Riscossione locale alla società del Mef

Imu, Tari e Sanzioni. Con la nuova Legge di Bilancio si punta su Amco

Il Sole 24 Ore
17 October 2025
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di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Nel cantiere della Legge di Bilancio spunta anche un nuovo soggetto nazionale per il recupero di Imu, Tari, multe e delle altre entrate degli Enti locali. L’idea punta dritta su Amco, la società del Tesoro specializzata nella gestione dei crediti deteriorati: sarebbe chiamata a «provvedere alle attività di riscossione» di Comuni, Città metropolitane e Province che decidessero di affidarsi a lei, in una scelta spontanea però solo fino a un certo punto.

Perché negli Enti in cui la riscossione zoppica, il mancato affidamento ad Amco porterebbe a sanzioni, draconiane nella bozza scritta al ministero dell’Economia. Alla stessa Amco, poi, potrebbe essere destinata la cessione dei vecchi crediti locali (25 miliardi nel magazzino della riscossione, di cui sei giudicati recuperabili) di cui si discute da tempo. Una traccia del progetto spunta nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione Ue.

A pagina 11, infatti, il Governo scrive che la manovra conterrà «specifici interventi a supporto delle politiche di competenza degli enti territoriali, peri quali sono disposte (in legge di bilancio, ndr.) misure volte a migliorarne le capacità di riscossione». Di più, il Dpb non dice. Ma le idee di chi ha scritto la norma sembrano molto più chiare e prospettano una mezza rivoluzione che sembra destinata a far discutere parecchio.

Il primo intervento modifica il decreto legge del 2016 (il Dl 193) che ha cancellato Equitalia e generato l’agenzia nazionale della Riscossione, che con la nuova norma sarebbe sostituita da Amco come partner dei sindaci nella riscossione delle entrate locali. L’Agenzia, che pure secondo la relazione tecnica sul magazzino mostra un tasso di riscossione del 43,7% delle entrate locali al netto di sgravie annullamenti, perderebbe quindi compiti, pur essendo impegnata in un piano di crescita degli organici (470 nuovi assunti sono in arrivo) senza che, al momento, sia previsto alcun passaggio di personale con Amco.

L’affidamento alla società del Mef sarebbe opzionale solo per le amministrazioni più in salute. Se la macchina delle entrate zoppica, il quadro cambia drasticamente. Perché in questi casi, precisa la bozza, «il ricorso ad Amco è obbligatorio alla scadenza dei contratti in essere con i soggetti affidatari della riscossione». E chi non si adegua si vedrebbe applicare «la sospensione dei trasferimenti a qualunque titolo», con l’eccezione dei fondi PNRR e Pnc, e il blocco totale di assunzioni, contratti a termine e collaborazioni, salvo quelle finanziate da altre PA. L’obbligo scatterebbe quando il tasso di riscossione delle vecchie entrate ancora non incassate (i «residui») è inferiore alle soglie che sarebbero stabilite da un decreto del Mef (tra le ipotesi è circolata quella di un minimo del 15% peri tributi e del 25% per le entrate extratributarie come multe, canoni e tariffe).

Fin qui i cardini della riforma, che sembra tuttavia dover ancora trovare la soluzione definitiva su aspetti non secondari come il rispetto delle regole della concorrenza, sul terreno delicato del confronto con i concessionari privati della riscossione locale. Nello schema disegnato dalla bozza, le gare entrerebbero in gioco in un livello successivo. Perché Amco potrà «avvalersi di uno o più operatori» del settore, scegliendoli «tramite procedura competitiva» tra gli iscritti all’albo della riscossione tenendo conto di parametri come «l’adeguatezza patrimoniale e finanziaria», la «capacità di attuare procedure di recupero coattivo ed extra giudiziale», la capacità «organizzativa, tecnologica e operativa» e la «dotazione di sistemi di segregazione dei crediti che garantiscano l’assenza di eventuali conflitti d’interesse». Sempre che tutto l’impianto riesca a decollare davvero. 

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 17 ottobre 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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