l’applicazione delle variazioni del tasso  di  inflazione al solo anno di inizio delle attivita’ e non puo’ essere cumulato;
e) per  i  soggetti  aggiudicatori  dei  finanziamenti  che  siano organizzati in forma  di  societa’  per  azioni,  e’  indicato  anche l’impatto  sui  bilanci  aziendali  dell’incremento   di   patrimonio derivante  dalla  realizzazione   dell’infrastruttura   e,   per   le infrastrutture a rete, l’impatto delle esternalita’ positive, come la cattura del valore immobiliare, su altri investimenti;  tale  impatto e’ rendicontato annualmente nelle relazioni che la societa’  vigilata comunica all’ente vigilante.
2. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e  dei  trasporti, di concerto con il  Ministro  dell’economia  e  delle  finanze,  sono introdotte eventuali modifiche ed integrazioni all’elencazione di cui al comma 1.

Art. 46  – Disposizioni attuative del dialogo competitivo

1. All’articolo 58 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.  163, e successive modificazioni, dopo il comma 18 e’ aggiunto il seguente:
“18-bis. Il regolamento definisce le ulteriori modalita’  attuative della disciplina prevista dal presente articolo”.

Art. 47 – Riduzione importo “opere d’arte” per i  grandi  edifici  –  modifiche alla legge n. 717/1949

1. All’articolo 1, della legge 29 luglio 1949, n.717, e  successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il primo comma e’ sostituito dal seguente:
“Le Amministrazioni dello Stato, anche  con  ordinamento  autonomo, nonche’ le Regioni, le Province, i Comuni  e  tutti  gli  altri  Enti pubblici, che  provvedano  all’esecuzione  di  nuove  costruzioni  di edifici pubblici devono destinare all’abbellimento di essi,  mediante opere d’arte, una quota della spesa totale prevista nel progetto  non inferiore alle seguenti percentuali:
due per cento per gli importi pari o superiori ad un  milione  di euro ed inferiore a cinque milioni di euro;
un per cento per gli importi pari o superiori ad  cinque  milioni di euro ed inferiore a venti milioni;
0,5 per cento per gli importi pari o superiori a venti milioni di euro.”
b) il secondo comma e’ sostituito dal seguente:
“Sono escluse da tale obbligo le  costruzioni  e  ricostruzioni  di edifici destinati ad  uso  industriale  o  di  edilizia  residenziale pubblica, sia di uso civile  che  militare,  nonche’  gli  edifici  a qualsiasi uso destinati, che importino una spesa non superiore  a  un milione di euro.”
2. Le disposizioni di cui al comma  1  si  applicano  agli  edifici pubblici per i quali, alla data di entrata  in  vigore  del  presente decreto, non sia stato  pubblicato  il  bando  per  la  realizzazione dell’opera d’arte relativa all’edificio.

Art. 48  – Norme in materia di dragaggi

1. Dopo l’articolo  5  della  legge  28  gennaio  1994,  n.  84,  e successive modificazioni, e’ inserito il seguente:
“Articolo 5-bis (Disposizioni in materia di dragaggio)
1. Nei  siti  oggetto  di  interventi  di  bonifica  di  interesse nazionale, ai sensi  dell’articolo  252  del  decreto  legislativo  3 aprile 2006, n. 152 e  successive  modificazioni,  le  operazioni  di dragaggio  possono   essere   svolte   anche   contestualmente   alla predisposizione del progetto relativo alle attivita’ di bonifica.  Al fine di evitare che tali operazioni possano  pregiudicare  la  futura bonifica del sito, il  progetto  di  dragaggio,  basato  su  tecniche idonee ad evitare dispersione del materiale, ivi compreso l’eventuale progetto relativo  alle  casse  di  colmata,  vasche  di  raccolta  o strutture  di  contenimento  di  cui  al  comma  3,   e’   presentato dall’autorita’  portuale  o,   laddove   non   istituita,   dall’ente competente ovvero dal concessionario dell’area demaniale al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero  dell’ambiente  e della  tutela  del  territorio  e  del  mare.  Il   Ministero   delle infrastrutture e dei  trasporti,  con  proprio  decreto,  approva  il progetto entro trenta giorni sotto  il  profilo  tecnico-economico  e trasmette il relativo  provvedimento  al  Ministero  dell’ambiente  e della tutela del territorio e del mare per l’approvazione definitiva.  Il decreto di approvazione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del  mare  deve  intervenire,  previo  parere  della Commissione di cui all’art. 8 del decreto legislativo 3  aprile  2006 n. 152 sull’assoggettabilita’ o meno del progetto alla valutazione di impatto ambientale, entro trenta giorni dalla suddetta  trasmissione.  Il decreto di autorizzazione produce gli effetti previsti dai commi 6 e 7 del citato articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006  n.  152  e,  allo  stesso,  deve  essere  garantita   idonea   forma   di pubblicita’.
2. I materiali  derivanti  dalle  attivita’  di  dragaggio  possono essere immessi o refluiti in mare nel rispetto dell’articolo 109  del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Restano salve le eventuali competenze della regione territorialmente interessata. I materiali di dragaggio possono essere utilizzati anche per il  ripascimento  degli arenili e  per  formare  terreni  costieri  su  autorizzazione  della regione territorialmente  competente.  I  materiali  derivanti  dalle attivita’ di dragaggio di cui al comma 1, o da attivita’ di dragaggio da  realizzare  nell’ambito  di  procedimenti  di  bonifica  di   cui all’articolo 252 del decreto legislativo 3  aprile  2006,  n.  152  e successive modificazioni ed integrazioni, che presentino  all’origine o a seguito di trattamenti livelli di inquinamento  non  superiori  a quelli stabiliti, in funzione della destinazione d’uso, nella Colonna A e B della Tabella 1, dell’Allegato 5 degli allegati della Parte IV, del  decreto  legislativo  3  aprile  2006,  n.  152   e   successive modificazioni  ed  integrazioni  e  risultino  conformi  al  test  di cessione da compiersi con il metodo ed in base ai  parametri  di  cui all’articolo 9 del decreto del Ministro dell’ambiente e della  tutela del territorio e  del  mare  del  5  febbraio  1998,  pubblicato  nel supplemento ordinario n.72 alla Gazzetta Ufficiale  della  Repubblica Italiana del  16  aprile  1998,  n.88,  e  successive  modificazioni, possono essere impiegati a terra, secondo le modalita’  previste  dal decreto interministeriale di cui al successivo comma  6.  Considerata la natura dei materiali di dragaggio, derivanti da  ambiente  marino, ai fini del test di cessione di cui all’articolo 9 del citato decreto ministeriale del 5 febbraio 1998, non sono  considerati  i  parametri cloruri e solfati a  condizione  che  le  relative  operazioni  siano autorizzate dalle ARPA territorialmente competenti. La destinazione a recupero dei materiali anzidetti dovra’ essere indicata nel  progetto di dragaggio di cui al comma  1  o  in  quello  di  bonifica  di  cui all’articolo 252 del decreto legislativo 3  aprile  2006,  n.  152  e successive modificazioni ed integrazioni. Il decreto di  approvazione dei progetti autorizza la realizzazione degli impianti di trattamento e fissa le condizioni di impiego, i quantitativi e le percentuali  di sostituzione  in  luogo  dei  corrispondenti  materiali  naturali   e costituisce autorizzazione al recupero.
3. I materiali derivanti dalle attivita’ di  dragaggio  di  cui  al comma 1, o da attivita’ di dragaggio  da  realizzare  nell’ambito  di procedimenti  di  bonifica  di  cui  all’articolo  252  del   decreto legislativo n. 152  del  2006,  ovvero  ogni  loro  singola  frazione ottenuta  a  seguito  di  separazione  granulometrica  o   ad   altri trattamenti finalizzati a  minimizzare  i  quantitativi  da  smaltire inclusa l’ottimizzazione  dello  stadio  di  disidratazione,  se  non pericolosi  all’origine  o  a  seguito  di  trattamenti   finalizzati esclusivamente alla rimozione degli inquinanti, ad esclusione  quindi dei  processi  finalizzati  all’immobilizzazione   degli   inquinanti stessi, come quelli di  solidificazione  o  stabilizzazione,  possono essere refluiti, su  autorizzazione  della  regione  territorialmente competente, ovvero con le modalita’ di cui all’articolo 2,  comma  3, del decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del  territorio e del mare del 7 novembre 2008, pubblicato nella  Gazzetta  Ufficiale della Repubblica italiana del 4 dicembre 2008, n. 284 e  fatte  salve le disposizioni in materia tutela di immobili  ed  aree  di  notevole interesse pubblico di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004,  n.  42, all’interno di  casse  di  colmata,  di  vasche  di  raccolta,  o comunque di strutture di contenimento poste in  ambito  costiero,  il cui progetto e’ approvato ai sensi del comma 1 del presente articolo.
Le   stesse   strutture   devono    presentare    un    sistema    di impermeabilizzazione  naturale  o   completato   artificialmente   al perimetro  e  sul  fondo,  in  grado  di  assicurare   requisiti   di permeabilita’ almeno equivalenti quelli di uno  strato  di  materiale naturale dello spessore  di  cento  centimetri  con  coefficiente  di permeabilita’ pari a 1,0 x  10-9  m/s.  Nel  caso  di  opere  il  cui progetto abbia concluso l’iter approvativi alla data  di  entrata  in vigore della presente legge, tali requisiti  sono  certificati  dalle amministrazioni titolari delle opere medesime. Nel  caso  in  cui  al termine delle attivita’ di refluimento,  i  materiali  di  cui  sopra presentino livelli di inquinamento superiori ai valori limite di  cui alla Tabella I, dell’Allegato 5 degli allegati  della  parte  quarta, del decreto legislativo n. 152  del  2006  deve  essere  attivata  la procedura di bonifica dell’ara derivante dall’attivita’ di colmata in relazione alla destinazione  d’uso.  E’  fatta  salva  l’applicazione delle norme vigenti in materia di autorizzazione  paesaggistica.  Nel caso di permanenza in sito di concentrazioni residue degli inquinanti eccedenti i predetti valori limite, devono essere adottate misure  di sicurezza  che  garantiscono  comunque  la  tutela  della  salute   e dell’ambiente. L’accettabilita’ delle  concentrazioni  residue  degli inquinanti eccedenti i valori limite deve essere accertata attraverso una  metodologia  di  analisi  di  rischio  con   procedura   diretta riconosciuta a livello internazionale, che assicuri per la  parte  di interesse  il   soddisfacimento   dei   “Criteri   metodologici   per l’applicazione dell’analisi di rischio sanitaria ai siti contaminati” elaborati dall’Agenzia  per  la  protezione  dell’ambiente  e  per  i servizi tecnici, dall’Istituto superiore di sanita’ e  dalle  Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. I  principali  criteri  di riferimento per la conduzione dell’analisi di rischio sono  riportati nell’allegato B del decreto ministeriale  7  novembre  2008.  Per  la verifica della presenza di  valori  di  concentrazione  superiori  ai limiti  fissati  dalla  vigente  normativa  e  per   la   valutazione dell’accettabilita’ delle concentrazioni residue degli inquinanti  si tiene conto del contenuto dell’autorizzazione rilasciata ai sensi del comma 1.
4. I materiali di cui al  comma  3  destinati  ad  essere  refluiti all’interno  di  strutture  di  contenimento  nell’ambito  di   porti nazionali diversi da quello di provenienza devono essere accompagnati da un documento contenente le indicazioni di  cui  all’articolo  193, comma 1, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152  e  successive modificazioni ed integrazioni. Le caratteristiche di idoneita’  delle navi e dei galleggianti all’uopo impiegati sono quelle previste dalle norme nazionali e internazionali in materia di trasporto marittimo  e garantiscono  l’idoneita’  dell’impresa.   Le   Autorita’   Marittime competenti per provenienza e destinazione dei materiali concordano un sistema di  controllo  idoneo  a  garantire  una  costante  vigilanza durante il trasporto dei materiali, nell’ambito  delle  attivita’  di competenza senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
5. L’idoneita’ del materiale  dragato  ad  essere  gestito  secondo quanto previsto ai commi 2 e 3  viene  verificata  mediante  apposite analisi da effettuare nel sito prima  del  dragaggio  sulla  base  di metodologie e criteri  stabiliti  dal  citato  decreto  del  Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del 7 novembre 2008. Le modifiche al decreto  di  cui  al  periodo  precedente  sono apportate con decreto del Ministro dell’Ambiente e della  tutela  del
territorio  e  del  mare.  In  caso  di  realizzazione,   nell’ambito dell’intervento  di  dragaggio,  di  strutture  adibite  a   deposito temporaneo  di  materiali  derivanti  dalle  attivita’  di  dragaggio nonche’ dalle operazioni di bonifica, prima della loro messa a dimora definitiva, il termine massimo di deposito e’ fissato in trenta  mesi senza limitazione di quantitativi, assicurando il  non  trasferimento degli inquinanti agli  ambienti  circostanti.  Sono  fatte  salve  le disposizioni adottate per la salvaguardia della laguna di Venezia. Si applicano  le   previsioni   della   vigente   normativa   ambientale nell’eventualita’ di una diversa destinazione e gestione a terra  dei materiali derivanti dall’attivita’ di dragaggio.
6. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del  territorio  e  del mare,  di  concerto  con  il  Ministro  delle  infrastrutture  e  dei trasporti, adotta, con proprio decreto, le norme tecniche applicabili alle operazioni di dragaggio e di recupero dei relativi materiali.
7. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 3  aprile 2006, n. 152 e successive modifiche, per i  porti  di  categoria  II, classe III, la regione disciplina il  procedimento  di  adozione  del Piano  Regolatore  Portuale,  garantendo  la   partecipazione   delle province e dei comuni interessati.
8. Nel caso in cui non trovino applicazione i commi da 1 a 3 e  sia necessaria la preventiva bonifica dei fondali, al procedimento di cui al comma 7, partecipa un rappresentante del Ministero  dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.
9. I progetti  di  scavo  dei  fondali  delle  aree  portuali  sono approvati con le modalita’ di cui al comma 7.
10. I materiali provenienti dal dragaggio dei fondali dei porti non compresi in siti di interesse nazionale, ai sensi  dell’articolo  252 del  decreto  legislativo  3  aprile  2006,  n.  152   e   successive modificazioni, possono essere immersi in mare con autorizzazione  del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare  nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 109, comma 2,  del  decreto legislativo 3 aprile 2006,  n.  152.  I  suddetti  materiali  possono essere diversamente utilizzati a  fini  di  ripascimento,  anche  con sversamento  nel  tratto  di  spiaggia  sommersa  attiva,  o  per  la realizzazione di casse di colmata o altre strutture  di  contenimento nei porti in attuazione del Piano Regolatore Portuale ovvero lungo il litorale  per   la   ricostruzione   della   fascia   costiera,   con autorizzazione della regione  territorialmente  competente  ai  sensi dell’articolo 21 della legge 31 luglio 2002, n. 179.”.
2. A decorrere  dalla  data  di  entrata  in  vigore  del  presente decreto, sono abrogati i commi da 11-bis a  11-sexies,  dell’articolo 5, della legge 28 gennaio 1994, n. 84.

Art. 49  – Utilizzo terre e rocce da scavo

1. L’utilizzo delle terre e rocce da  scavo  e’  regolamentato  con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela  del  territorio  e del mare di concerto con  il  Ministro  delle  infrastrutture  e  dei trasporti da adottarsi entro sessanta giorni dall’entrata  in  vigore del presente decreto.

Art. 50  – Disposizioni in materia di concessioni di costruzione e  gestione  di opere pubbliche

1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 sono apportate  le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 144, dopo il  comma  3  e’  inserito  il  seguente:
“3-bis. I bandi e i relativi allegati, ivi compresi,  a  seconda  dei casi, lo schema di contratto e il piano economico  finanziario,  sono definiti in modo  da  assicurare  adeguati  livelli  di  bancabilita’ dell’opera.”;
b) all’articolo 159, comma 1, lettera a), le parole: “equivalenti a quelle possedute dal concessionario all’epoca dell’affidamento  della concessione” sono sostituite dalle seguenti: “corrispondenti a quelle previste nel bando di gara  o  negli  atti  in  forza  dei  quali  la concessione  e’  stata  affidata,  avendo  comunque   riguardo   alla situazione concreta del progetto ed allo stato di  avanzamento  dello stesso alla data del subentro”.

Art. 51  –  Disposizioni in materia di affidamento a terzi nelle concessioni

1. All’articolo 253, comma 25, del decreto  legislativo  12  aprile 2006, n. 163, le parole: “quaranta per cento” sono  sostituite  dalle seguenti: “cinquanta per cento”.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal  1° gennaio 2015.

Art. 52  – Semplificazione nella redazione e accelerazione dell’approvazione dei progetti

1. Al decreto legislativo 12 aprile  2006,  n.  163,  e  successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 93, comma 2, e’  aggiunto,  in  fine,  il  seguente periodo: “E’ consentita altresi’ l’omissione di  uno  dei  primi  due livelli di progettazione purche’ il livello successivo contenga tutti gli elementi previsti per il  livello  omesso  e  siano  garantiti  i requisiti di cui al comma 1, lettere a), b) e c)”;
b) all’articolo 97, dopo il comma 1, e’ aggiunto il seguente:
“1-bis. Le stazioni appaltanti  hanno  facolta’  di  sottoporre  al procedimento di approvazione dei progetti un livello  progettuale  di maggior dettaglio rispetto a quanto previsto dalla normativa  di  cui al comma 1, al fine di ottenere anche le approvazioni  proprie  delle precedenti fasi progettuali eventualmente omesse. La dichiarazione di pubblica utilita’ di cui agli articoli 12 e seguenti del decreto  del Presidente della Repubblica  8  giugno  2001  n.  327,  e  successive modificazioni,  puo’  essere  disposta   anche   quando   l’autorita’ espropriante approva a tal  fine  il  progetto  esecutivo  dell’opera pubblica o di pubblica utilita’”;
c) all’articolo 128, comma 6,  dopo  le  parole:  “inferiore  a  un milione di  euro,  previa  approvazione”  e’  inserita  la  seguente:
“almeno”, e, dopo le parole: “superiore a un milione di euro,  previa approvazione” sono inserite le seguenti: “almeno della”.
2. All’articolo 15, comma  2,  del  decreto  del  Presidente  della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, dopo le parole:  “Il  progetto  e’ redatto,”  sono  inserite  le  seguenti:   “salvo   quanto   previsto dall’articolo 93, comma 2, ultimo periodo, del codice e”.

Art. 53  – Allineamento alle norme europee della regolazione  progettuale  delle infrastrutture ferroviarie e stradali e disposizioni  in  materia  di gallerie stradali

1. La progettazione delle nuove infrastrutture ferroviarie ad  alta velocita’  avviene  secondo  le  relative  specifiche  tecniche;   le specifiche tecniche previste per  l’alta  capacita’  sono  utilizzate esclusivamente laddove cio’ risulti necessario sulla base delle stime delle caratteristiche della domanda.
2. Non possono essere applicati alla  progettazione  e  costruzione delle  nuove  infrastrutture  ferroviarie  nazionali   nonche’   agli adeguamenti di quelle  esistenti,  parametri  e  standard  tecnici  e funzionali piu’ stringenti rispetto a quelli previsti dagli accordi e dalle norme dell’Unione Europea.
3. All’articolo 12 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n.  162, dopo il comma 4, e’ aggiunto il seguente:
“4-bis. Le modifiche di cui al comma 4 devono  essere  accompagnate da una stima dei sovraccosti necessari per  garantire  i  livelli  di sicurezza superiori a quelli minimi definiti dai CST e da una analisi di sostenibilita’  economica  e  finanziaria  per  il  gestore  della infrastruttura  e  le  imprese  ferroviarie,   corredata   da   stime ragionevoli anche in termini di relativi tempi di attuazione. La loro efficacia e’ subordinata all’individuazione delle  risorse  pubbliche necessarie per coprire tali sovraccosti.”.
4. Non possono essere applicati alla  progettazione  e  costruzione delle nuove gallerie stradali e autostradali nonche’ agli adeguamenti di quelle esistenti, parametri e standard tecnici e  funzionali  piu’ stringenti rispetto a quelli previsti dagli  accordi  e  dalle  norme dell’Unione Europea.
5. Al decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 4,  comma  5,  le  parole:  “ed  i  collaudi”  sono sostituite dalle seguenti: “e le verifiche funzionali”;
b) all’articolo  11,  comma  1,  le  parole:  “dei  collaudi”  sono sostituite dalle seguenti: “delle verifiche funzionali”.

Art. 54  – Emissione di  obbligazioni  di  scopo  da  parte  degli  enti  locali garantite da beni immobili patrimoniali ai fini  della  realizzazione di opere pubbliche

1. All’articolo 35, della legge 23 dicembre 1994, n. 724,  dopo  il comma 1, e’ inserito il seguente:
“1.bis. I comuni, le province, le citta’  metropolitane  e,  previa autorizzazione di ciascun  partecipante,  le  unioni  di  comuni,  le comunita’ montane e i consorzi tra enti locali, per il  finanziamento di singole opere pubbliche, possono attivare prestiti  obbligazionari di scopo legati alla realizzazione delle opere stesse e garantiti  da un apposito patrimonio destinato. Tale patrimonio e’ formato da  beni immobili disponibili di proprieta’ degli enti locali di cui al  primo periodo, per un valore almeno pari all’emissione obbligazionaria,  ed e’ destinato esclusivamente alla soddisfazione degli obbligazionisti.  Su tale patrimonio non sono ammesse  azioni  da  parte  di  qualsiasi creditore diverso dai portatori dei titoli emessi  dall’ente  locale.  Con apposito regolamento, da  emanare,  ai  sensi  dell’articolo  17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Ministro  dell’economia e delle finanze, di concerto con  i  Ministri  dell’interno  e  delle infrastrutture  e  dei   trasporti,   determina   le   modalita’   di costituzione e  di  gestione  del  predetto  patrimonio  destinato  a garantire  le  obbligazioni  per   il   finanziamento   delle   opere pubbliche.”.

Art. 55  – Affidamento concessioni relative a infrastrutture  strategiche  sulla base anche del progetto definitivo

 1.  All’articolo  177,  comma  2,  primo   periodo,   del   decreto legislativo  12  aprile  2006,  n.  163,   dopo   le   parole:   “Per l’affidamento delle concessioni si pone a base di  gara  il  progetto preliminare”  sono  inserite  le   seguenti   “ovvero   il   progetto definitivo”.   

Capo II  – Misure per l’edilizia

Art. 56 – Norma nel settore edilizio

1. All’articolo 13 del  decreto-legge  6  dicembre  2011,  n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, dopo il comma 9 e’ aggiunto il seguente:
“9-bis. I comuni possono ridurre l’aliquota di base fino allo  0,38 per  cento  per  i  fabbricati  costruiti  e  destinati  dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione  e non siano in  ogni  caso  locati,  e  comunque  per  un  periodo  non superiore a tre anni dall’ultimazione dei lavori.

Art. 57 – Ripristino IVA per housing sociale

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre  1972,  n. 633, sono apportate le seguenti modificazioni:  
a) all’articolo 10, comma  1,  il  numero  8  e’  sostituito  dal seguente:  “8) le locazioni e gli affitti, relative  cessioni,  risoluzioni  e proroghe, di terreni e aziende agricole, di aree  diverse  da  quelle destinate a  parcheggio  di  veicoli,  per  le  quali  gli  strumenti urbanistici  non  prevedono  la  destinazione  edificatoria,   e   di fabbricati, comprese le pertinenze, le scorte  e  in  genere  i  beni mobili destinati durevolmente al servizio  degli  immobili  locati  e affittati, escluse le locazioni, per le quali nel  relativo  atto  il locatore abbia espressamente manifestato l’opzione per l’imposizione, di fabbricati abitativi, di durata  non  inferiore  a  quattro  anni, effettuate   in   attuazione   di   piani   di   edilizia   abitativa convenzionata,  di  fabbricati  di  civile  abitazione  destinati  ad alloggi  sociali  come  definiti  dal  decreto  del  Ministro   delle infrastrutture,  di  concerto  con  il  Ministro  della  solidarieta’ sociale, il Ministro delle politiche per la famiglia ed  il  Ministro
per le politiche giovanili e le attivita’ sportive del 22 aprile 2008 ed escluse le locazioni di fabbricati strumentali  che  per  le  loro caratteristiche non sono suscettibili di diversa utilizzazione  senza radicali  trasformazioni  effettuate  nei  confronti   dei   soggetti indicati alle lettere b) e c) del numero 8-ter) ovvero per  le  quali nel  relativo  atto  il  locatore  abbia  espressamente   manifestato l’opzione per l’imposizione;”
b) all’articolo 10, comma 1, il numero 8-bis  e’  sostituito  dal seguente:
“8-bis) le cessioni di  fabbricati  o  di  porzioni  di  fabbricato diversi da quelli di cui al numero 8-ter), escluse quelle  effettuate dalle imprese costruttrici degli stessi o dalle imprese che vi  hanno eseguito, anche tramite imprese appaltatrici, gli interventi  di  cui all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed  e),  della  legge  5 agosto 1978, n. 457, entro cinque  anni  dalla  data  di  ultimazione della costruzione o dell’intervento, e cessioni,  per  le  quali  nel relativo atto il cedente abbia  espressamente  manifestato  l’opzione per l’imposizione, di fabbricati di civile abitazione locati  per  un periodo non inferiore a quattro  anni  in  attuazione  dei  piani  di edilizia  residenziale  convenzionata  ovvero  destinati  ad  alloggi sociali come definite dal decreto del Ministro delle  infrastrutture, di concerto con il Ministro della solidarieta’ sociale,  il  Ministro delle politiche per la famiglia  ed  il  Ministro  per  le  politiche giovanili e le attivita’ sportive del 22 aprile 2008;” all’articolo 36, al terzo comma sesto periodo, dopo le parole  “che effettuano sia locazioni,” sono inserite le seguenti: “o cessioni,” e dopo le parole “dell’articolo 19-bis, sia locazioni” sono inserite le seguenti: “o cessioni”;
c) alla  tabella  A,  parte  terza,  il  n.  127-duodevicies  e’ sostituito dal seguente:
  “127-duodevicies)  locazioni  di  immobili  di  civile   abitazione effettuate  in  esecuzione  di  programmi   di   edilizia   abitativa convenzionata  e  locazioni  di  fabbricati  di   civile   abitazione destinati ad alloggi sociali come definiti dal decreto  del  Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro della  solidarieta’ sociale, il Ministro delle politiche per la famiglia  e  il  Ministro per le politiche giovanili e le attivita’  sportive,  del  22  aprile 2008”

Art. 58  –  Semplificazione procedure Piano nazionale di edilizia abitativa

1. All’articolo 11, comma 4, del decreto-legge 25 giugno  2008,  n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge  6  agosto  2008,  n. 133, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi:
“Tale intesa va  resa  nella  seduta  del  Cipe  nella  quale  sono approvati gli accordi di  programma.  Eventuali  rimodulazioni  degli interventi contenuti negli accordi di programma  sono  approvate  con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli  accordi  di  programma,  da  sottoscrivere  per l’utilizzo di economie ovvero di nuove  risorse  finanziarie  che  si rendessero disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture  e  dei  trasporti  di  concerto   con   il   Ministro dell’economia e delle finanze.”.
2. All’articolo  4,  comma  2,  del  Piano  nazionale  di  edilizia abitativa di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 luglio 2009, sono aggiunti i seguenti periodi:
“Tale intesa va  resa  nella  seduta  del  Cipe  nella  quale  sono approvati gli accordi di  programma.  Eventuali  rimodulazioni  degli interventi contenuti negli accordi di programma  sono  approvate  con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Eventuali atti aggiuntivi agli  accordi  di  programma,  da  sottoscrivere  per l’utilizzo di economie ovvero di nuove  risorse  finanziarie  che  si rendessero disponibili, sono approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture  e  dei  trasporti  di  concerto   con   il   Ministro dell’economia e delle finanze.”.
3. Agli accordi di programma di cui all’articolo 4,  comma  2,  del Piano  nazionale  di  edilizia  abitativa  di  cui  al  decreto   del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 luglio 2009 si applicano  le disposizioni di cui all’articolo 41, commi 4 e 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge  22 dicembre 2011, n. 214.

Capo III  –  Misure per la portualita’ e l’autotrasporto e l’agricoltura
 

Art. 59  – Extragettito IVA per le societa’ di progetto per le opere portuali

1. All’articolo 18 della legge 12 novembre 2011, n. 183, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettera b), dopo le parole: “Unione Europea,” sono inserite le seguenti parole: “nonche’, limitatamente alle grandi infrastrutture portuali, per un periodo non superiore ai 15 anni, il 25% dell’incremento del gettito di imposta sul valore aggiunto relativa alle operazioni di importazione riconducibili all’infrastruttura oggetto dell’intervento”;
b) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti:
“ 2-bis. L’incremento del gettito IVA, di cui al comma 1, lettera b) su cui calcolare la quota del 25 per cento, e’ determinato per ciascun anno di esercizio dell’infrastruttura:
a) in relazione a progetti di nuove infrastrutture, in misura pari all’ammontare delle riscossioni dell’IVA registrato nel medesimo anno;
b) in relazione a progetti di ampliamento ovvero potenziamento di infrastrutture esistenti, in misura pari alla differenza tra l’ammontare delle riscossioni dell’IVA registrato nel medesimo anno e la media delle riscossioni conseguite nel triennio immediatamente precedente l’entrata in esercizio dell’infrastruttura oggetto dell’intervento.
2-ter. Gli incrementi di gettito di cui al comma 1, lettera b), registrati nei vari porti, per poter essere accertati devono essere stati realizzati, nel loro importo complessivo, anche con riferimento all’intero sistema portuale.
2-quater. Con uno o piu’ decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono stabilite le modalita’ di accertamento, calcolo e  determinazione dell’incremento di gettito di cui ai commi 2-bis e 2-ter, di corresponsione della quota di incremento del predetto gettito alla societa’ di progetto, nonche’ ogni altra disposizione attuativa della disposizione di cui ai predetti commi 2-bis e 2-ter.”.

Art. 60  – Regime doganale delle unita’ da diporto

1. All’articolo 36 del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, il quarto comma e’ sostituito dal seguente: “Le navi, ad esclusione di quelle da diporto, e gli aeromobili costruiti all’estero o provenienti da bandiera estera si intendono destinati al consumo nel territorio doganale quando vengono iscritti nelle matricole o nei registri di cui rispettivamente agli articoli 146 e 753 del codice della navigazione; le navi, ad esclusione di quelle da diporto, e gli aeromobili nazionali e nazionalizzati, iscritti nelle matricole o nei registri predetti, si intendono destinati al consumo fuori del territorio doganale quando vengono cancellati dalle matricole o dai registri stessi per uno dei motivi indicati nel primo comma, lettere c) e d), rispettivamente degli articoli 163 e 762 del codice medesimo.”
2. All’articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, dopo le parole: “Unione europea” sono inserite le seguenti:
“o extraeuropei”.

Art. 61  – Anticipo recupero accise per autotrasportatori

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277, sono apportate le seguenti modifiche:
a) all’articolo 3:
1) al comma 1, le parole “entro il 30 giugno successivo alla scadenza di ciascun anno solare” sono sostituite dalle seguenti: “a pena di decadenza, entro il mese successivo alla scadenza di ciascun trimestre solare”;
2) al comma 6, le parole “dell’anno” sono sostituite dalle seguenti: “del periodo”;
b) all’articolo 4, comma 3, le parole “entro l’anno solare in cui e’ sorto” sono sostituite dalle seguenti: “entro il 31 dicembre dell’anno solare successivo a quello in cui e’ sorto”.
2 . A partire dall’anno 2012 al credito di imposta riconosciuto con le modalita’ e con gli effetti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 giugno 2000, n. 277 non si applica il limite previsto dall’articolo 1, comma 53 della legge 24 dicembre 2007, n. 244.  3 . Per la copertura degli oneri finanziari derivanti dal comma 1 l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 33, comma 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilita’ 2012) e’ ridotta di 26,4 milioni di euro.
4. In tutti i casi nei quali disposizioni di legge determinano aumenti dell’aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante il maggior onere conseguente all’aumento dell’aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante e’ sempre rimborsato, con le modalita’ previste dall’articolo 6, comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26, nei confronti dei soggetti di cui all’articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le attivita’ di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16. Coerentemente, all’articolo 33 della legge 12 novembre 2011, n. 183, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita’ 2012)” sono apportate le seguenti modificazioni:
a) nel comma 30 le parole “sulla benzina senza piombo” sono sostituite dalle seguenti: “sulla benzina con piombo”
b) dopo il comma 30 sono inseriti i seguenti commi:
“30-bis) All’aumento di accisa sulle benzine disposto con il provvedimento di cui al comma precedente, non si applica l’articolo 1, comma 154, secondo periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662;  
30-ter) Il maggior onere conseguente all’aumento, disposto con il provvedimento di cui al comma 30, dell’aliquota di accisa sul gasolio usato come carburante e’ rimborsato, con le modalita’ previste dall’articolo 6, comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26, nei confronti dei soggetti di cui all’articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le attivita’ di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2, del decreto legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16.”

Art. 62  – Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari

1. I contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta e indicano a pena di nullita’ la durata, le quantita’ e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalita’ di consegna e di pagamento. I contratti devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza, proporzionalita’ e reciproca corrispettivita’ delle prestazioni, con riferimento ai beni forniti. La nullita’ del contratto puo’ anche essere rilevata d’ufficio dal giudice.
2. Nelle relazioni commerciali tra operatori economici, ivi compresi i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei beni di cui al comma 1, e’ vietato:
a) imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, nonche’ condizioni extracontrattuali e retroattive;
b) applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti;
c) subordinare la conclusione, l’esecuzione dei contratti e la continuita’ e regolarita’ delle medesime relazioni commerciali alla esecuzione di prestazioni da parte dei contraenti che, per loro natura e secondo gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l’oggetto degli uni e delle altre;
d) conseguire indebite prestazioni unilaterali, non giustificate dalla natura o dal contenuto delle relazioni commerciali;
e) adottare ogni ulteriore condotta commerciale sleale che risulti tale anche tenendo conto del complesso delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento.
3. Per i contratti di cui al comma 1, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni dalla consegna o dal ritiro dei prodotti medesimi o delle relative fatture ed entro il termine di sessanta giorni per tutte le altre merci. Gli interessi decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine. In questi casi il saggio degli interessi e’ maggiorato di ulteriori due punti percentuali ed e’ inderogabile.
4. Per «prodotti alimentari deteriorabili» si intendono i prodotti che rientrano in una delle seguenti categorie:
a) prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a sessanta giorni;
b) prodotti agricoli, ittici e alimentari sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protettivo o refrigerati, non sottoposti a trattamenti atti a prolungare la durabilita degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni; c) prodotti a base di carne che presentino le seguenti caratteristiche fisico-chimiche: aW superiore a 0,95 e pH superiore a 5,2 oppure aW superiore a 0,91 oppure pH uguale o superiore a 4,5;
d) tutti i tipi di latte.
5. Salvo che il fatto costituisca reato, il contraente, ad eccezione del consumatore finale, che contravviene agli obblighi di cui al comma 1 e’ sottoposto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 516,00 a euro 20.000,00. L’entita’ della sanzione e’ determinata facendo riferimento al valore dei beni oggetto di cessione.
6. Salvo che il fatto costituisca reato, il contraente, ad eccezione del consumatore finale, che contravviene agli obblighi di cui al comma 2 e’ punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 516,00 a euro 3.000,00. La misura della sanzione e’ determinata facendo riferimento al beneficio ricevuto dal soggetto che non ha rispettato i divieti di cui al comma 2.
7. Salvo che il fatto costituisca reato, il mancato rispetto, da parte del debitore, dei termini di pagamento stabiliti al comma 3 e’ punito con sanzione amministrativa pecuniaria da 500 euro a euro 500.000. L’entita’ della sanzione viene determinata in ragione del fatturato dell’azienda, della ricorrenza e della misura dei ritardi.
8. L’Autorita’ Garante per la Concorrenza ed il Mercato e’ incaricata della vigilanza sull’applicazione delle presenti disposizioni e all’irrogazione delle sanzioni ivi previste, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689. A tal fine, l’Autorita’ puo’ avvalersi del supporto operativo della Guardia di Finanza, fermo restando quanto previsto in ordine ai poteri di accertamento degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria dall’articolo 13 della predetta legge 24 novembre 1981, n. 689. All’accertamento delle violazioni delle disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 del presente articolo l’Autorita’ provvede d’ufficio o su segnalazione di qualunque soggetto interessato. Le attivita’ di cui al presente comma sono svolte con le risorse umane, finanziarie e strumentali gia’
disponibili a legislazione vigente.
9. Gli introiti derivanti dall’irrogazione delle sanzioni di cui ai commi 5, 6 e 7 sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati e ripartiti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze e iscritti nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, al Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall’Autorita’ Garante Concorrenza e Mercato da destinare a vantaggio dei consumatori per finanziare iniziative di informazione in materia alimentare a vantaggio dei consumatori e per finanziare attivita’ di ricerca, studio e analisi in materia alimentare nell’ambito dell’Osservatorio unico delle Attivita’ produttive, nonche’ nello stato di previsione del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali per il finanziamento di iniziative in materia agroalimentare.
10. Sono fatte salve le azioni in giudizio per il risarcimento del danno derivante dalle violazioni della presente disposizione, anche ove promosse dalle associazioni dei consumatori aderenti al CNCU e delle categorie imprenditoriali presenti nel Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Le stesse associazioni sono altresi’ legittimate ad agire, a tutela degli interessi collettivi, richiedendo l’inibitoria ai comportamenti in violazione della presente disposizione ai sensi degli articoli 669-bis e seguenti del codice di procedura civile.
11. Sono abrogati i commi 3 e 4 dell’art 4 del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 e il decreto del Ministro delle attivita’ produttive del 13 maggio 2003.

Art. 63  – Attivazione nuovi “contratti di filiera”

1. I rientri di capitale e interessi dei mutui erogati per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dall’Istituto Sviluppo Agroalimentare (ISA) S.p.A. per il finanziamento dei contratti di filiera di cui all’articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, sono utilizzati per finanziamenti agevolati dei contratti di filiera e di distretto di cui all’articolo 1 della legge 3 febbraio 2011, n. 4, secondo le modalita’ stabilite dal decreto interministeriale 22 novembre 2007.
2. ISA S.p.A., su indicazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e’ autorizzata a mettere a disposizione per finanziamenti agevolati le risorse finanziarie per la realizzazione dei contratti di filiera e di distretto di cui al comma 1, per un importo non superiore a 5 milioni di euro annui per un triennio e comunque nel limite delle risorse rivenienti dai rientri di capitale di cui al comma 1, secondo le modalita’ che verranno stabilite con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
3. Restano fermi i versamenti all’entrata di ISA, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di risparmio del Ministero fissati dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.

Art. 64  – Attuazione della Decisione della Commissione Europea C(2011) 2929

1. All’articolo 17, comma 4 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, dopo la parola ‘regionale’ sono aggiunte le seguenti:
“nonche’ mediante finanziamenti erogati, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di stato, a valere sul fondo credito di cui alla decisione della Commissione Europea C(2011) 2929 del 13 maggio 2011 e successive modificazioni ed integrazioni”.
2. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, di natura non regolamentare, da adottarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, sono stabiliti i criteri e le modalita’ di erogazione dei finanziamenti a valere sul fondo credito di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.
3. All’articolo 17, comma 5-ter, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 dopo le parole ‘la propria attivita’, sono aggiunte le seguenti: ‘di assunzione di rischio per garanzie’.

Art. 65  – Impianti fotovoltaici in ambito agricolo

1. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, non e’ consentito l’accesso agli incentivi statali di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
2. Il comma 1 non si applica agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore del presente decreto o per i quali sia stata presentata richiesta per il conseguimento del titolo entro la medesima data, a condizione in ogni caso che l’impianto entri in esercizio entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Detti impianti debbono comunque rispettare le condizioni di cui ai commi 4 e 5 dell’articolo 10 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
3. Agli impianti i cui moduli costituiscono elementi costruttivi di serre cosi’ come definite dall’articolo 20, comma 5 del decreto ministeriale 6 agosto 2010, si applica la tariffa prevista per gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici. Al fine di garantire la coltivazione sottostante, le serre – a seguito dell’intervento – devono presentare un rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e la superficie totale della copertura della serra stessa non superiore al 50%.
4. I commi 4, 5 e 6 dell’articolo 10 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 sono abrogati, fatto salvo quanto disposto dall’ultimo periodo del comma 2.
 
Art. 66  – Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola

1. Entro il 30 giugno di ogni anno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con decreto di natura non regolamentare da adottare d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze, anche sulla base dei dati forniti dall’Agenzia del demanio nonche’ su segnalazione dei soggetti interessati, individua i terreni agricoli e a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalita’ istituzionali, di proprieta’ dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, nonche’ di proprieta’ degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell’Agenzia del demanio mediante procedura negoziata senza pubblicazione del bando per gli immobili di valore inferiore a 100.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 100.000 euro. L’individuazione del bene ne determina il trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato. Ai citati decreti di individuazione si applicano le disposizioni di cui all’articolo 1, commi 3, 4 e 5, del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. Il prezzo dei terreni da porre a base delle procedure di vendita di cui al presente comma e’ determinato sulla base di valori agricoli medi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Con il decreto di cui al primo periodo sono altresi’ stabilite le modalita’ di attuazione del presente articolo.
2. I beni di cui al comma 1 possono formare oggetto delle operazioni di riordino fondiario di cui all’articolo 4 della legge 15 dicembre 1998, n. 441.
3. Nelle procedure di alienazione dei terreni di cui al comma 1, al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialita’ agricola giovanile e’ riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli, cosi’ come definiti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185.
4. Ai contratti di alienazione del presente articolo si applicano le agevolazioni previste dall’articolo 5-bis, commi 2 e 3, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.
5. I giovani imprenditori agricoli che acquistano la proprieta’ dei terreni alienati ai sensi del presente articolo possono accedere ai benefici di cui al capo III del titolo I del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni.
6. Per i terreni ricadenti all’interno di aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, l’Agenzia del demanio acquisisce preventivamente l’assenso alla vendita da parte degli enti gestori delle medesime aree.
7. Le regioni, le province, i comuni, anche su richiesta dei soggetti interessati possono vendere, per le finalita’ e con le modalita’ di cui al comma 1, i beni di loro proprieta’ agricoli e a vocazione agricola e compresi quelli attribuiti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85; a tal fine possono conferire all’Agenzia del demanio mandato irrevocabile a vendere. L’Agenzia provvede al versamento agli enti territoriali gia’ proprietari dei proventi derivanti dalla vendita al netto dei costi sostenuti e documentati.
8. Ai terreni alienati ai sensi del presente articolo non puo’ essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima del decorso di venti anni dalla trascrizione dei relativi contratti nei pubblici registri immobiliari.
9. Le risorse derivanti dalle operazioni di dismissione di cui ai commi precedenti al netto dei costi sostenuti dall’Agenzia del demanio per le attivita’ svolte, sono destinate alla riduzione del debito pubblico. Gli enti territoriali destinano le predette risorse alla riduzione del proprio debito e, in assenza del debito o per la parte eventualmente eccedente al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
10. L’articolo 7 della legge 12 novembre 2011, n. 183 e successive modificazioni e’ abrogato.
 
Art. 67  – Convenzioni per lo sviluppo della filiera pesca

1.            L’articolo 5 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.  226  e’ sostituito dal seguente:
“Art. 5
1.            Il Ministero delle politiche  agricole  alimentari  e  forestali puo’ stipulare con le Associazioni nazionali di categoria ovvero  con Consorzi dalle stesse istituiti, convenzioni per  lo  svolgimento  di una o piu’ delle seguenti attivita’:
    a)  promozione  delle  attivita’  produttive  nell’ambito   degli
ecosistemi   acquatici   attraverso    l’utilizzo    di    tecnologie
ecosostenibili;
b)           promozione di azioni  finalizzate  alla  tutela  dell’ambiente marino e costiero;
c)            tutela e valorizzazione delle  tradizioni  alimentari  locali, dei prodotti  tipici,  biologici  e  di  qualita’,  anche  attraverso l’istituzione di consorzi  volontari  per  la  tutela  del  pesce  di qualita’, anche in forma di Organizzazioni di produttori;
d)           attuazione dei sistemi di controllo e di tracciabilita’  delle filiere agroalimentare ittiche;
e)           agevolazioni per l’accesso al credito  per  le  imprese  della pesca e dell’acquacoltura;
f)            riduzione dei tempi procedurali e delle attivita’  documentali nel quadro della semplificazione amministrativa e  del  miglioramento
dei  rapporti  fra  gli  operatori  del   settore   e   la   pubblica
amministrazione,  in  conformita’  ai  principi  della   legislazione
vigente in materia;
g)            assistenza tecnica alle imprese  di  pesca  nel  quadro  delle azioni previste dalla politica  comune  della  pesca  (PCP)  e  degli affari marittimi.
2.            Le Convenzioni di cui al comma 1 sono finanziate a valere e  nei limiti delle risorse della gestione stralcio, gia’ Fondo centrale per il credito peschereccio, istituita ai sensi dell’articolo  93,  comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, con decreto  del  Presidente del Consiglio dei ministri 4 giugno 2003.”

Titolo III  –  EUROPA
Capo I  –  Armonizzazione dell’ordinamento interno

Art. 68  – Repertorio nazionale dei dispositivi medici

1. All’articolo 1, comma 409, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
a) alla lettera d), le parole: «contributo pari al 5 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «contributo pari al 5,5 per cento»;
b) alla lettera e), le parole da: «Per l’inserimento delle informazioni» fino a: «manutenzione del repertorio generale di cui alla lettera a)» sono soppresse.

Art. 69  – Dichiarazione preventiva in caso di spostamento del prestatore di servizi

1. All’articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206 le parole: «30 giorni prima, salvo i casi di urgenza», sono sostituite dalle seguenti: «in anticipo».

Art. 70  – Aiuti de minimis a favore di piccole e medie imprese in particolari aree

1. La dotazione del Fondo istituito dall’articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, puo’ anche essere destinata al finanziamento degli aiuti de minimis a favore delle piccole e medie imprese, come individuate dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione del 6 maggio 2003, localizzate nelle aree individuate ai sensi del medesimo articolo 10, comma 1-bis, e degli aiuti a finalita’ regionale, nel rispetto del regolamento 1998/2006/CE e del regolamento 800/2008/CE.  

Capo II  – Disposizioni per l’attuazione della direttiva 2009/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 marzo 2009 concernente i  diritti aeroportuali

Art. 71  – Oggetto e ambito di applicazione

1. Il presente Capo stabilisce i principi comuni per la determinazione e la riscossione dei diritti aeroportuali negli aeroporti nazionali aperti al traffico commerciale.
2. Fatte salve le funzioni di vigilanza che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti continua ad esercitare ai sensi dell’articolo 11, comma 2, del decreto legislativo 25 luglio 1997, n. 250, e’ istituita l’Autorita’ nazionale di vigilanza, di cui all’articolo 73, che svolge compiti di regolazione economica nonche’ di vigilanza, di cui all’articolo 80, con l’approvazione dei sistemi di tariffazione e dell’ammontare dei diritti, inclusi metodi di tariffazione pluriennale, anche accorpata per servizi personalizzati, che garantiscono annualmente gli adeguamenti inflattivi.
3. I modelli di tariffazione, approvati dall’Autorita’ previo parere del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, sono orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a obiettivi di efficienza nonche’, nell’ambito di una crescita bilanciata della capacita’ aeroportuale, all’incentivazione degli investimenti correlati anche all’innovazione tecnologica, alla sicurezza dello scalo ed alla qualita’ dei servizi.
4. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, previa istruttoria dell’Autorita’ di vigilanza di cui all’articolo 73, trasmette annualmente alla Commissione europea una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui al presente Capo e della normativa comunitaria.
5. Le disposizioni di cui al presente Capo non si applicano ai diritti riscossi per la remunerazione di servizi di navigazione aerea di rotta e di terminale, di cui al regolamento (CE) n. 1794/2006 della Commissione, del 6 dicembre 2006, ne’ ai diritti riscossi a compenso dei servizi di assistenza a terra di cui all’allegato al decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, di attuazione della direttiva 96/67/CE del Consiglio, del 15 ottobre 2006, relativa al libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra negli aeroporti della Comunita’, ne’ ai diritti riscossi per finanziare l’assistenza fornita alle persone con disabilita’ e alle persone a mobilita’ ridotta di cui al regolamento (CE) n. 1107/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006.

Art. 72  – Definizioni

1. Ai fini dei presente Capo si intende per:
a) aeroporto: qualsiasi terreno appositamente predisposto per l’atterraggio, il decollo e le manovre di aeromobili, inclusi gli impianti annessi che esso puo’ comportare per le esigenze del traffico e per il servizio degli aeromobili nonche’ gli impianti necessari per fornire assistenza ai servizi aerei commerciali;
b) gestore aeroportuale: il soggetto al quale le disposizioni legislative, regolamentari o contrattuali affidano, insieme con altre attivita’ o in via esclusiva, il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture aeroportuali o della rete aeroportuale e di coordinare e di controllare le attivita’ dei vari operatori presenti negli aeroporti e nella rete aeroportuale di interesse;
c) utente dell’aeroporto: qualsiasi persona fisica o giuridica che trasporti per via aerea passeggeri, posta e merci, da e per l’aeroporto di base;
d) diritti aeroportuali: i prelievi riscossi a favore del gestore aeroportuale e pagati dagli utenti dell’aeroporto per l’utilizzo delle infrastrutture e dei servizi che sono forniti esclusivamente dal gestore aeroportuale e che sono connessi all’atterraggio, al decollo, all’illuminazione e al parcheggio degli aeromobili e alle operazioni relative ai passeggeri e alle merci, nonche’ ai corrispettivi per l’uso delle infrastrutture centralizzate dei beni di uso comune e dei beni di uso esclusivo;
e) rete aeroportuale: un gruppo di aeroporti, debitamente designato come tale da uno Stato membro, gestiti dallo stesso gestore aeroportuale.

Art. 73  – Autorita’ nazionale di vigilanza

1. Nelle more dell’istituzione dell’autorita’ indipendente di regolazione dei trasporti di cui all’articolo 36, comma 1, del presente decreto le funzioni dell’Autorita’ di vigilanza sono svolte dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC).
2. Al fine dello svolgimento delle funzioni, di cui all’articolo 71, comma 3, attribuite all’Autorita’ di vigilanza, nell’ambito dell’ENAC e’ istituita la «Direzione diritti aeroportuali», apposita struttura nei limiti della dotazione organica, finanziaria e strumentale disponibile all’entrata in vigore del presente decreto, che opera con indipendenza di valutazione e di giudizio.
3. Al fine di garantire l’autonomia, l’imparzialita’ e l’indipendenza dell’Autorita’ di vigilanza, l’attivita’ della Direzione, di cui al comma 2, e’ separata dalle altre attivita’ svolte dall’ENAC mediante apposite regole amministrative e contabili e, in ogni caso, da efficaci barriere allo scambio di informazioni sensibili che potrebbero avere significativi effetti tra i responsabili del trattamento di dati privilegiati.
4. La Direzione diritti aeroportuali e’ costituita da un dirigente e da un massimo di dodici esperti in materia giuridico-economica nonche’ da cinque unita’ di personale tecnico amministrativo inquadrati rispettivamente nel ruolo dirigenziale, professionale e tecnico amministrativo del vigente contratto di lavoro ENAC. Il Direttore generale dell’ENAC provvede all’individuazione del personale, che mantiene il trattamento giuridico ed economico vigente all’entrata in vigore del presente decreto, prioritariamente nell’ambito della Direzione centrale sviluppo economico.
5. Al fine di garantire le risorse necessarie alla costituzione ed al funzionamento dell’Autorita’ di vigilanza, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa istruttoria dell’ENAC, e’ fissata la misura dei diritti a carico degli utenti degli aeroporti e dei gestori aeroportuali, di cui all’articolo 71, da utilizzarsi a copertura dei costi della struttura.
6. Il decreto, di cui al comma 5, dispone in ordine alla corresponsione degli importi all’ENAC, da effettuarsi alle scadenze e con le modalita’ previste per il versamento del canone di concessione aeroportuale nonche’ all’eventuale adeguamento della misura. Con lo stesso decreto e’ ridotto il contributo dello Stato al funzionamento dell’ENAC, per un importo corrispondente alle spese non piu’ sostenute dall’Ente, correlate al funzionamento della Direzione trasformata in Autorita’ ai sensi del presente Capo.

Art. 74  – Reti aeroportuali

1. Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere della Conferenza Unificata, sono designate le reti aeroportuali sul territorio italiano.
2. L’Autorita’ di vigilanza puo’ autorizzare il gestore aeroportuale di una rete aeroportuale ad introdurre un sistema di tariffazione aeroportuale comune e trasparente da applicare all’intera rete, fermi restando i principi di cui al successivo articolo 80, comma 1.
3. L’Autorita’ di vigilanza, nel rispetto della normativa europea, informandone la Commissione europea, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell’economia e delle finanze, puo’ consentire al gestore aeroportuale di applicare un sistema di tariffazione comune e trasparente presso gli aeroporti che servono la stessa citta’ o agglomerato urbano, purche’ ciascun aeroporto rispetti gli obblighi in materia di trasparenza di cui all’articolo 77.

Art. 75  – Non discriminazione

1. I diritti aeroportuali sono applicati in modo da non determinare discriminazioni tra gli utenti dell’aeroporto. L’Autorita’ di vigilanza puo’, comunque, operare una modulazione degli stessi diritti aeroportuali per motivi di interesse pubblico e generale, compresi i motivi ambientali, con impatto economico neutro per il gestore. A tal fine i criteri utilizzati sono improntati ai principi di pertinenza, obiettivita’ e trasparenza.

Art. 76  – Determinazione diritti aeroportuali. Consultazione

1. Al fine dell’applicazione del sistema dei diritti aeroportuali, l’Autorita’ di vigilanza, nel rispetto dei principi e dei criteri di cui all’articolo 11-nonies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, predispone specifici modelli tariffari, calibrati sulla base del traffico annuo di movimenti passeggeri registrato, al fine di assicurare che i diritti applicati agli utenti degli aeroporti rispondano ai principi di cui all’articolo 80, comma 1.
2. Il gestore, individuato il modello tariffario tra quelli predisposti dall’Autorita’ ai sensi del comma 1, previa consultazione degli utenti degli aeroporti, lo sottopone all’Autorita’ di vigilanza che verifica la corretta applicazione del modello tariffario in coerenza anche agli obblighi di concessione.
3. E’ istituita una procedura obbligatoria di consultazione tra il gestore aeroportuale e gli utenti dell’aeroporto, che possono essere rappresentati da referenti con delega o dalle associazioni di riferimento. Sulla base della stessa procedura, il gestore garantisce lo svolgimento di una consultazione periodica, almeno una volta all’anno, dell’utenza aeroportuale.
4. L’Autorita’ di vigilanza puo’ motivatamente richiedere lo svolgimento di consultazioni tra le parti interessate e, in particolare, dispone che il gestore aeroportuale consulti gli utenti dell’aeroporto prima che siano finalizzati piani relativi a nuovi progetti di infrastrutture aeroportuali approvati dall’ENAC – Direzione centrale infrastrutture aeroporti – che incidono sulla determinazione della misura tariffaria.
5. L’Autorita’ di vigilanza pubblica una relazione annuale sull’attivita’ svolta fornendo, su richiesta dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell’economia e delle finanze, tutte le informazioni, in particolare, sulle procedure di determinazione dei diritti aeroportuali.
6. Per gli aeroporti aventi una soglia di traffico pari o inferiore al milione di movimento passeggeri annuo, l’Autorita’ individua entro sessanta giorni dall’inizio della sua attivita’, modelli semplificati di aggiornamento, anche annuale, dei diritti ancorati al criterio dell’effettivo valore dei beni fruiti dall’utenza.

Art. 77  – Trasparenza

1. L’Autorita’ di vigilanza dispone, ogni qual volta si procede alle consultazioni di cui all’articolo 76, che i gestori aeroportuali forniscano ad ogni utente dell’aeroporto o ai referenti con delega o alle associazioni di riferimento, adeguate informazioni sugli elementi utilizzati per la determinazione del sistema o dell’ammontare di tutti i diritti riscossi in ciascun aeroporto.
2. Le informazioni, di cui al comma 1, fatte salve le integrazioni richieste dall’Autorita’ di vigilanza, comprendono:
a) l’elenco dei servizi e delle infrastrutture forniti a corrispettivo dei diritti aeroportuali riscossi;
b) la metodologia utilizzata per il calcolo dei diritti aeroportuali che include metodi di tariffazione pluriennale, anche accorpata per servizi personalizzati, che garantiscono annualmente gli incrementi inflattivi;
c) i sistemi di tariffazione che devono essere orientati ai costi delle infrastrutture e dei servizi, a obiettivi di efficienza nonche’, nell’ambito di una crescita bilanciata della capacita’ aeroportuale, all’incentivazione degli investimenti correlati all’innovazione tecnologica e sicurezza dello scalo ed alla qualita’ dei servizi;
d) la struttura dei costi relativamente alle infrastrutture e ai servizi ai quali i diritti aeroportuali sono connessi;
e) gli introiti dei diritti e il costo dei servizi forniti in cambio;
f) qualsiasi finanziamento erogato da autorita’ pubbliche per le infrastrutture e per i servizi ai quali i diritti aeroportuali si riferiscono;
g) le previsioni riguardanti la situazione dell’aeroporto per quanto attiene ai diritti, all’evoluzione del traffico, nonche’ agli investimenti previsti;
h) l’utilizzazione effettiva delle infrastrutture e delle installazioni aeroportuali nel corso di un periodo determinato;
i) i risultati attesi dai grandi investimenti proposti con riguardo ai loro effetti sulla capacita’ dell’aeroporto.
3. L’Autorita’ di vigilanza dispone che gli utenti dell’aeroporto comunichino al gestore aeroportuale, prima di ogni consultazione, informazioni, in particolare, riguardanti:
a) le previsioni del traffico;
b) le previsioni relative alla composizione e all’utilizzo previsto della flotta aerea dell’utente dell’aeroporto;
c) le esigenze dell’utente dell’aeroporto;
d) i progetti di sviluppo nell’aeroporto.
4. Le informazioni comunicate ai sensi del presente articolo sono, a norma della legislazione di riferimento, da trattare come informazioni riservate ed economicamente sensibili e, nel caso di gestori aeroportuali quotati in borsa, sono applicati gli specifici regolamenti di riferimento.

Art. 78  – Norme di qualita’

1. Ai fini del funzionamento degli aeroporti, l’Autorita’ di vigilanza adotta le misure necessarie per consentire al gestore aeroportuale e agli utenti dell’aeroporto interessati, che possono essere rappresentati da referenti con delega o dalle associazioni di riferimento, di procedere a negoziati allo scopo di concludere un accordo sul livello di servizio, con specifico riguardo alla qualita’ dei servizi prestati, nel rispetto degli impegni assunti dal gestore con la stipula della convenzione di concessione.
2. L’accordo, di cui al comma 1, stabilisce il livello del servizio che deve essere fornito dal gestore aeroportuale a fronte dei diritti aeroportuali riscossi.
3. I negoziati di cui al comma 1, possono essere organizzati nel quadro delle consultazioni di cui all’articolo 76.
 
Art. 79  – Differenziazione dei servizi

1. L’Autorita’ di vigilanza autorizza il gestore aeroportuale a variare la qualita’ e l’estensione di particolari servizi, terminali o parti dei terminali degli aeroporti, allo scopo di fornire servizi personalizzati ovvero un terminale o una parte di terminale specializzato.
2. L’ammontare dei diritti aeroportuali puo’ essere differenziato in funzione della qualita’ e dell’estensione dei servizi, di cui al comma 1, e dei relativi costi o di qualsiasi altra motivazione oggettiva, trasparente e non discriminatoria.
3. Qualora il numero degli utenti dell’aeroporto che desiderano accedere ai servizi personalizzati, di cui al comma 1, o a un terminale o una parte di terminale specializzato ecceda il numero di utenti che e’ possibile accogliere a causa di vincoli di capacita’ dell’aeroporto, l’accesso e’ stabilito in base a criteri pertinenti, obiettivi, trasparenti e non discriminatori, proposti dal gestore ed approvati dall’Autorita’ di vigilanza.

Art. 80  – Vigilanza sulla determinazione dei diritti aeroportuali per l’utilizzo delle infrastrutture e dei servizi in regime di esclusiva

1. L’Autorita’ di vigilanza controlla che nella determinazione della misura dei diritti aeroportuali, richiesti agli utenti aeroportuali per l’utilizzo delle infrastrutture e dei servizi forniti dal gestore in regime di esclusiva negli aeroporti, siano applicati i seguenti principi di:
a) correlazione ai costi, trasparenza, pertinenza, ragionevolezza;
b) consultazione degli utenti aeroportuali;
c) non discriminazione;
d) orientamento, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), alla media europea dei diritti aeroportuali praticati in scali con analoghe caratteristiche infrastrutturali, di traffico e standard di servizio reso.
2. L’Autorita’ di vigilanza, in caso di violazione dei principi di cui al comma 1 e di inosservanza delle linee di politica economica e tariffaria di settore, adotta provvedimenti di sospensione del regime tariffario istituito.
3. Per il periodo di sospensione, di cui al comma 2, l’Autorita’ di vigilanza dispone l’applicazione dei livelli tariffari preesistenti al nuovo regime.
4. L’Autorita’ di vigilanza con comunicazione scritta informa il gestore aeroportuale delle violazioni, di cui al comma 2, che gli contesta, assegnandogli il termine di trenta giorni per adottare i provvedimenti dovuti.
5. Il gestore aeroportuale puo’, entro sette giorni dal ricevimento della comunicazione, di cui al comma 4, presentare controdeduzioni scritte all’Autorita’ di vigilanza, che, qualora valuti siano venute meno le cause di sospensione di cui al comma 2, comunica per scritto al gestore la conclusione della procedura di sospensione.
6. L’Autorita’ di vigilanza, decorso inutilmente il termine, di cui al comma 4, adotta i provvedimenti ritenuti necessari ai fini della determinazione dei diritti aeroportuali.

Art. 81  – Aeroporti militari aperti al traffico civile

1. Nella determinazione dei diritti aeroportuali da applicarsi negli aeroporti militari aperti al traffico civile, si tiene conto anche delle infrastrutture e dei servizi forniti dall’Aeronautica militare, che stipula apposita convenzione con il gestore aeroportuale, per la definizione degli stessi e l’individuazione delle modalita’ per il ristoro dei costi sostenuti.

Art. 82  – Clausola di invarianza finanziaria

1. Dall’attuazione delle disposizioni del presente Capo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni interessate provvedono all’adempimento dei compiti derivanti dal presente Capo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Capo III  –  Altre misure di armonizzazione

Art. 83 – Modifiche al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30

1. All’articolo 68 del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, il comma 1-bis e’ soppresso.

Art. 84  – Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2009, n. 107

1. Al decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2009, n. 107, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 1, comma 2, le parole “provenienti o dirette all’estero” sono sostituite dalle seguenti: “in provenienza o a destinazione di porti situati al di fuori dell’Unione europea”.
b) all’articolo 2, dopo il comma 3, e’ aggiunto il seguente:
“3 bis). I trasporti fra porti nazionali ed i trasporti fra porti nazionali e porti di altri Stati membri dell’Unione europea sono assoggettati al medesimo trattamento per quanto concerne l’applicazione della tassa di ancoraggio e della tassa portuale di cui, rispettivamente, agli articoli 1 e 2 del presente regolamento.”;
c) all’Allegato, nell’intestazione della terza colonna, le parole “Aliquota per traffico di cabotaggio” sono sostituite dalle seguenti:
“Aliquota per traffico di cabotaggio ed intracomunitario”.

Art. 85  – Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211

1. All’articolo 7, del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, primo periodo, dopo le parole “comitato etico” e’ inserita la seguente: “coordinatore”;
b) al comma 2, secondo periodo, dopo le parole “comitato etico” e’ inserita la seguente: “coordinatore”;
c) al comma 3, le parole “Il parere favorevole puo’ essere solo accettato ovvero rifiutato nel suo complesso dai comitati etici degli altri centri italiani partecipanti alla sperimentazione stessa” sono sostituite dalle seguenti: “I comitati etici degli altri centri italiani partecipanti alla sperimentazione sono competenti a valutare la fattibilita’ locale della sperimentazione e si limitano ad accettare o a rifiutare nel suo complesso il parere favorevole del comitato etico di coordinamento”;
d) al comma 3, le parole da “I comitati etici dei centri partecipanti” a “protocollo” sono soppresse;
e) al comma 3, ultimo periodo, dopo le parole “comitato etico” e’ inserita la seguente: “coordinatore”;
f) al comma 4, dopo le parole “comitato etico” e’ inserita la seguente: “coordinatore”.

Art. 86  – Servizio di gestione automatizzata dei pagamenti e dei corrispettivi dovuti per le pratiche di motorizzazione

1. All’articolo 4, comma 171, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, il secondo periodo e’ soppresso.
2. La convenzione per la gestione automatizzata dei pagamenti dei corrispettivi dovuti dall’utenza per le pratiche automobilistiche e dei servizi connessi, stipulata tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Dipartimento dei trasporti terrestri e per i sistemi informativi e statistici e Poste Italiane S.p.A. il 22 marzo 2004 e approvata con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 4 maggio 2004, termina con il decorso del periodo di nove anni previsto dall’articolo 8, primo comma, della convenzione medesima.
3. Alla scadenza del contratto di cui al comma 2, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti affida l’espletamento del servizio previsto dall’articolo 4, comma 171, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 nel rispetto della normativa dell’Unione europea. Nel caso in cui ritenga di non poter far ricorso ad una procedura di gara pubblica, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da’ adeguata pubblicita’ alla scelta, motivandola anche in base ad un’analisi del mercato e contestualmente trasmette una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato per l’espressione di un parere preventivo, da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione. Decorso il termine, il parere, se non reso, si intende espresso in senso favorevole.
4. Ai fini previsti dal comma 3 il Ministero delle infrastrutture dei trasporti effettua, entro il 30 settembre 2012, un’indagine di mercato volta a verificare l’interesse degli operatori economici all’esecuzione del servizio, tenuto conto delle esigenze tecniche e organizzative richieste per l’espletamento dello stesso.
5. Le attivita’ di cui al comma 4 sono svolte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti senza nuovi oneri per la finanza pubblica, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

 Art. 87  – Prestazione transfrontaliera di servizi in Italia dei consulenti in materia di brevetti 

1. All’articolo 201, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, dopo il comma 4, e’ aggiunto il seguente: “4-bis. I cittadini dell’Unione europea abilitati all’esercizio della medesima professione in un altro Stato membro possono essere iscritti all’albo secondo le procedure di cui al decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 206.”.
2. All’articolo 203, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n.  30, il comma 3 e’ sostituito dal seguente: “3. I soggetti di cui all’articolo 201, comma 4-bis, che intendono esercitare l’attivita’ di rappresentanza in Italia a titolo occasionale e temporaneo si considerano automaticamente iscritti all’albo dei consulenti in proprieta’ industriale, previa trasmissione da parte dell’autorita’ competente della dichiarazione preventiva di cui all’articolo 10, del decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 206. L’iscrizione rileva ai soli fini dell’applicazione delle norme professionali, di carattere professionale, legale o amministrativo, direttamente connesse alla qualifica professionale.”.

Art. 88  – Applicazione del regime ordinario di deducibilita’ degli interessi passivi per le societa’, a prevalente capitale pubblico, fornitrici di acqua, energia e teleriscaldamento, nonche’ servizi di smaltimento e depurazione

1. Al comma 5, ultimo periodo, dell’articolo 96 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le parole da “, nonche’ alle societa’ il cui capitale sociale” fino alla fine del periodo sono soppresse.
2. In deroga all’articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, la disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. In relazione alle maggiori entrate derivanti dall’attuazione del presente articolo, pari a milioni 4,4 per il 2013 e milioni 2,5 a decorrere dal 2014, e’ corrispondentemente incrementato lo stanziamento relativo al Fondo ammortamento dei titoli di Stato iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze.
4. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 89 – Esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 17 novembre 2011, causa C-496/09

1. Entro il giorno successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto l’INPS provvede ad effettuare il pagamento dell’importo di 30 milioni di euro a favore della Commissione UE sul conto «Risorse proprie dell’Unione europea», in esecuzione della sentenza n. C-496/09 del 17 novembre 2011, della Corte Europea di Giustizia.
2. Il predetto pagamento di 30 milioni di euro e le eventuali altre penalita’ inflitte dalle Istituzioni comunitarie per il mancato recupero degli sgravi contributivi illegittimi, di cui alla citata sentenza della Corte di giustizia n. C-496/09, fanno carico sulle risorse recuperate dall’INPS a fronte dei medesimi sgravi contributivi in esecuzione delle decisioni comunitarie.

Art. 90  – Interventi per favorire l’afflusso di capitale di rischio verso le nuove imprese

1. All’articolo 31 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n.111, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, le parole “armonizzati UE” sono soppresse;
b) al comma 3:
1) la lettera b) e’ sostituita dalla seguente “b) avere sede operativa in Italia;”;
2) la lettera c) e’ sostituita dalla seguente “c) le relative quote od azioni devono essere direttamente detenute, in via prevalente, da persone fisiche;”;
c) al comma 5:
1) dopo la parola “modalita’” sono inserite le seguenti “attuative e”;
2) e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo “Le quote di investimento oggetto delle misure di cui al presente articolo devono essere inferiori a 2,5 milioni di euro per piccola e media impresa destinataria su un periodo di dodici mesi.”.

Art. 91  – Modifiche alla disciplina del trasferimento all’estero della residenza fiscale dei soggetti che esercitano imprese commerciali. Procedura d’infrazione n. 2010/4141

1. All’articolo 166 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 2-ter, sono aggiunti i seguenti: “2-quater. I soggetti che trasferiscono la residenza, ai fini delle imposte sui redditi, in Stati appartenenti all’Unione europea ovvero in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo inclusi nella lista di cui al decreto emanato ai sensi dell’articolo 168-bis, con i quali l’Italia abbia stipulato un accordo sulla reciproca assistenza in materia di riscossione dei crediti tributari comparabile a quella assicurata dalla direttiva 2010/24/UE del Consiglio, del 16 marzo 2010, in alternativa a quanto stabilito al comma 1, possono richiedere la sospensione degli effetti del realizzo ivi previsto in conformita’ ai principi sanciti dalla sentenza 29 novembre 2011, causa C-371-10, National Grid Indus BV.
2-quinquies. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di natura non regolamentare sono adottate le disposizioni di attuazione del comma 2-quater, al fine di individuare, tra l’altro,
le fattispecie che determinano la decadenza della sospensione, i criteri di determinazione dell’imposta dovuta e le modalita’ di versamento.”.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano ai trasferimenti effettuati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Il decreto da adottare ai sensi del comma 2-quinquies dell’articolo 166 del citato testo unico delle imposte sui redditi, come modificato dal comma 1 del presente articolo, e’ emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Art. 92  – Tutela procedimentale dell’operatore in caso di controlli eseguiti successivamente all’effettuazione dell’operazione doganale

1. All’articolo 11 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374, dopo il comma 4, e’ aggiunto il seguente: “4-bis. Nel rispetto del principio di cooperazione stabilito dall’articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n. 212, dopo la notifica all’operatore interessato, qualora si tratti di revisione eseguita in ufficio, o nel caso di accessi – ispezioni – verifiche, dopo il rilascio al medesimo della copia del verbale delle operazioni compiute, nel quale devono essere indicati i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche posti a base delle irregolarita’, delle inesattezze, o degli errori relativi agli elementi dell’accertamento riscontrati nel corso del controllo, l’operatore interessato puo’ comunicare osservazioni e richieste, nel termine di 30 giorni decorrenti dalla data di consegna o di avvenuta ricezione del verbale, che sono valutate dall’Ufficio doganale prima della notifica dell’avviso di cui al successivo comma 5.”.
2. All’articolo 12 della legge 27 luglio 2000, n. 212, comma 7, e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Per gli accertamenti e le verifiche aventi ad oggetto i diritti doganali di cui all’articolo 34 del testo Unico delle disposizioni legislative in materia doganale approvato con del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, si applicano le disposizioni dell’articolo 11 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374.”.
3. Dall’attuazione dei commi 1 e 2 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate e, in particolare, gli uffici incaricati degli accertamenti doganali e della revisione dei medesimi, provvederanno agli adempimenti derivanti dall’attuazione delle predette disposizioni con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Art. 93  – Preclusione all’esercizio della rivalsa al cessionario o committente dell’imposta pagata in conseguenza di accertamento o rettifica

1. All’articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il settimo comma e’ sostituito dal seguente: “Il contribuente ha diritto di rivalersi dell’imposta o della maggiore imposta relativa ad avvisi di accertamento o rettifica nei confronti dei cessionari dei beni o dei committenti dei servizi soltanto a seguito del pagamento dell’imposta o della maggiore imposta, delle sanzioni e degli interessi. In tal caso, il cessionario o il committente puo’ esercitare il diritto alla detrazione, al piu’ tardi, con la dichiarazione relativa al secondo anno successivo a quello in cui ha corrisposto l’imposta o la maggiore imposta addebitata in via di rivalsa ed alle condizioni esistenti al momento di effettuazione della originaria operazione.”.

Art. 94  – Domanda di sgravio dei diritti doganali

1. Avverso i provvedimenti di diniego di rimborso, di sgravio o di non contabilizzazione a posteriori dei dazi doganali adottati dall’autorita’ doganale nelle ipotesi di cui agli articoli 871 e 905 del Regolamento (CEE) della Commissione del 2 luglio 1993, n. 2454 resta sempre ammesso ricorso giurisdizionale alla Commissione Tributaria competente. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 95  – Modifiche alla unificazione dell’aliquota sulle rendite finanziarie

1. All’articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 7, le parole: “, ovvero sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria” sono soppresse;
b) al comma 8, dopo le parole: “di cui all’articolo 27,” inserire le seguenti: “comma 3, terzo periodo e”;
c) al comma 13, alla lettera a), numero 3), dopo le parole “operano sui predetti proventi una ritenuta con aliquota del 20 per cento” sono inserite le seguenti: “ovvero con la minore aliquota prevista per i titoli di cui alle lettere a) e b) del comma 7 dell’articolo 2 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.”;
d) dopo il comma 18 e’ aggiunto il seguente: “18-bis. Nel decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 425, il comma 9 dell’articolo 7 e’ abrogato.
2. Alle minori entrate derivanti dal comma 1, valutate in 5,5 milioni annui a decorrere dall’anno 2012, si provvede con quota parte del maggior gettito di spettanza erariale derivante dal comma 4 dell’articolo 35 del presente decreto. Capo III – Altre misure di armonizzazione

Art. 96  – Residenza OICR

1. L’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e’ cosi’ modificato:
a) al comma 1 la lettera c) e’ cosi’ sostituita. “ c) gli enti pubblici e privati diversi dalle societa’, i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attivita’ commerciale nonche’ gli organismi di investimento collettivo del risparmio, residenti nel territorio dello Stato”;
b) al comma 3, nel secondo periodo, dopo le parole “Si considerano altresi’ residenti nel territorio dello Stato” sono aggiunte le seguenti parole “gli organismi di investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia e”;
c) il comma 5-quinquies e’ cosi’ sostituito: “5-quinquies. I redditi degli organismi di investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia, diversi dai fondi immobiliari, e quelli con sede in Lussemburgo, gia’ autorizzati al collocamento nel territorio dello Stato, di cui all’articolo 11-bis del decreto-legge 30 settembre 1983, n. 512, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1983, n. 649, e successive modificazioni, sono esenti dalle imposte sui redditi purche’ il fondo o il soggetto incaricato della gestione sia sottoposto a forme di vigilanza prudenziale. Le ritenute operate sui redditi di capitale sono a titolo definitivo. Non si applicano le ritenute previste dai commi 2 e 3 dell’articolo 26 del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 e successive modificazioni, sugli interessi ed altri proventi dei conti correnti e depositi bancari, e le ritenute previste dai commi 3-bis e 5 del medesimo articolo 26 e dall’articolo 26-quinquies del predetto decreto nonche’ dall’articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983, n. 77, e successive modificazioni.

Art. 97  – Modifiche al decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, nonche’ al decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286

1. Al fine di dare attuazione al Regolamento (CE) n. 44/2009 del Consiglio del 18 Dicembre 2008, recante modifica al Regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio del 28 giugno 2001 che definisce talune misure necessarie alla protezione dell’euro contro la falsificazione, alla Decisione 2010/14 della Banca centrale europea del 16 settembre 2010 relativa ai controlli di autenticita’ ed idoneita’ delle banconote denominate in euro ed al loro ricircolo, nonche’ al Regolamento (UE) n. 1210/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 2010, relativo alla autenticazione delle monete metalliche in euro e al trattamento delle monete non adatte alla circolazione ed al fine di adeguare l’ordinamento nazionale a quello dell’Unione europea, al decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) l’articolo 8 e’ sostituito dal seguente:
“Art. 8 – (Gestione e distribuzione al pubblico di banconote e monete metalliche in euro).
1. I gestori del contante si assicurano dell’autenticita’ e dell’idoneita’ a circolare delle banconote e delle monete metalliche in euro che intendono rimettere in circolazione e provvedono affinche’ siano individuate quelle false e quelle inidonee alla circolazione.
2. Agli effetti della presente sezione, per gestori del contante si intendono le banche e, nei limiti della loro attivita’ di pagamento, le Poste Italiane S.p.A., gli altri intermediari finanziari e prestatori di servizi di pagamento nonche’ gli operatori economici che partecipano alla gestione e alla distribuzione al pubblico di banconote e monete metalliche, compresi:
a) i soggetti la cui attivita’ consiste nel cambiare banconote o monete metalliche di altre valute;
b) i soggetti che svolgono attivita’ di custodia e/o trasporto di denaro contante di cui all’art. 14, comma 1, lettera b), del Decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, limitatamente all’esercizio dell’attivita’ di trattamento del denaro contante;
c) gli operatori economici, quali i commercianti e i casino’, che partecipano a titolo accessorio alla gestione e distribuzione al pubblico di banconote mediante distributori automatici di banconote nei limiti di dette attivita’ accessorie.
3. Le verifiche sulle banconote in euro, previste al comma 1, sono svolte conformemente alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni relativa ai controlli di autenticita’ ed idoneita’ delle banconote denominate in euro ed al loro ricircolo. Le verifiche sulle monete metalliche in euro, previste al comma 1, sono svolte conformemente alla normativa europea e, in particolare, al Regolamento (CE) n. 1338/2001, come modificato dal Regolamento (CE) n. 44/2009 e dal Regolamento (UE) n. 1210/2010.
4. I gestori del contante ritirano dalla circolazione le banconote e le monete metalliche in euro da essi ricevute riguardo alle quali hanno la certezza o sufficiente motivo di credere che siano false e le trasmettono senza indugio, rispettivamente, alla Banca d’Italia e all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
5. I gestori del contante, nei limiti delle attivita’ indicate al comma 2, ritirano dalla circolazione le banconote e le monete metalliche in euro da essi ricevute che risultano inidonee alla circolazione ma che non risultano sospette di falsita’ e ne corrispondono il controvalore al portatore. Le banconote e le monete metalliche sono trasmesse, rispettivamente, alla Banca d’Italia e al Centro nazionale di analisi delle monete – CNAC, presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
La corresponsione del controvalore delle banconote che risultano inidonee alla circolazione in quanto danneggiate o mutilate e’ subordinata al rispetto dei requisiti previsti dalla Decisione della Banca Centrale Europea 2003/4 del 20 marzo 2003. La corresponsione del controvalore delle monete metalliche che risultano inidonee alla circolazione in quanto danneggiate e’ subordinata al rispetto dei requisiti previsti dalla normativa europea e, in particolare, al Regolamento (UE), n. 1210/2010. In relazione a quanto previsto dell’articolo 8, paragrafo 2, del Regolamento (UE) n. 1210/2010, le monete metalliche in euro non adatte alla circolazione che siano state deliberatamente alterate o sottoposte a procedimenti aventi il prevedibile effetto di alterarle non possono essere rimborsate.
6. Al “Centro nazionale di analisi delle monete – CNAC” presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, di cui all’elenco pubblicato dalla Banca Centrale Europea nella GUCE del 19 luglio 2002 C 173/02, sono attribuiti i compiti e le funzioni di cui al Regolamento (UE) n. 1210/2010 e specificatamente:
ricezione delle monete metalliche in euro sospette di essere contraffatte e di quelle non adatte alla circolazione;
effettuazione dei test di cui all’articolo 5 del Regolamento (UE) n. 1210/2010, sulle apparecchiature per il trattamento delle monete metalliche in euro;
effettuazione dei controlli annuali di cui all’articolo 6, paragrafi 2 e 6 del Regolamento (UE) n. 1210/2010;
formazione del personale in conformita’ alle modalita’ definite dagli Stati membri.
7. La Banca d’Italia puo’ effettuare ispezioni presso i gestori del contante al fine di verificare il rispetto degli obblighi previsti dalla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, dal presente articolo e dalle disposizioni attuative del medesimo, con riferimento alle banconote in euro. Per l’espletamento dei controlli nei confronti dei gestori del contante sottoposti a vigilanza ispettiva del Corpo della Guardia di Finanza ai sensi dell’art. 53, comma 2, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 e successive modificazioni, la Banca d’Italia puo’ avvalersi, anche sulla base di appositi protocolli d’intesa all’uopo stipulati, della collaborazione del predetto Corpo, che esegue gli accertamenti richiesti con i poteri ad esso attribuiti per l’accertamento dell’imposta sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi, nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali previste a legislazione vigente. Gli ispettori possono chiedere l’esibizione di documenti e gli atti che ritengono necessari, nonche’ prelevare esemplari di banconote processate al fine di sottoporle a verifica presso la Banca d’Italia; in tal caso il soggetto ispezionato ha diritto di far presenziare un proprio rappresentante alla verifica.
8. Il Ministero dell’economia e delle finanze, la Banca d’Italia, il “Centro nazionale di analisi delle monete – CNAC” e le altre autorita’ nazionali competenti, di cui al decreto 26 settembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, Serie generale, n. 271 del 19 novembre 2002, stipuleranno appositi protocolli d’intesa al fine di coordinare le attivita’ di cui agli articoli 8 ed 8-bis del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n.409, come modificati e integrati dal presente articolo.
9. La Banca d’Italia e il Ministero dell’economia e delle finanze, nell’ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, emanano disposizioni attuative del presente articolo, anche con riguardo alle procedure, all’organizzazione occorrente per il trattamento del contante, ai dati e alle informazioni che i gestori del contante sono tenuti a trasmettere, nonche’, relativamente alle monete metalliche in euro, alle misure necessarie a garantire la corretta attuazione del Regolamento (UE) n. 1210/2010. Le disposizioni emanate ai sensi del presente comma sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
10. In caso di violazione delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al Regolamento (CE) n. 44/2009 del Consiglio del 18 dicembre 2008, recante modifiche al Regolamento (CE) n. 1338/2001 del Consiglio del 28 giugno 2001, al Regolamento (UE) n. 1210/2010 del Parlamento e del Consiglio del 15 dicembre 2010, al presente articolo, nonche’ delle disposizione attuative di cui al comma 9, la Banca d’Italia e il Ministero dell’economia e delle finanze, nell’ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, applicano, nei confronti dei gestori del contante, una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 ad euro 50.000. Per le sanzioni erogate dalla Banca d’Italia si applica, in quanto compatibile, l’articolo 145 del Decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, cosi’ come modificato dal Decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
11. Qualora, nel corso di un’ispezione, la Banca d’Italia individui casi di inosservanza delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche’ delle disposizioni attuative di cui al comma 9, richiede al gestore del contante di adottare misure correttive entro un arco di tempo specificato. Finche’ non sia stato posto rimedio all’inosservanza contestata, la Banca d’Italia puo’ vietare al soggetto in questione di rimettere in circolazione il taglio o i tagli di banconote interessati. In ogni caso, il comportamento non collaborativo del gestore del contante nei confronti della Banca d’Italia in relazione a un’ispezione costituisce di per se’ inosservanza ai sensi del presente articolo e delle relative disposizioni attuative. Nel caso in cui la violazione sia dovuta a un difetto del tipo di apparecchiatura per il trattamento delle banconote, cio’ puo’ comportare la sua cancellazione dall’elenco delle apparecchiature conformi alla normativa pubblicato sul sito della Banca Centrale Europea.
12. Le violazioni delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche’ delle disposizione attuative di cui al comma 9, da parte di banche o di altri intermediari finanziari e prestatori di servizi di pagamento sono valutate dalla Banca d’Italia per i profili di rilievo che esse possono avere per l’attivita’ di vigilanza.
13. In caso di violazioni delle disposizioni di cui alla Decisione della Banca Centrale Europea (ECB/2010/14) del 16 settembre 2010 e successive modificazioni, al presente articolo, nonche’ delle disposizioni attuative di cui al comma 9° , da parte di gestori del contante diversi da quelli previsti al comma 12, la Banca d’Italia e il Ministero dell’Economia e delle finanze, nell’ambito delle rispettive competenze sulle banconote e monete metalliche in euro, informano l’autorita’ di controllo competente perche’ valuti l’adozione delle misure e delle sanzioni previste dalla normativa vigente.
14. Fermo restando quanto previsto ai precedenti commi, la Banca d’Italia pubblica sul proprio sito internet i provvedimenti di rigore adottati nei confronti dei gestori del contante per l’inosservanza del presente articolo o delle disposizioni attuative del medesimo.” b) dopo l’articolo 8 sono aggiunti i seguenti:
“Art. 8-bis. – (Disposizioni concernenti la custodia delle banconote e delle monete metalliche in euro sospette di falsita’).
1. La Banca d’Italia mantiene in custodia le banconote in euro sospette di falsita’ ritirate dalla circolazione ovvero oggetto di sequestro ai sensi delle norme di procedura penale fino alla loro trasmissione all’Autorita’ competente.
2. In deroga a quanto previsto al comma 1, la Banca d’Italia trasmette, nei casi previsti dal Regolamento (CE) n. 1338/2001 come modificato dal Regolamento (CE) n. 44/2009, le banconote di cui al comma 1 alle altre Banche Centrali Nazionali, alla Banca Centrale Europea e ad altre istituzioni ed organi competenti dell’Unione europea.
3. La Banca d’Italia informa preventivamente l’Autorita’ Giudiziaria della trasmissione delle banconote ai sensi del comma 2 quando la trasmissione concerne tutte le banconote in euro in custodia nonche’ quando le verifiche cui la trasmissione e’ finalizzata possono determinare la distruzione di tutte le banconote custodite che presentano le medesime caratteristiche di falsificazione.
4. Dal momento della trasmissione eseguita in conformita’ ai commi 2 e 3, con riferimento alle banconote trasmesse, non si applicano alla Banca d’Italia le disposizioni nazionali che obbligano il custode a conservare presso di se’ le cose e a presentarle a ogni richiesta dell’autorita’ giudiziaria. Se e’ disposta la restituzione agli aventi diritto di banconote gia’ trasmesse ai sensi dei commi 2 e 3, delle quali non e’ stata riconosciuta la falsita’ in giudizio, la Banca d’Italia mette a disposizione degli aventi diritto l’importo equivalente.
5. Alla Banca d’Italia non e’ dovuto alcun compenso per la custodia delle banconote in euro sospette di falsita’ e la medesima non e’ tenuta a versare cauzione per la custodia di banconote oggetto di sequestro penale.
6. Le competenze e le funzioni svolte dalla Banca d’Italia in relazione alle banconote sospette di falsita’, di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo, sono esercitate dall’ Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato quando si tratta di monete metalliche, fermo quanto gia’ previsto dall’articolo 1 della legge 20 aprile 1978 n.154 e dall’articolo 8 della presente legge.
7. Con decreto del Ministro della Giustizia possono essere emanate disposizioni per l’applicazione dei commi precedenti e per il loro coordinamento con le vigenti norme in materia penale e processuale penale, sentita la Banca d’Italia e il Ministero dell’Economia e delle finanze con riguardo, rispettivamente, alle banconote e alle monete metalliche in euro. Il decreto e’ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Art. 8-ter. – (Segreto d’ufficio).
1. Le notizie, le informazioni e i dati in possesso delle autorita’ pubbliche in ragione dell’esercizio dei poteri previsti nella presente sezione sono coperti dal segreto d’ufficio anche nei confronti della pubblica amministrazione e possono essere utilizzati dalle predette autorita’ soltanto per le finalita’ istituzionali ad esse assegnate dalla legge. Il segreto non puo’ essere opposto all’autorita’ giudiziaria quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o per i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente.”.
2. All’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, come modificato dalla legge di conversione 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 152 e’ sostituito dal seguente:
“152. I gestori del contante trasmettono, per via telematica, al Ministero dell’Economia e delle finanze i dati e le informazioni relativi al ritiro dalla circolazione di banconote e di monete metalliche in euro sospette di falsita’, secondo le disposizioni applicative stabilite dal Ministero dell’economia e delle finanze con provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.”.
b) il comma 153 e’ sostituito dal seguente:
“153. In caso di violazione del comma 152 del presente articolo o delle disposizioni applicative del medesimo comma, al gestore del contante responsabile e’ applicabile la sanzione amministrativa pecuniaria fino ad euro 5.000. La competenza ad applicare la sanzione spetta al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro.”.
c) dopo il comma 153 aggiungere il seguente:
“153-bis. Fino all’entrata in vigore delle disposizioni applicative di cui al comma 152, continuano ad applicarsi le vigenti disposizioni in materia di inoltro al Ministero dell’economia e delle finanze di dati e informazioni.”.
3. All’attuazione del presente articolo si provvede senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e le amministrazioni competenti provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Art. 98  – Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara’ presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara’ inserito
nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

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