Imu, maggioranza vicina all’accordo

Brunetta: pensiamo di farcela. Epifani: no a ultimatum, anche altri temi

Corriere della Sera
28 August 2013
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L’obiettivo del premier Enrico Letta è cancellare subito sia la prima che la seconda rata sull’abitazione principale, con la sola eccezione degli immobili di lusso che hanno già pagato a giugno. Per il 2013 l’Imu dovrebbe saltare sia perché Letta non vuole dare un alibi al Pdl per far cadere il governo sia perché si tratterebbe di una misura di sostegno ai consumi. La strada è stretta però: sui 4,6 miliardi di euro necessari per l’intera operazione al momento ne mancherebbe all’appello almeno uno. La caccia alle risorse andrà avanti fino all’ultimo minuto prima del Consiglio dei ministri che dovrebbe essere convocato questa mattina per oggi pomeriggio. E le ipotesi sul tavolo sono ancora diverse. Al momento le coperture arrivano da varie voci.

Ci dovrebbe essere un aumento delle accise su alcol, tabacchi e giochi, con le società del settore che protestano perché, dicono, «così si incentiveranno le scommesse clandestine». Circa 5-600 milioni di euro dovrebbero essere recuperati chiudendo con una transazione un vecchio contenzioso con i gestori delle slot machine, anche se il percorso non appare così scontato. Un altro miliardo dovrebbe arrivare dall’Iva aggiuntiva generata dal pagamento nel 2013 di un’altra tranche da 10 miliardi dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Accantonata invece la rivalutazione delle quote di Banca d’Italia possedute dagli istituti privati. La novità dell’ultima ora è che si lavora a nuovi tagli alla spesa pubblica mentre non è esclusa definitivamente l’ipotesi di un aumento dell’Imu sulle seconde e terze case. Il lavoro è andato avanti per tutta la notte. Se non si dovessero trovare tutte le coperture, il decreto di oggi si limiterebbe a cancellare definitivamente la rata di giugno, finora solo sospesa, rinviando ad un altro provvedimento la soppressione di quella di dicembre. Un percorso a tappe che Letta non vorrebbe utilizzare ma che, se i conti non dovessero tornare, diventerebbe obbligatorio visto che, senza un intervento entro sabato, la prima rata verrebbe «scongelata», con una scadenza già fissata al 16 settembre, tra 20 giorni.

In realtà questo percorso non dispiacerebbe al Pd che, tra il decreto per la prima rata e quello per la seconda, riuscirebbe ad infilare anche interventi «più di sinistra», come quelli per la cassa integrazione in deroga e gli esodati. Dice il leader dei democratici Guglielmo Epifani: non accettiamo ultimatum, non c’è solo l’Imu. Il Pdl, invece, preme per la cancellazione immediata di tutte e due la tranche con il capogruppo alla Camera Renato Brunetta che spiega: «Stiamo lavorando seriamente per chiudere domani (oggi ndr )». Ottimista anche il viceministro pd dell’Economia Stefano Fassina: «Si sta andando verso un compromesso equilibrato». Tra le ipotesi di modifica c’è anche quella di lasciare ai sindaci un margine di manovra per decidere a chi far pagare la seconda rata. Ma l’operazione sembra troppo complicata per la scadenza di dicembre. Saranno i Comuni a stabilire aliquote ed esenzioni della nuova service tax, la tassa che partirà dal 2014 e che dovrà coprire i servizi locali tenendo conto di superfice dell’abitazione e reddito. Il decreto di oggi ne dovrebbe fare solo un cenno, forse insieme al piano casa sui mutui. Ma nel dettaglio si entrerà con la legge di Stabilità e lì il duello si ripeterà: il Pdl vuole lasciare fuori le prime case, il Pd non è d’accordo, altrimenti peserebbe solo sugli inquilini.

 

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