Questa nuova imposta (che sostituisce la Tarsu o la Tia) riguarderà le attuali imposte e tariffe sui rifiuti, e costerà di più perché dovrà finanziare interamente il servizio di igiene ambientale, e dovrà occuparsi anche di illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e tutte le attività diverse da quelle che, come asili nido o assistenza domiciliare, sono effettuate a domanda individuale.
La Tares si applica a tutti coloro che occupano o detengono locali o aree scoperte.
La prima rata si pagherà ad aprile (grazie a slittamento da gennaio con un sub-emendamento alla legge di Stabilità) e si baserà sulle stesse superfici dichiarate ai fini Tarsu o Tia, e solo quando lo scambio di informazioni effettivo fra Catasto e Comuni sarà attivato (se ne parla da anni) assumerà la propria base imponibile effettiva, cioè l’80% della superficie catastale dell’immobile.
Il pagamento sarà in 4 rate, fissate per legge a gennaio, aprile, luglio e dicembre. Le prime tre rate saranno scandite in base agli importi pagati come Tarsu o Tia nel 2012, a cui si aggiungeranno i 30 centesimi al metro per i servizi indivisibili. Al saldo di dicembre, come accade oggi con l’Imu, gli importi potranno crescere in base alle scelte comunali.
QUANTO CI COSTERA’
La Tares costerà per tutti più di quanto pesano oggi Tarsu e Tia. Per finanziare i «servizi indivisibili», in pratica, il Comune applicherà al tributo sui rifiuti una maggiorazione, pari a 30 centesimi (elevabile a 40) al metro quadrato: qualche decina di euro all’anno per abitazioni e negozi, quindi, e un conto più pesante per imprese, uffici, centri commerciali e così via.
In molti casi, però, anche la componente rifiuti dovrà aumentare il conto rispetto a quello presentato oggi. Il tributo, infatti, dovrà finanziare integralmente il costo del servizio rifiuti, cosa che oggi accade con sicurezza solo nei Comuni che applicano la tariffa Tia (sono circa 1.300, il 16% del totale).
Nell’altro 84% di enti, che sono ancora fermi alla “vecchia” Tarsu, la situazione varia da caso a caso: in alcuni Comuni gli aumenti degli scorsi anni hanno avvicinato costi ed entrate fino a farli pareggiare, in altri invece c’è ancora una strada più o meno lunga da fare. A Milano, per esempio, la Tarsu è già aumentata nel 2012, passando da 209 a 256 milioni di incasso: per raggiungere i 271,4 milioni di costo del servizio, però, dovrà crescere ancora per raccogliere il 5,4% in più
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento