Piccoli comuni fuori dal Patto

Il presidente Anci ribadisce le richieste al governo. Prima i soldi dell’Imu, poi tutto il resto

Italia Oggi
24 September 2013
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Un dietrofront sull’estensione del patto di stabilità ai piccoli comuni. L’assogettamento dei municipi sotto i 5 mila abitanti ai vincoli di bilancio (da cui prima di quest’anno erano esclusi) si è rivelato «insostenibile finanziariamente e impraticabile tecnicamente». Per questo l’Anci ha inserito la necessità di un ripensamento sul Patto dei piccoli comuni tra i punti salienti della piattaforma programmatica che sarà discussa col governo in un tavolo tecnico di prossima attuazione.

Ma prima di confrontarsi con i comuni l’esecutivo Letta «dovrà onorare l’impegno preso con i sindaci e erogare immediatamente i 2,4 miliardi che corrispondono alla compensazione della prima rata dell’Imu». Da Milano, dove ieri l’Anci ha riunito l’ufficio di presidenza in concomitanza con la prima assemblea dei comuni per Expo 2015, Piero Fassino è tornato a ribadire l’appello lanciato a Enrico Letta venerdì scorso. «Senza la prima rata dell’Imu molti comuni avranno gravi problemi di liquidità, non potendo adempiere alle obbligazioni assunte», ha avvertito.

«Del resto sarebbe impensabile ritenere che un’imposta comunale che valeva circa 5 miliardi di euro possa essere eliminata senza conseguenze sui bilanci locali. I sindaci fanno di tutto per continuare a erogare servizi e mantenere gli impegni con dipendenti e fornitori ma occorre che lo stato cambi strada». Una volta incassata la prima tranche di compensazioni Imu, ammonisce il sindaco di Torino, si potrà parlare di tutto il resto.

E qui l’agenda degli argomenti all’ordine del giorno si fa lunga. Dalle modalità di compensazione della seconda rata Imu, alla quantificazione del gettito (che dovrà considerare anche le aliquote deliberate dai comuni nel 2013 e non solo il gettito 2012), dal ristoro delle risorse mancanti sul gettito Imu 2012 (pari a circa 700 milioni), alla disciplina della nuova service tax che, secondo Fassino, dovrà essere «equa e sostenibile». L’allentamento del patto di stabilità, poi, merita un capitolo a parte. L’allentamento dei vincoli è per il sindaco di Torino una necessità irrinunciabile. «Bisogna aprire una nuova stagione nei rapporti tra il governo e le autonomie. Dal 2007 al 2014 i comuni hanno subìto 16,5 miliardi di tagli.

Siamo a un punto di non ritorno, il comparto non potrebbe sostenere ulteriori sacrifici. Per questo la legge di stabilità non dovrà contenere alcun ulteriore taglio alle entrate dei comuni», ha osservato Fassino. La riforma del Patto secondo l’Anci passa attraverso tre punti fermi. Primo: deve essere a carico dello stato. Secondo: deve lasciare la massima autonomia ai comuni di utilizzare l’allentamento per investimenti sul territorio. Terzo: come detto, deve escludere i comuni sino a 5 mila abitanti dai vincoli di bilancio.

Completa la piattaforma rivendicativa dell’Anci una serie di richieste strettamente legate all’ulteriore slittamento della dead line sui bilanci di previsione al 30 novembre. L’Anci propone che per il 2013 venga reso facoltativo l’obbligo di procedere alla salvaguardia degli obiettivi di bilancio (si veda ItaliaOggi del 21/9/2013). E per questo l’associazione dei comuni chiede un intervento interpretativo del Viminale attraverso una circolare ad hoc. Sulle anticipazioni di tesoreria, l’Anci chiede che l’attuale misura di favore, che ha elevato da 3/12 a 5/12 delle entrate il limite per chiedere gli anticipi di cassa, venga prorogata almeno fino al 30 novembre.

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