La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Roma (sentenza n. 1447/2024) ha stabilito che consumi ridotti (ma non insignificanti) di utenze domestiche sono sufficienti per mantenere l’agevolazione IMU per l’abitazione principale.
La sentenza, emessa dalla sezione tredicesima, ha accolto il ricorso contro un avviso di accertamento del Comune di Fiumicino, che mirava a recuperare IMU, sanzioni e interessi per l’anno 2016 su un immobile ritenuto non dimora prevalente.
Il Comune sosteneva che i bassi consumi domestici non giustificavano la dimora abituale per il nucleo familiare composto da madre e due figli. Tuttavia, la Corte ha ribadito che lo stile di vita lavorativo e quotidiano della famiglia, insieme alle esigenze di studio dei figli universitari a Roma, sono elementi sufficienti per confermare l’abitazione come dimora abituale.
La normativa prevede che per abitazione principale si intenda l’immobile dove il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. La sentenza sottolinea che l’unificazione dei concetti di residenza anagrafica e dimora abituale previene problematiche applicative e che i consumi energetici, pur ridotti, non possono essere l’unico parametro per negare le agevolazioni fiscali.
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