Si tratterebbe di una sorta di trasformazione dell’ultima rata Imu (che di fatto comunque scomparirebbe) nella prima rata della nuova tassa unica, da definire con la legge di stabilità, ipotizzata per il prossimo anno (in cui dovrebbe confluire anche la Tares seppure mantenendo un binario autonomo). Resta da vedere se su questa opzione le distanze tra Pdl e Pd saranno del tutto colmate. Distanze che appaiono invece incolmabili su un’eventuale estensione del bacino di immobili di lusso su cui mantenere la tassazione facendo leva sul parametro dei metri quadrati o su quello della franchigia (da ritoccare). Un’ipotesi che sarebbe stata discussa anche durante il vertice a Palazzo Chigi durante il quale Saccomanni avrebbe presentato un ristretto ventaglio di opzioni alternative sviluppato sulla base del punto 8 del dossier presentato nelle scorse settimane.
Ma da Renato Brunetta è arrivato uno stop immediato. È «una balla gigantesca» quella «che con una franchigia di 500 euro si riesca a far pagare questa tassa solo a chi ha redditi alti», ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera aggiungendo: ricordo al Pd che gli «immobili di lusso facenti parte delle categorie catastali A1, A8 e A9 sono già esclusi e continueranno a essere esclusi dall’esenzione Imu sulle prime case». Non senza un ultimo messaggio al premier: sull’Imu «patti chiari, amicizia lunga».
La partita sull’Imu sembra comunque destinata a chiudersi con un accordo perché sia Pd che Pdl vogliono evitare una rottura sulla riforma della tassazione sulla casa. A non essere pessimista non è solo Alfano. Anche da Palazzo Chigi filtra un cauto ottimismo. Di ragionevole ottimismo parla il viceministro, Stefano Fassina (Pd) secondo cui c’è ancora «un margine» per trovare una soluzione equa.
Fiducioso pure il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che indirettamente risponde a Brunetta: nella tassazione della prima casa c’è sempre stata «una distinzione per gli immobili di lusso» per evitarne l’esenzione dall’imposta, «semmai il problema è allargare il bacino». «Per L’Imu serve una soluzione equilibrata ed equa», afferma il responsabile economico del Pd, Matteo Colaninno. Che insieme a tutti i ministri democratici, a Fassina e a Baretta si riunirà domani con il segretario Guglielmo Epifani per tirare le somme sull’Imu.
Due punti della riforma sono ormai assodati: la rata di giugno, fin qui congelata, sarà completamente azzerata e dal 2014 scatterà la nuova tassa unica in formato service tax. Restano da superare due scogli: l’intervento sulla rata di dicembre e le definizione delle coperture. Nel caso di totale azzeramento di entrambe le rate di quest’anno servirebbero 4 miliardi (4,7 con l’esenzione per l’agricoltura). Con il rischio di non avere poi la dote sufficiente per prolungare a fine anno lo stop all’aumento dell’Iva e rifinanziare la Cig e le missioni internazionali di pace. In ogni caso le risorse dovrebbero arrivare dal gettito Iva collegato allo sblocco anticipato di una nuova tranche di pagamenti arretrati della Pa (si veda l’articolo a fianco), dal probabile ritocco delle accise su tabacchi, giochi, alcolici, dall’utilizzazione di “poste” inutilizzate per programmi di spesa fermi e forse da qualche taglio semi-lineare.
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