da Italia Oggi
Vorrei, ma non posso. Potremmo chiosare in questo modo le condizioni attuali della mobilità degli italiani. E, d’altro canto, non potrebbe essere altrimenti se analizziamo la situazione in cui versano le opportunità di movimento nelle e fra le città. Fino a luglio 2025 si contano 17 giornate di sciopero nazionale per treni e trasporto pubblico locale e 11 per quello aereo (SkyTG24). La puntualità nei collegamenti ferroviari, purtroppo, è diventata l’eccezionalità, con visibile sconcerto dei turisti soprattutto di origine orientale. Quando non accade che i convogli vengano improvvisamente “cancellati”, per motivi più spesso ignoti ai passeggeri, finché sono in attesa sulla pensilina. Per non dire della sostanziale assenza della intermodalità dei trasporti che rende molto lunghi gli spostamenti, costringendo le persone ad attese prolungate fra un mezzo e l’altro. L’insieme di questi (e altri) aspetti non induce gli italiani ad abbandonare il proprio mezzo di trasporto a favore di quello pubblico o quelli alternativi, benché l’aspettativa andrebbe in quella direzione.
Così, l’automobile privata si riconferma come il mezzo di trasporto maggiormente usato dalla popolazione italiana: l’87,3% la utilizza infatti come principale modalità di spostamento quotidiano. Questi i principali risultati che emergono dalla prima parte della ricerca svolta sulla popolazione italiana nelle principali province del paese – con un focus sulle aree di Torino, Milano/Monza Brianza, Emilia-Romagna, Roma, Napoli e Sicilia – a maggior tasso di mobilità urbana. La ricerca, con l’obiettivo di analizzare comportamenti, preferenze e prospettive future in relazione alla mobilità ha dimostrato negli italiani il desiderio di ridurre l’utilizzo dell’auto privata nei loro spostamenti quotidiani. In generale è oltre un terzo della popolazione che dichiara di utilizzare più di un’ora al giorno negli spostamenti; Napoli e Sicilia risultano essere aree in cui mediamente i tempi di spostamento quotidiano superano i sessanta minuti. Durante i giorni feriali il 52,0% degli italiani si muove per motivi di lavoro, con picchi nell’area milanese (59,3%) e in Emilia Romagna (57,0%), confermando i motivi professionali al centro nel quadro complessivo degli spostamenti, seguiti dalla mobilità per la gestione familiare (25%). Sono i maschi (58,8%) a spostarsi soprattutto per lavoro, mentre la componente femminile sottolinea il tema della gestione familiare (30,5%) come motivo rilevante (19,4% fra i maschi).
L’utilizzo esclusivo dell’automobile spesso sopperisce, da un lato, a dei mezzi pubblici che ancora non riescono a essere efficienti e a incontrare le necessità della popolazione, la quale riporta il desiderio di utilizzarli maggiormente nel futuro (29,6%), insieme all’utilizzo della bicicletta personale. Dall’altro lato, emergono anche difficoltà legate alla mobilità integrata, ossia il dover combinare più mezzi di trasporto per un unico spostamento, come ad esempio treno e taxi, autobus e mobilità in sharing. Il profilo di chi utilizza maggiormente la mobilità integrata include gli under 35, quanti hanno un livello di studi elevato e viaggiano molto per lavoro, o la loro sede lavorativa dista più di un’ora da casa, vivono nelle zone di Milano, Monza Brianza, Napoli e Roma. Se tuttavia a Milano è abbastanza semplice unire diverse modalità di spostamento per raggiungere la destinazione desiderata, questo diventa più difficile in Sicilia, a Napoli, a Roma e in Emilia-Romagna. Gli ostacoli principali alla mobilità integrata risultano essere la scarsa compatibilità oraria tra mezzi e i lunghi tempi di attesa (29,1%); l’assenza di servizi nelle zone più periferiche (18,2%); costi troppo alti (15,9%); le fermate dei mezzi troppo lontane tra loro (12,7%) ma anche l’impossibilità di acquistare un unico biglietto per tutti i viaggi (10,7%), limite evidenziato in particolare da quanti viaggiano molto per lavoro. Di conseguenza, emerge l’esigenza di soluzioni di trasporto pubblico e condiviso, che possano essere facilmente fruibili, accessibili e comode. In questo senso, la metà degli intervistati ritiene possa essere utile (49,7%), e il 32,3% molto utile, poter disporre di un’app che integri la mobilità pubblica e privata, come il trasporto pubblico, i taxi e la micromobilità, permettendo di selezionare il percorso più efficiente, prenotare e pagare direttamente tramite un’unica piattaforma digitale.
È questo, infatti, l’obiettivo del MaaS – Mobility As A Service – un modello di mobilità integrata che il Governo italiano sta sperimentando in alcune città pilota, grazie ai fondi del PNRR. L’intento è quello, tramite app, di combinare con facilità mezzi diversi, in modo da creare una mobilità più sostenibile e che riduca l’utilizzo dell’auto privata. La ricerca mostra quindi la mobilità italiana come in una fase di transizione. Nonostante l’utilizzo ancora massivo dell’automobile vi è un’apertura verso modelli di mobilità avanzati, che prevedano soluzioni integrate, sostenibili e supportate dalla tecnologia. È in questo scenario che si delinea la diffusione di piattaforme di mobilità in grado di connettere mezzi di trasporto differenti, leva strategica per permettere l’evoluzione delle abitudini di mobilità degli italiani, riducendo tempi, costi e impatto ambientale. Favorire un sistema di mobilità che sia coordinato e accessibile è la chiave per poter rendere le città italiane più vivibili, efficienti e capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini, sempre più attenti alla sostenibilità e alla qualità della vita urbana.
* Articolo integrale pubblicato su Italia Oggi del 18 novembre 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
Tutti in automobile: perché la mobilità integrata resta ancora un sogno
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